A chi giova il Borgo Protetto? Che ricaduta economica avrà il Comune di Cori da questo investimento? sarà utile ai cittadini di Cori?
A vedere cosa sta accedendo in città non si direbbe, visto il clamore che questo progetto a generato tra i cittadini, molti dei quali sono contrari a questa iniziativa che andrebbe a depauperare una zona agricola di pregio, con centinaia di alberi di olivi che andrebbero strapiantati – come si legge dalle carte – per far posto all’insediamento di edilizia residenziali per anziani.
Senza considerare le polemiche sull’iter che ha portato alla pubblicazione della variante al piano regolatore per consentire la realizzazione del progetto, nel quale sorgono dubbi sulla linearità della documentazione presentata.
A sentire il Comitato cittadino per il no al Borgo protetto a guadagnarci sarebbe solo la società che ha promosso il progetto.
Un progetto nel quale l’investimento è a carico della pubblica amministrazione trattandosi di un intervento finanziato dai soldi del PNRR, e poi gestito dal privato.
Ma il privato quanti soldi propri investirà nel progetto? Se il Borgo Protetto diventa un enclave off-limits per i coresi, che vantaggio avranno ad avere contribuito, con le loro tasse a realizzarlo?
A presentare il progetto è stata la società Borghi d’Italia srl, il cui amministratore è Fabio Miraglia, che è anche presidente del Gruppo sanitario Giomi Next, parte del Gruppo Giomi, una delle storiche sette sorelle della sanità privata, con 70 anni di attività alle spalle.
Giomi vanta oggi 9 ospedali, 16 Rsa, 12 ospedali partecipati e una serie di centri dialisi sparsi fra Italia e Germania, Giomi Next si occupa della gestione sanitaria, dei servizi di assistenza alla persona e dei servizi affini.
Secondo l’amministratore di Borghi d’Italia questa idea può portare a due vantaggi: il primo ripopolare i piccoli centri urbani, i cosiddetti Borghi, la seconda attrarre persone che possono ritrovarsi in queste strutture sanitarie della terza età e socializzare tra di loro con un servizio sanitario e di assistenza all’avanguardia.
Una sorta di “buen ritiro” della terza età in attesa del trapasso a miglior vita, godendo di vista mozzafiato, di località ancora a misura d’uomo, senza la frenesia delle grandi città. Un “buen ritiro” costoso, non certo a buon mercato.
Una idea che l’amministrazione De Lillis ha sposato in pieno e che sta facendo di tutto per vedere realizzato questo progetto, con la pubblicazione della Variante urbanistica che ha avuto un percorso tortuoso durato due anni.
A schierarsi apertamente contro, i cittadini, che si sono costituiti in comitato e che hanno chiesto più e più volte di confrontarsi con l’amministrazione comunale, che non ha mai aperto un dialogo, e che adesso ha deciso di fare una opposizione ferma alla realizzazione del progetto che “non porterà nulla ai cittadini, sarà un borgo d’elite per anziani facoltosi e spenderemo soldi pubblici in una attività che sarà gestita dal privato che è l’unico che ci guadagnerà da questa operazione” questa la posizione del comitato.
Restano i nodi dei documenti che hanno portato all’approvazione di questa variante, che secondo il comitato non sono per cosi dire “a regola d’arte”
Intanto va detto che nel 2022 il comune di Cori emette un parere propedeutico di non assoggettabilità alla Vas di quella porzione di territorio che si trova tra la Rsa già esistente e il civico cimitero.
Nel 2023 Borghi d’Italia srl presente il porgetto di Borgo Protetto sul terreno di sua proprietà, sul quale il Comune ha rilasciato il parere di non assoggettabilità a Vas.
Da questo momento parte il via alla realizzazione dei documenti propedeutici alla realizzazione dell’insediamento urbanistico che prevede la realizzazione di 33 mila metri cubi di nuove costruzioni per tre case albergo per 240 posti con tutti i servizi previsti dalla piscina, al teatro, sala convegni, bar, locali di servizi e depuratore.
