Libano in fiamme
Il Libano sta vivendo una fase di grande instabilità, con la capitale Beirut che, questa notte, è stata al centro di un attacco aereo israeliano che ha colpito due edifici residenziali, causando la morte di almeno 22 persone e il ferimento di altre 117.
L’operazione sarebbe stata un tentativo fallito di assassinare Wafiq Safa, un alto funzionario di Hezbollah. L’espansione delle ostilità verso il centro della città segna un’escalation preoccupante, che solleva il timore di ulteriori attacchi su aree civili.
Nel sud del Paese, le forze israeliane hanno attaccato più volte le postazioni della missione UNIFIL delle Nazioni Unite, ferendo due peacekeeper indonesiani. L’ONU e i suoi alleati internazionali, inclusa l’Unione Europea, hanno condannato questi atti come inaccettabili, esigendo il rispetto del diritto umanitario internazionale. L’Indonesia ha reagito duramente, esprimendo forte disapprovazione per l’attacco ai suoi soldati di pace.
In parallelo, un ospedale da campo della Mezzaluna Rossa iraniana, situato al confine tra Siria e Libano, è stato distrutto da un attacco aereo israeliano. La struttura, chiaramente contrassegnata per scopi umanitari, è stata rasa al suolo, insieme a rifornimenti medici e ambulanze, aumentando ulteriormente la pressione sulla già precaria situazione sanitaria della regione.
Gaza e Cisgiordania senza uscita per i Palestinesi
La situazione a Gaza continua a peggiorare, con un bilancio di vittime che supera ormai i 42.000 morti dall’ottobre 2023. I recenti attacchi israeliani hanno colpito Jabalia, Deir el-Balah e altri luoghi densamente popolati, provocando ulteriori morti, tra cui un neonato. Le famiglie rimangono intrappolate sotto le macerie a Jabalia, mentre gli attacchi si susseguono senza sosta. Anche Gaza City è stata colpita duramente, con edifici residenziali distrutti nel quartiere Zeitoun.
Parallelamente, in Cisgiordania, le incursioni israeliane continuano. Nelle ultime ore, raid militari hanno interessato diverse località, con arresti e uccisioni. A Tulkarem, due palestinesi affiliati alla Jihad islamica sono stati uccisi in un attacco aereo, i cui corpi sono stati successivamente trattenuti dalle forze israeliane. Con 751 palestinesi uccisi e oltre 11.000 arrestati dall’inizio della guerra, la situazione in Cisgiordania resta drammatica e caratterizzata da scontri quotidiani.
Le reazioni internazionali
Le reazioni internazionali continuano a sollevare interrogativi sulla gestione del conflitto e sulle sue implicazioni umanitarie. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha espresso preoccupazione per la mancanza di aiuti umanitari destinati al nord della Striscia di Gaza, sottolineando la necessità di proteggere i civili e garantire l’accesso agli aiuti. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno promesso di continuare a sostenere Israele, anche di fronte ai missili lanciati dall’Iran contro il Paese.
In questo contesto di crescente tensione, la dimensione economica del conflitto non può essere ignorata. Fino a questo momento, nonostante l’instabilità nella regione, i prezzi del petrolio sono rimasti relativamente stabili. Tuttavia, gli analisti avvertono che una possibile escalation della guerra, specialmente con il coinvolgimento diretto dell’Iran, potrebbe portare a un aumento significativo dei prezzi. Le ripercussioni globali di un tale scenario potrebbero essere gravi, con un ritorno dell’inflazione e un impatto pesante sulle economie mondiali, già provate da crisi energetiche e recessioni.
La storia recente insegna che i conflitti in Medio Oriente hanno sempre avuto un effetto diretto sui mercati petroliferi, e il rischio di un’escalation che coinvolga altri attori regionali, come l’Iran, potrebbe rapidamente cambiare l’equilibrio economico globale.