Siamo davvero di fronte a una deriva fascista? Il Governo Meloni è a tutti gli effetti un pericolo per la democrazia?
I partiti di opposizione e quasi tutti i giornali di area stanno calcando moltissimo la mano sull’antifascismo, mettendo questo tema al centro del dibattito politico. L’inchiesta di Fanpage è diventata il detonatore per una polemica feroce.
I giovani di Fratelli d’Italia sono descritti come novelli balilla, addestrati a somministrare olio di ricino e manganello. Il PD e i suoi alleati cavalcano l’onda, attaccando la Meloni, rea di troppi ed imbarazzanti silenzi.
In tutta questa narrazione, però, c’è qualcosa che mi disturba e che non riesce a convincermi.
Se davvero siamo di fronte a una crisi democratica, perché la segretaria del PD e il Presidente del Consiglio erano d’accordo per un dibattito in TV? Con il fascismo non si dibatte, semmai si combatte. Inoltre, l’occupazione Rai da parte della Meloni è così diversa da quella fatta negli anni dai partiti di governo? Secondo me no.
Tornando all’inchiesta di Fanpage, l’aspetto che più dovrebbe far riflettere l’opposizione è quanti momenti di confronto, aggregazione e dibattito ci sono all’interno di Fratelli d’Italia. Sembra quasi che abbiano copiato vecchi metodi della sinistra e li abbiano riadattati in salsa sovranista.
Non a caso, da anni la destra identitaria in tutta Europa ha messo in piedi scuole di politica, case editrici, aziende di comunicazione, campi estivi, appuntamenti culturali, convegni di ogni genere. Tutte attività quasi totalmente abbandonate dalla sinistra.
La stessa Atreju è diventata negli anni una kermesse a cui tutti vorrebbero essere invitati, e i primi a sdoganarla furono proprio quelli che oggi gridano al fascismo. Mentre a sinistra, a parte le consuete e ormai desuete Feste de l’Unità, ben pochi appuntamenti sono rimasti vivi e vitali, e ancor meno quelli gestiti dai giovani.
In Fratelli d’Italia, certo, si respira un po’ d’aria nostalgica, ma sanno anche non si può esplicitare troppo questa nostalgia canaglia, ma ad onor del vero si vede anche la partecipazione di moltissimi giovani, assolutamente non attratti da quel richiamo della foresta neonazista.
L’inchiesta di Fanpage per ora ha portato alle dimissioni di due ragazze, due giovani militanti. Così sembra risolto il caso. Perché ovviamente è su di loro che è stata buttata addosso la croce. Perché non si va mai al cuore delle cose. Nelle viscere. Nell’album di famiglia di Fratelli d’Italia c’è una storia fatta di eversione, ma credo anche che i conti siano stati ben saldati negli anni.
Nessuno vuole derubricare gli slogan nazisti a goliardate, ma bisognerebbe focalizzarsi sulla sostanza.
Il Governo Meloni è filo-israeliano fino al midollo. È senza dubbio il partito che ha meno criticato la guerra di Gaza imposta da Netanyahu dopo la strage del 7 ottobre. Semmai,l a Meloni, dovrebbe essere accusata di aver abbandonato il sostegno alla causa palestinese, che caratterizzò il Movimento Sociale Italiano.
Non credo assolutamente alla deriva autoritaria. È più forte di me. Anche non pensandola come la Meloni, non intravedo nessun rischio per la democrazia. La riforma del premierato, per esempio, non è l’anticamera di un regime.
È ovvio che molti di loro non sono antifascisti. Non lo sono e non lo saranno mai. Ma non sono neanche fascisti. Possiamo affermare di essere davanti ad un Governo di “Afascisti”.
Ma in fondo, cosa è diventato oggi l’antifascismo, se non una liturgia laica spenta? Senza ancoraggio nel presente. Il fascismo è mutato. È caratterizzato sopratutto da lobby finanziarie che tengono legate le mani e i piedi di un intero popolo.
Lo scrittore Leonardo Sciascia, che fu consigliere comunale a Palermo e poi Deputato della Repubblica, una volta ebbe a dire: “Il potere è sempre altrove. Il potere non è nel consiglio comunale di Palermo, il potere non è nel Parlamento della Repubblica: il potere è altrove.”
C’è invece da chiedersi su cosa realmente può incidere la Meloni in termini economici e di politica estera. Cosa può fare in libertà, senza dover chiedere permesso ad Europa e Stati Uniti.
E agli antifascisti che hanno sostenuto l’invio di armi dovremmo domandare come facciano a definirsi tali senza rispettare la Costituzione che ripudia la guerra?
Le emergenze reali dell’Italia sono ben altre. Senza uscire dalla guerra sarà impossibile garantire un salario minimo, una sanità universale e una vera transizione ecologica. Non c’è antifascismo che tenga di fronte a una crisi economica come quella che stiamo vivendo. Non è questo l’antifascismo che interessa alle persone.
In ogni caso, se il fascismo è Sangiuliano, possiamo ancora dormire sonni tranquilli. Se il fascismo è Donzelli, a Ventotene possiamo ancora andarci solo per vacanza, sempre che ci sia rimasto qualche euro in tasca per permettercelo.