“I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi.
Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse.
Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi».
Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò.
Non sanno come si chiama quell’adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all’improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!».
Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza”.
Piero Calamandrei
Le parole di Calamandrei risuonano attuali e forti, un richiamo a quanto sta accadendo nella nostra nazione.
Un popolo che non impara dai propri errori, che non sa fare i conti con il suo passato, che non riesce a mantenere viva la memoria, è un popolo destinato alla deriva.
Ma noi non vogliamo che questo accada. Per questo il 25 aprile deve tornare ad essere una giornata di vera festa nazionale.
Una giornata nella quale dobbiamo ricordarci che abbiamo riconquistato, tutti, la libertà dopo il ventennio fascista che portò miseria, angherie, dittatura, violenze, omicidi, privazione delle libertà individuali e di pensiero.
Dopo la guerra che portò distruzione e morte. Dopo l’occupazione nazista che porto gli eccidi delle Fosse Ardeatine, di Sant’Angelo di Stazzema, della vergogna della Risiera di San Saba, delle leggi raziali, della deportazione degli ebrei italiani.
Il 25 aprile gli italiani sono tornati a sorridere, a sperare in un futuro migliore, liberi dalle angherie, liberi di esprimere il proprio pensiero, liberi di potersi autodeterminarsi.
Il 25 aprile rinasce la nuova Italia. Chi tenta, da anni, di minimizzare questa data, di farla vivere come divisiva si vergogni, perché mente sapendo di mentire.
Il 25 aprile non è divisivo, chi afferma questo vuole affermare il pensiero della restaurazione del fascismo, della dittatura, delle angherie, dei linciaggi e degli omicidi. NO. Non è questa l’Italia che vogliamo ricordare.
Per averla questa bella Italia, rinata dal fascismo, c’è voluto l’eroismo dei martiri della liberazione, dei fratelli Cervi, dei martiri delle Fosse Ardeatine, dei tanti martiri della resistenza sparsi in ogni angolo d’Italia – che non basterebbe un libro per contenerne i racconti – dei Salvo D’Acquisto, degli eroi che in silenzio hanno salvato vite umane, dei tanti Perlasca.
Allora guardiamo con speranza al futuro, ad una nuova Italia, coesa, solidale, che accoglie e offre opportunità, che guarda alla democrazia come strumento di confronto, che ripudia le guerre e le dittature, che promuove la pace e la libertà dei popoli.
Il 25 aprile è la festa degli italiani. Buon 25 aprile a tutti noi.