Il Libano continua a vivere un momento tragico e di estrema tensione. Dall’inizio degli attacchi israeliani contro Hezbollah, il Paese ha visto oltre 2.200 vittime, con le aree meridionali come Nabatieh, Sidone e Sarbin pesantemente bombardate. Le incursioni aeree hanno distrutto interi quartieri, rendendo impossibili le operazioni di soccorso e causando un’incontrollabile crisi umanitaria.
Israele ha ordinato ulteriori evacuazioni nel sud del Libano e ha minacciato apertamente di colpire le ambulanze, accusandole di trasportare armi o combattenti di Hezbollah. Il portavoce militare israeliano ha avvertito i medici di non prestare assistenza ai membri del gruppo armato libanese, aggiungendo che chiunque fosse coinvolto potrebbe diventare un bersaglio. Questa escalation si è verificata dopo che un terzo membro della forza di pace delle Nazioni Unite è rimasto ferito durante i bombardamenti, evidenziando il crescente rischio anche per gli operatori umanitari presenti nella regione.
In uno degli episodi più gravi, a Sarbin, quattro paramedici della Croce Rossa libanese sono stati feriti durante un raid aereo israeliano mentre cercavano di soccorrere delle vittime. Le ambulanze sono state colpite in un secondo attacco, aggravando una situazione già critica per i soccorsi. Nonostante il pericolo, i medici e i soccorritori continuano a lavorare instancabilmente tra le macerie.
A peggiorare la situazione, un enorme incendio, descritto dai soccorritori come “apocalittico”, ha devastato le zone colpite dai bombardamenti, impedendo ai servizi di emergenza di raggiungere le vittime. Nella città di Nabatieh, i soccorritori non sono riusciti a verificare se ci fossero corpi sotto le macerie a causa delle fiamme incontrollabili.
Nel frattempo, il sud del Libano ha visto un massiccio lancio di razzi verso il nord di Israele. Hezbollah ha lanciato circa 300 missili nelle ultime 24 ore, puntando alle città israeliane, tra cui Haifa. Fortunatamente, la maggior parte di questi razzi è stata intercettata dai sistemi di difesa aerea israeliani, evitando così ulteriori tragedie. Le città settentrionali israeliane rimangono sotto costante pressione, anche se al momento non si segnalano vittime grazie alla prontezza delle difese. Tuttavia, la paura e l’insicurezza dominano la quotidianità degli abitanti della regione.
Gaza: L’Assedio e la Distruzione
A Gaza, la situazione non è meno drammatica. Il nord della Striscia è ormai sotto assedio da nove giorni, con decine di migliaia di persone intrappolate senza accesso a cibo, acqua o cure mediche. Secondo le autorità locali, almeno 200 persone sono state uccise negli ultimi giorni, mentre gli attacchi aerei israeliani continuano a colpire con violenza indiscriminata.
Le forze israeliane hanno dichiarato di aver attaccato circa 40 obiettivi solo nelle ultime 24 ore, tra cui depositi di armi e postazioni di combattimento. Gli scontri a Jabalia, uno dei principali teatri di battaglia, hanno visto civili in fuga mentre i bombardamenti continuavano a colpire la zona. Un video scioccante, verificato da fonti locali, mostra un drone israeliano sganciare esplosivi su un gruppo di persone in fuga, tra cui bambini, aggravando ulteriormente la già critica situazione umanitaria.
Le condizioni di vita a Gaza stanno rapidamente deteriorando, con la popolazione civile che sopravvive in condizioni disperate. L’assedio sta soffocando l’intera Striscia, rendendo impossibile per i soccorritori raggiungere le zone più colpite.
Cisgiordania: Aumento delle Restrizioni e della Tensione
In Cisgiordania, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni alla circolazione dei palestinesi, con nuovi posti di blocco che hanno paralizzato interi governatorati. Le città di Ramallah ed el-Bireh sono sottoposte a continui controlli, e nuovi ostacoli militari sono stati posti nei punti chiave di accesso a Hebron e alla valle del Giordano settentrionale, causando gravi disagi alla popolazione locale.
Anche Gerusalemme Est è diventata inaccessibile, con tutti i varchi principali bloccati dai militari. La chiusura di questi passaggi ha aumentato la tensione, rendendo difficile per i palestinesi il normale svolgimento delle attività quotidiane e aggravando ulteriormente una situazione già esplosiva.
Nel complesso, l’intera regione vive in un clima di crescente tensione e distruzione, con civili intrappolati tra scontri militari, assedi e bombardamenti aerei. La comunità internazionale osserva, ma finora senza risposte concrete per fermare l’escalation della violenza.