Le scelte del CT hanno creato una confusione che ha acuito le già precarie condizioni fisiche e tecniche.
Contro la Svizzera, Spalletti ha schierato la quarta formazione in quattro partite, mettendo in regia Fagioli, già inspiegabilmente convocato dopo 8 mesi di inattività e infine messo in campo in una partita da dentro o fuori, in un ruolo dove non aveva mai giocato.
Nella lista dei convocati, una rosa piena zeppa di difensori adatti a una difesa a tre per poi trovarsi a giocare con la difesa a quattro. Poca la qualità sugli esterni, con Zaccagni che ha passato 45 minuti in panchina, costretto a vedere El Shaarawy prendersi la maglia da titolare.
A molti Spalletti è sembrato Ventura contro la Svezia nelle qualificazioni mondiali, quando, in preda al panico, chiese a De Rossi di scaldarsi, lasciando Insigne in panchina.
Ma non tutte le responsabilità sono del tecnico toscano. Gravina avrebbe già da tempo dovuto lasciare l’incarico. Tavecchio lo fece all’indomani della mancata qualificazione ai mondiali. Gravina, invece, è ancora lì e forse resterà ben saldo.
Questa nazionale è lo specchio del Paese. Un Paese che non sa assumersi rischi, che non valorizza i giovani. L’Italia Under 17 ha vinto da poco l’europeo, l’Under 19 l’anno scorso e quella Under 20 è arrivata in finale ai mondiali. Eppure nessuno di questi calciatori è stato valorizzato.
L’Italia è un Paese senza prospettive, guidato da una politica che si sente molto più grande di quella che è veramente. Un Paese che vive di proclami, seguiti da nessuna azione concreta. Un Paese gattopardiano, dove cambia tutto per non cambiare niente.
Jorge Valdano disse una volta: “Il calcio comincia a essere una menzogna molto ben raccontata dai mezzi di comunicazione.”
Una frase che, se al posto di “calcio” scrivessimo “politica”, calzerebbe comunque alla perfezione. Per mesi si è raccontato di una nazionale che non esiste. Un po’ come le misure del governo Meloni. E quindi ora si parlerà delle alternative, dei sostituti, ma alla fine chiunque siederà sulla panchina più calda d’Italia sarà costretto a fare le stesse scelte di Spalletti.
L’Italia è un paese spento, con uno sguardo corto. Quando mancano entusiasmo, coraggio e idee, il fallimento è dietro l’angolo.
Ora Spalletti e Gravina dovrebbero dimettersi immediatamente, perché quando si manca un obiettivo così importante non dovrebbe esserci altra strada che le dimissioni.
Ma anche in questo il calcio è ormai come la politica, e ci sarà una nuova promessa che farà dimenticare il fallimento, fino alle prossime elezioni… eh pardon, fino alle prossime qualificazioni.