Ma l’area è agricola e va cambiata la destinazione d’uso in servizi privati. Qui nasce il primo problema perché l’ing. Luca Cerbara, tecnico del Comune mette nero su bianco che per le dimensioni del progetto non si può procedere ad una variante semplificata. Ma l’amministrazione procede ugualmente.
Nella determina di approvazione della Conferenza dei Servizi, avvenuta in modalità asincrona, la maggior parte dei pareri sono stati acquisiti con la modalità del silenzio-assenso. Ovvero gli enti interpellati non hanno visionato la documentazione e trascorso il periodo previsto dalla conferenza dei servizi, non essendo arrivato nessun parere di merito si è definito, come prevede la normativa, il silenzio assenso che di fatto è una approvazione del progetto.
Anche questo solleva molte perplessità visto che nessun ente ha sentito la necessità di verificare questo investimento, che comunque cambia i connotati di un area di pregio agricolo, senza valutarne gli impatti ambientali, il dimensionamento del progetto, le procedure messe in atto per la realizzazione?
Un paese strano il nostro, dove se un cittadino presenta un progetto per un muretto arrivano i pareri anche della soprintendenza, mentre se un privato presenta un progetto imponente da 33 mila metri cubi di cemento, ferro e vetro, nessun ente si esprime in proposito e nel merito.
L’Astral ha espresso un parere non favorevole sulla realizzazione de depuratore che dagli elaborati tecnici non rispetterebbe le distanze previste per legge e che quindi dovrà essere posizionato altrove.
Per il comitato contro il borgo protetto tutto l’iter della conferenza dei servizi è stato travagliato da una serie di anomalie: “le certificazioni sulla assenza di incendi su quei territori, la certificazione dell’assenza/insufficienza di aree classificate F2 nel Prg, sono state rese da un funzionario del comune l’ing Tognin e sconfessate dal suo responsabile l‘ing Cerbara.“
Ma vi è di più. In quell’area un incendio c’è stato ed anche importante. Lo ha rilevato il comando della polizia municipale con una relazione di servizio datata dicembre 2023 relativo all’incendio avvenuto il giugno 2022. Perché questo documento non è stato acquisito dal Comune?
Va detto che una delle normative prevede la non edificazione sui terreni che sono stati oggetto di incendio per almeno 15 anni. Sarà stato questo il motivo? O si tratta di una mera disattenzione? Nei documenti allegati alla Variante viene detto che dal 2015 al 2021 non ci sono stati incendi su quell’area. E quello del giugno 2022? Se la norma prevede 15 anni di assenza di incendi, la certificazione andava presentata dal 2023 al 2008.
Il problema potrebbe essere dato dal fatto che il Comune di Cori non ha aggiornato il catasto incendi. Questa mancata segnalazione degli atti ha indotto in errore la Regione ad esprimere il parere
Tra l’altro, a causa di questo incendio è in corso un contenzioso giudiziario tra i proprietari delle particelle dei terreni coinvolti.
“Il mancato aggiornamento del catasto incendi e l’erronea attestazione di mancanza degli incendi, ha indotto in errore la regione, visto che normativa è specifica e in presenza della documentazione, la regione avrebbe dovuto, nel rispetto della legge, introdurre i vincoli di cui al comma 1 della legge n. 10 n. 353/2000.”
Oltre a ciò il comitato contesta la mancata documentazione inerente al contributo straordinario (plusvalenza), quantificazione e destinazione della plusvalenza, calcolo degli oneri di urbanizzazione, valore dell’investimento, definizione analitica del progetto e degli standard, della cessione delle aree, delle condizioni agevolate dei servizi/locazioni per anziani.
Il Comitato, per questi ha presentato una istanza di annullamento di tutto l’iter in autotutela, per violazioni della normativa urbanistica e per la mancata trasparenza nella messa a disposizione degli atti stessi da parte del Comune, inviata a tutti i soggetti istituzionali coinvolti i quali questa volta difficilmente utilizzeranno il silenzio assenso.