Dal 25 al 27 ottobre a Rocca di Papa si è svolta la sagra della castagna giunta alla 44 edizione. Tante persone hanno invaso Rocca di Papa, soprattutto dalla vicina Capitale.
Tre giorni di festa con i caratteristici stand nei quali i volontari delle associazioni rocchigiane hanno arrostito le castagne, distribuite ai visitatori insieme ad un bicchiere di vino rosso.
Fin qui tutto bene. Un pò meno nel leggere le delibere affisse all’albo pretorio sulla provenienza delle castagne, i costi per l’acquisto da parte dei comitati dal comune, il costo degli stand espositivi.
Allora leggiamola la delibera n. 1130 affissa all’albo pretorio che recita Impegno di spesa in favore di Terminio Frutta per fornitura castagne in occasione della 44 sagra delle castagne. Affidamento diretto tramite gara telematica tuttogare.
Quindi già la prima considerazione. Le castagne non sono del territorio, fermo restando una piccola quantità di produttori locali.
Ma almeno le castagne arrivano da Avellino, non come certi prodotti in sagre svolte in altri comuni del territorio, spacciati per tipici che invece arrivano dall’est europa, ma incensati come prodotto da sovranità alimentare, con tanto di stand ministeriale e fiumi di soldi pubblici.
Ma procediamo con ordine. La determina di affidamento alla ditta Terminio Frutta porta la data del 25 ottobre, ovvero il giorno dell’inizio della sagra. A presentarsi per la fornitura delle castagne sono stati due operatori economici: l’azienda Mastrogregori e la Terminio Frutta e che l’offerta più vantaggiosa “prot. 31820 del 24.10.2024, è stata presentata dalla ditta Terminio Frutta e Alimentari Sas di Gaetano De Feo & C con sede in San Michele di Serino (AV) si è aggiudicata la fornitura al costo di € 3.60 al Kg. compreso il trasporto e IVA al 4%.”
Un affidamento fatto il giorno prima dell’avvio della sagra, nei termini certamente, di 25,55 quintali di castagne per 9.200 euro.
Ed ancora fino a qui potrebbe andare bene, anche se va detto che se le coltivazioni di castagne non ci sono più sul territorio, continuare a promuovere un prodotto come tipico della zona proprio una bella figura non la si fa. Ma questo è un altro argomento.
Successivamente però ha lasciato alquanto perplessi le linee guida a firma dell’amministrazione comunale sullo svolgimento della 44° sagra della castagna.
Ora è evidente che una amministrazione si distingue anche per la valorizzazione del proprio territorio, ma un conto è predisporre un programma finanziato che sostiene queste iniziative, un altro è farsi pagare castagne e spazi pubblici per gli stand, manco fosse un ente fiera.
Cosi recita le linee guida al punto 6 T.B Punti vendita castagne. 5 euro al chilo e 1 euro al litro di vino. Tradotto significa che tutti coloro che hanno distribuito i cartocci di castagne e un bicchiere di vino al costo di 3 euro imposto dal comune nelle linee guida, hanno dovuto acquistare le castagne ad un prezzo maggiorato di 1 euro e 40 centesimi, rispetto a quanto l’abbia pagate il comune.
Inoltre tra le condizioni previste nelle linee guida “Il costo della fornitura delle castagne e del vino sarà introitato direttamente dal Comune da parte dell’agente contabile in data 21ottobre dalle ore 10.00 alle ore 12.30 presso la sede comunale,” ovvero tre giorni prima dell’acquisto delle castagne da parte del Comune dall’azienda Terminio Frutta.
Ma c’è di più. Gli stand presenti alla festa della castagna hanno dovuto pagare da un minimo di 100 euro per uno stand da 4 metri per le associazioni di promozione sociale ed artigianale locale non residenti nel comune di Rocca di Papa (per le associazioni rocchigiane era gratis n.d.r.) a 1.500 euro per gli stand presenti in piazza della Repubblica, per espositori non residenti, mentre per gli standisti residenti hanno dovuto pagare 800 euro, sempre per stand non superiori ai 4 metri.
Si legge ancora che “Le quote di partecipazione per le categorie A, C, D ed E sopra riportate, dovranno essere versate all’atto della comunicazione dell’assegnazione del posto direttamente al Comune di Rocca di Papa,” comunque da versarsi entro l’11 ottobre.
Le linee guida sostengono che “La quota di partecipazione si riferisce all’ occupazione del singolo spazio di autorizzazione ed è a titolo di rimborso spese sostenute dall’amministrazione comunale per l’organizzazione dell’evento.” In questo modo le attività anche attrattive sarebbero state sostenute dagli standisti, se non tutte almeno in parte.
Inoltre all’articolo 10 delle linee guida si legge “L’allestimento ed il presidio dello stand dovrà rispettare tutte le relative norme in materia di sicurezza. La pulizia ed il rispetto dell’area pubblica oggetto di occupazione durante l’evento è inoltre completamente a carico dell’occupante.
Sarà cura del personale di Polizia Locale procedere al sopralluogo dello stato dei luoghi al fine di
accertare eventuali violazioni a tale precetto.“
Ora una considerazione è doverosa. Se il Comune promuove un prodotto del territorio, prepara un progetto se lo fa finanziare e con quell’investimento cerca di muovere un volano economico ad uso e consumo del territorio. Di certo appare un pò trano che si faccia pagare, ad associazioni e comitati, le castagne ad un prezzo maggiorato rispetto a quanto acquistato dal Comune.
Appare evidente, per chi ha visitato la sagra della castagna a Rocca di Papa, che sono le associazioni che distribuiscono i cartocci delle castagne realizzando così una attività di autofinanziamento associativo, che può anche andare bene, ma di certo non stiamo parlando di una promozione di un prodotto tipico locale.
Facciamo un paragone con Segni dove negli stessi giorni si è svolta la 67 edizione della sagra del Marrone Segnino. A Segni la castagne ci sono perché esiste un consorzio locale che promuove il marrone segnigno.
Gli stand delle associazioni e della pro loco distribuiscono un cartoccio di castagne ed un bicchiere di vino ad offerta libera che è ben altra cosa che pagarle 3 euro.
Nel caso del marrore di Segni si fa promozione, del marchio igp, del consorzio, di un territorio. A Rocca di Papa, probabilmente, si fa una festa ad uso e consumo della massa dei romani, che non colgono queste differenze.
Resta il fatto che il Comune di Rocca di Papa, in questo modo ha spostato una serie di spese, che avrebbe dovuto sostenere con proprie risorse derivanti dalle tasse dei cittadini, ai comitati e agli standisti.