Negli ultimi giorni, il conflitto tra Russia e Ucraina ha visto un’intensificazione significativa delle operazioni militari, con azioni che hanno varcato i confini russi. Uno degli sviluppi più rilevanti è l’incursione delle forze ucraine nella regione di Kursk, un attacco senza precedenti dall’inizio delle ostilità su larga scala due anni e mezzo fa. Circa 12.000 uomini, inclusi mercenari stranieri, hanno preso parte a questa operazione, che ha portato al controllo temporaneo di una piccola porzione di territorio russo e di alcuni villaggi. Tuttavia, parte di queste aree è già stata riconquistata dalle forze di Mosca.
L’attacco ucraino ha sollevato molteplici interrogativi sulle motivazioni strategiche dietro questa operazione. Uno degli obiettivi principali sembra essere il controllo dell’ultima stazione di misurazione e filtraggio del gasdotto “Fratellanza” a Sudzha, un’infrastruttura critica per il transito del gas russo verso l’Europa centrale e occidentale. Nonostante il conflitto in corso, il flusso di gas attraverso l’Ucraina non si è mai interrotto del tutto, garantendo a Kiev entrate significative grazie ai diritti di transito. L’imminente scadenza dei contratti di transito potrebbe spiegare l’audace mossa ucraina nella regione di Kursk, oltre a una possibile mancanza di presidio russo massiccio in quell’area.
L’incursione ucraina, pur rappresentando un problema per le forze russe, ha costretto Kiev a distogliere risorse dal fronte principale, dove i russi continuano a fare progressi, soprattutto nel Donbass. Inoltre, l’operazione ha comportato pesanti perdite per le forze ucraine, senza offrire un vantaggio negoziale significativo a Kiev. Al contrario, tali azioni rischiano di compromettere ulteriormente la posizione dell’Ucraina nei futuri negoziati.
L’incursione nella regione di Kursk si inserisce in un contesto di attacchi ucraini più ampi contro obiettivi strategici russi, tra cui la centrale nucleare di Kursk, attaccata con droni. Questi attacchi, insieme a quello contro la centrale di Energodar nella regione di Zaporozhe, che ha dato fuoco ad una delle torri di raffreddamento della centrale, hanno sollevato preoccupazioni crescenti su possibili incidenti nucleari.
Parallelamente, la Russia ha risposto con una serie di attacchi aerei su larga scala in Ucraina. Il 27 agosto, diverse ondate di missili e droni hanno colpito decine di regioni ucraine, causando almeno quattro morti. Gli attacchi russi, che hanno incluso bombardamenti su infrastrutture critiche come quelle energetiche, sono stati descritti come atti di ritorsione per l’incursione ucraina in territorio russo. Tuttavia, secondo gli analisti, la capacità della Russia di sostenere attacchi di questa portata su base regolare potrebbe essere limitata.
L’offensiva russa si è estesa anche a città come Kryvyi Rih e Zaporizhzhia, dove sono state colpite strutture civili, provocando ulteriori vittime. La notte successiva, allarmi aerei sono stati attivati in tutto il paese, mentre bombardieri strategici russi decollavano per nuovi raid.
Mentre le forze ucraine continuano a tentare di oltrepassare il confine russo, questa volta nella regione di Belgorod, la situazione rimane estremamente fluida e pericolosa. I combattimenti nella regione di Belgorod, confinante con Kursk, indicano una volontà di Kiev di mantenere alta la pressione su più fronti, ma i costi umani e materiali di questa strategia sono enormi.
La guerra tra Russia ed Ucraina rischia ogni giorno di sfociare in un conflitto mondiale. Le ripercussioni economiche stanno mettendo in ginocchio l’Europa, la quale continua a dimostrarsi inadeguata nell’azione diplomatica. Il sostegno all’Ucraina nell’azione di sconfinamento verso la Russia pone l’Europa come un soggetto molto debole nella trattativa.
In ultima analisi, la Cina sta chiedendo ad altri Paesi di sostenere la propria proposta di pace, l’unica finora in campo dall’inizio dello scoppio della guerra.