Nonostante la propaganda governativa che presuppone una Italia in ripresa, dopo la disarmante disamina dell’Ista arriva un’altra doccia gelata per il Governo Meloni.
In questi giorni, l’FMI (il Fondo Monetario Internazionale) ha fatto visita all’Italia nello svolgimento della sua missione di verifica dei conti pubblici italiani.
Al termine della visita il commento dell’FMI e le sue raccomandazioni sono state molto precise e di fatto hanno segnato un altra tirata d’orecchie al governo di centrodestra.
“Bisogna che il governo introduca misure urgenti per ridurre il debito pubblico e il deficit dei conti pubblici”. Questo in estrema sintesi il monito del Fondo Monetario Internazionale
“il governo deve ridurre debito e deficit, assai più rapidamente di quanto non abbia previsto finora, se vuole avviarsi sulla strada di una crescita solida e sostenibile nel tempo, evitando i rischi di nuove crisi.” hanno detto i tecnici del FMI sulla base di una stringente analisi tecnica.
Secondo le stime del FMI il governo dovrebbe varare due manovre per complessivi 60 miliardi di euro, se vuole raddrizzare il timone dei conti pubblici.
Restano almeno tre questioni vitali per il futuro del nostro Paese da affrontare: la cancellazione del Superbonus e delle altre misure inutili per la crescita o insostenibili sul piano fiscale; il surplus dell’avanzo primario del 3%, da realizzare nel giro di un paio di anni e la questione Pnrr.
Il surplus dell’avanzo primario,, secondo le autorità italiane però rischia di esporci alla recessione o comunque una seria frenata. Di fatto lo scenario sarebbe peggiore di quanto non lo sia già ora.
Secondo i tecnici del Fondo Monetario però, “C’è l’esigenza di agire più rapidamente sulle garanzie, nel timore di dover fronteggiare una crisi, che potrebbe nascere da una discesa dei tassi meno veloce del previsto.” dicono i tecnici.
Operazioni che potrebbero portare alcune imprese al rischio di fallimento, con i relativi problemi per la finanza pubblica. Sul Pnrr il Fondo Monetario si è detto favorevole al rinvio, perché non crede sia logico restare ancorati alla scadenza iniziale del 2026, rischiando così di perderne molti benefici. Il problema è che i ritardi nell’applicazione dei progetti del PNRR sono così gravi da far presumere che un anno di proroga non basterebbe a sanarli e servirebbe a poco nella sostanza dei nostri conti. Un allarme, quello sui ritardi del PNRR evidenziati anche dalla Corte dei Conti.