Con una intervista in esclusiva a laspunta.it, Vanessa racconta la sua storia.
Una storia difficile, il cui solo ricordo riapre ferite che mai si potranno sanare. Ma Vanessa fa rima con leonessa e come tale ci ha messo la faccia e si è voluta raccontare.
Racconta la sua storia, affinché non ce ne siano più come la sua, non accadano più vicende simili, che creano dolore, sofferenza, rabbia e possono creare danni difficili da superare.
Lo fa a testa alta, non rifugge le domande scomode e vuole far sapere, Vanessa, cosa le è accaduto, cosa ha passato nel sentirsi abbandonata non una sola volta, ma due, dai genitori adottivi. Una coppia di Velletri, vale la pena ricordarlo.
Tre volte, se contiamo anche il distacco dalla sua famiglia naturale in Ungheria. Poi l’istituto e l’affido in una famiglia affidataria ungherese e l’adozione.
Il suo arrivo in Italia, il difficile rapporto di integrazione, il tentativo di suicidarsi, sulle cui cause non sono da meno le responsabilità dei genitori adottivi che avevano lasciato incautamente delle medicine su un tavolino.
Il trasferimento nella casa famiglia Fiore del deserto, le difficoltà di una adolescente, l’allontanamento della famiglia adottiva e dalla sorellina più piccola.
Le brutte compagnie, il tentativo di redimersi, la discesa nel baratro, all’inferno e la sua risalita, fino a vedere la luce, nel suo compagno, che le ha ridato la speranza.
E due angeli, se vogliamo credere alla loro esistenza, o se vogliamo più laicamente due benefattori, che con il loro agire hanno dato a Vanessa una speranza.
Quella speranza si chiama cittadinanza italiana e il riconoscimento del cognome della famiglia adottiva – un cognome noto a Velletri – e il diritto ereditario a sancire che Vanessa ha una famiglia e può portarne il cognome.
Ma restano gli interrogativi. La famiglia adottiva che riappare e poi scompare di nuovo.
Soprattutto, perché alla luce della sentenza definitiva la famiglia adottiva non si è prodigata per riconoscere pienamente Vanessa?
Perché la famiglia adottiva non si è prodigata alla ricerca di questo estratto di atto di nascita in originale, che non si trova da nessuna parte, neanche, sembra, al Tribunale dei minori?
Perché la famiglia adottiva non intende comportarsi come tale verso Vanessa, mentre risulta essere più premurosa, da sempre con la sorella più piccola, oggi maggiorenne?
Perché la famiglia adottiva si comporta così, forse perché volevano un solo figlio adottivo e si sono comportati come gli spartani e la rupe del monte Taigeto?
Perché non hanno provveduto, arrivati a Velletri nel marzo del 2012, a trascrivere all’anagrafe del comune Venessa e sua sorella? Dimenticanza? O altro?
Ma ancora, come mai hanno trascritto solo la sorella più piccola?
Interrogativi ai quali tenteremo di dare delle risposte, andando a chiederle ai protagonisti di questa incredibile vicenda, che vede tra l’altro anche errori clamorosi fatti dal Tribunale dei Minori e certificati dalle cause vinte dall’Avvocato Filippo Bacchetti.
Ad oggi resta solo l’amarezza, ma restano ancora di più, profondamente, i danni che questa vicenda ha provocato a Vanessa. Materiali, psicologici, morali.
Danni difficili da sanare, neanche vincendo una causa di risarcimento, che la stessa Vanessa ha già annunciato contro la famiglia adottiva.