Dopo 14 anni anni di causa, una eternità per un normale cittadino, si è chiusa definitivamente la vicenda giudiziaria di Dante De Angelis, il macchinista che per due volte era stato licenziato dalle Ferrovie dello Stato, per le sue battaglie per la sicurezza, intraprese come sindacalista.
La sentenza della Corte di Cassazione ha infatti confermato l’illegittimità dei dieci giorni di sospensione comminatagli nel lontano 2010 per le dichiarazioni rese da De Angelis “sugli incidenti ai viaggiatori per guasti alle porte e sui decessi per infortuni sul lavoro” e per aver espresso solidarietà ai lavoratori licenziati dalla Fiat di Melfi.
La suprema corte ha confermato come le critiche rivolte da De Angelis a Trenitalia sono “state espresse nei limiti della continenza e riconducibili al diritto di critica, in particolare quello riconosciuto al lavoratore sindacalista e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls).“
La Cassazione ha rigettato, così il ricorso e condannato Trenitalia al pagamento delle spese per 4 mila euro.
Giustizia è fatta, dunque e termina così una vicenda giudiziaria che è durata ben 14 anni che soprattutto riafferma un importante principio che vale per tutti: la libertà di parola, anche per chi lavora.
Finisce così nel migliore dei modi la vicenda di Dante De Angelis, persona da sempre impegnata politicamente e sindacalmente sul territorio castellano e nazionale. Dante De Angelis ha ricoperto, in passato, anche l’incarico di assessore ai lavori del comune di Velletri, nella giunta di centro sinistra guidata dal sindaco Valerio Ciafrei.
La sua lunga militanza sindacale lo ha visto sempre protagonista nelle battaglie a tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, tanto da essere inviso ai vertici della Ferrovie che hanno tentato di licenziarlo, senza mai riuscirci. Tentativi di annichilire il pensiero critico, di malversazione nei confronti di coloro che, per la tutela dei colleghi di lavoro, si sono esposti in prima persona.
La Corte di Cassazione ha messo la parla fine, in maniera definitiva e questi tentativi discriminatori.