Cosa succede a Formia e soprattutto cosa sta girando intorno alla FRZ, la società che smaltisce i rifiuti di Formia e Ventotene?
Può un controllo di routine diventare oggetto di clamore? Cosa si cela dietro a tutto ciò?
A chi giova screditare una azienda pubblica che tra l’altro va pure bene? Possiamo partire da un dato, che tra l’altro è sotto gli occhi tutti. La FRZ è diventata un punto di riferimento.
Prova ne è il lavoro che la società ha svolto in questi anni, tanto che altri comuni vicini, Spigno Saturnia e Minturno stanno decidendo di aderire alla FRZ, che sul territorio è l’unica società pubblica che si occupa dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti.
Rispetto all’ispezione dei Carabinieri l’amministratore della FRZ ha infatti affermato. “Si è trattato di un normale controllo di routine” e insieme all’amministrazione comunale di Formia, si è detto basito dal clamore suscitato.
Un clamore forse voluto? E da chi? Proprio adesso che la FRZ sta lavorando bene, sta diventando un punto di riferimento, diventa esempio da seguire anche per altri comuni, si prova a minarne la credibilità.
FRZ può diventare un esempio virtuoso come è accaduto in altri territori. Come la Volsca ambiente per esempio, che partendo da Velletri, oggi aggrega i comuni di Lariano, Genzano, Lanuvio e Albano proponendo azioni e risultati positivi sulla differenziata, sui servizi, sulla sensibilizzazione nei confronti dei cittadini.
Sicuramente provare a costruire un processo pubblico, regolare, virtuoso in un territorio come quello di Formia, tristemente noto per altri fatti, potrebbe dare fastidio a chi, nel mondo dei rifiuti, pensa ancora di poter gestire questo business come qualche anno fa, prima del cambio di passo voluto dalla giunta, dal Sindaco Taddeo e reso possibile dal dr Rizzo amministratore della FRZ?
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Tutto e possibile ma per capire meglio lo scenario, occorre fare un passo indietro per comprendere come mai una semplice verifica di routine sia stata trasformata in un presunto scandalo.
Fino a pochi anni fa, la FRZ gestiva i rifiuti di Formia in modo inefficiente e a costi elevati, destinandoli a un impianto non idoneo per lo smaltimento del talquale. L’arrivo della nuova amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Taddeo e la nomina del dott. Rizzo come amministratore della FRZ hanno segnato una svolta: oggi la società di Formia smaltisce i rifiuti presso Colfelice, in un consorzio pubblico.
Non solo: negli ultimi due anni, la FRZ si è distinta tra le migliori società italiane per lo smaltimento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e degli oli esausti da cucina, ottenendo un premio dal consorzio RenOils e l’inserimento in un progetto europeo per il riuso dei RAEE.
FRZ è anche l’unica azienda del Lazio premiata nella manifestazione di Legambiente di questa estate a Roma che come prima azienda in Italia per il recupero dell’acciaio, dal consorzio Ricrea.
Forse proprio questi risultati hanno dato fastidio, così come probabilmente hanno infastidito le cause vinte dal dott. Rizzo e dalla FRZ in materia di smaltimento rifiuti, nelle quali il tribunale e il Consiglio di Stato hanno sancito la correttezza della decisione della FRZ di non conferire più i rifiuti a Castelforte.
Quest’ultimo impianto, infatti, è risultato inadeguato per trattare il TMB, il cosiddetto talquale, e tuttavia la Capitale ha continuato a inviare lì i rifiuti, con un notevole aumento dei costi di smaltimento, che grava sulle tasche dei cittadini.
Non è un’opinione comune o un’inchiesta giornalistica a dirlo, ma una sentenza del Consiglio di Stato, che ha rilevato queste irregolarità. Tuttavia, questo non ha provocato una reazione decisa; al contrario, sembra non aver sollevato alcuna preoccupazione.
Due recenti sentenze, riguardanti la CSA di Castelforte e la Ambiente Guidonia, stabiliscono chiaramente che queste aziende non potevano ricevere rifiuti non trattati: sono fuori legge, e non da oggi, ma da sempre. Eppure, nulla cambia. Come spesso accade, queste sentenze sono ignorate dai media e dalle istituzioni.
In tutto questo, è importante evidenziare due attori chiave: la Regione Lazio e il Comune di Roma, con le sue partecipate. Entrambe le istituzioni non hanno mai affrontato seriamente il problema e si sono dimostrate incapaci di gestire il settore. La gestione dei rifiuti genera fatturati imponenti, secondi solo a quelli del narcotraffico e del traffico di migranti.
Nel Lazio, il costo per lo smaltimento dei rifiuti è passato da 50 a 150 euro per tonnellata. Ma il problema è anche sistemico e mai affrontato dalle giunte che si sono susseguite alla Pisana. La logica vorrebbe che ogni provincia chiudesse il ciclo dei rifiuti, abbattendo i costi attraverso veri impianti di riciclaggio, piuttosto che inceneritori che bruciano tutto, così da generare profitti con cui ridurre la Tari per i cittadini, che invece continuano a pagare aumenti, nonostante i loro comuni siano premiati per le alte percentuali di raccolta differenziata. Un vero paradosso.
Nel settore dei rifiuti operano molteplici interessi, ed è una realtà complessa che richiede decisioni responsabili e trasparenti per garantire il bene comune. In questo contesto, chi cerca di seguire le regole e migliorare processi e costi può trovarsi di fronte a incomprensioni o critiche, anziché essere valorizzato come esempio. È forse questo il caso del dott. Rizzo, dell’amministrazione di Formia e della FRZ?