Il 28 maggio è ricorso il 50 anniversario della stragi di piazza della Loggia, a Brescia.
Una pagina dolorosa del nostro Paese, ancora non pienamente risolta. Un comizio sindacale contro il ritorno del terrorismo nero, trasformato in tragedia, con un ordigno nascosto in un cestino dei rifiuti.
8 morti, 102 feriti. Depistaggi, indagini e processi che ne seguirono, portarono alla condanna di alcuni esponenti di Ordine Nuovo, una organizzazione neofascista.
Una bruttissima pagina, che fa il paio con altri stragi del terrorismo nero, come piazza Fontana, l’Italicus, la strage di Bologna, intervallate dagli omicidi e i rapimenti organizzati dai terroristi delle Brigate Rosse.
Anni di piombo, di sangue e di morti. In questa giornata però la presidente del Consiglio ha perso una occasione, quella di sdoganarsi da questo passato.
In questi mesi sono stati tanti gli attacchi rivolti al centrodestra e a Fratelli d’Italia di non avere completamente rinnegato il passato, di essere pienamente consapevoli e di accettare che la Costituzione Repubblicana è nata dopo il ventennio fascista.
Da più parti esponenti di Fratelli d’Italia hanno minimizzato, anche la presidente Meloni ha cercato di smarcarsi, ma il 28 maggio del 2024 ha avuto una opportunità che non ha saputo o voluto cogliere.
Quella, cioè, di andare quale Presidente del Consiglio, in piazza della Loggia, a fianco del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per dire no alle stragi che uccisero italiani innocenti, per portare la solidarietà del Parlamento.
Per rivendicare la centralità dello Stato, la vicinanza dello Stato, per rinnegare chi complottò e per condannare quell’orribile periodo segnato dal terrorismo.
La sua presenza avrebbe potuto significare anche un modo per ribadire che è la Presidente del Consiglio di tutti gli italiani e le italiane e non di una parte che l’ha eletta.
Che la Costituzione va difesa e così le libertà individuali e di espressione.
Ma non ha saputo o voluto cogliere questa opportunità.
Ha preferito presenziare alla inaugurazione, a Caivano, di un centro sportivo. Per carità un intervento meritevole e necessario in quel contesto.
Ma la priorità quale era? Quella di portare la vicinanza dello Stato nel ricordo di una strage, o di restituire a dei ragazzi un luogo di aggregazione?
Quale delle due iniziative era più conveniente?
Ecco il punto è questo. La Presidente del Consiglio Meloni pensa di essere in perenne campagna elettorale e di non avere ben compreso che, oggi, rappresenta tutti i cittadini italiani.
Avrebbe potuto presenziare alle manifestazioni in ricordo della strage di piazza della Loggia e organizzare nel pomeriggio, o questa mattina, l’inaugurazione del centro sportivo di Caivano.
E’ stata una occasione persa per dimostrare di essere superpartes, come a parole dice di essere, ma senza dimostrarlo nei fatti.
Una dimostrazione di un vero percorso di sdoganamento verso l’evoluzione della destra italiana, che rinnega il retaggio fascista e dello stragismo di destra, verso un partito conservatore, stile Tory.
Ma la Presidente Giorgia Meloni, non ha ritenuto questa ricorrenza necessaria della sua presenza.
Ma forse, in fondo, è proprio questo sdoganamento che non vuole essere fatto.
La rincorsa alla riforma del “premierato” è un vecchio pallino di Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano, quell’MSI che fu accostato alle stragi nere di piazza della Loggia. (Pino Rauti indiziato per quella strage fu poi assolto).
Poteva forse Giorgia Meloni, con la sua presenza, ribadire il concetto di centralità della Costituzione, quasi a sconfessare uno dei suoi punti di riferimento quale Giorgio Almirante?
Dimostrare con atti concreti questo distacco, avrebbe significato rinnegare quella storia, rinnegare anche un pò se stessi e forse Giorgia Meloni e i suoi sodali, questo non vogliono proprio farlo.
Meglio restare ancorati da una parte, guardare alla loro parte di elettorato, piuttosto che presentarsi come forza moderata conservatrice, capace di guardare, parlare e rappresentare, nelle sedi istituzionali, tutti gli italiani.
Giorgia Meloni e soprattutto i suoi sodali continuano a fare distinzioni, additando i partigiani, provocando con frasi irriguardose le giornate del 25 aprile, ma forse sono proprio loro che continuano, neanche troppo velatamente invece, ad essere di parte.
Meglio proseguire, nei fatti, questa strada, come indica la volontà della riforma del premierato, guardare alla sua parte e a quello che quel pensiero voleva rappresentare.