Si è concluso con un verdetto che ha smontato l’impianto accustorio e ridisegnato le aspettative il processo noto come “Reset”, legato al clan Travali/Di Silvio. Dopo ore di discussione e dieci lunghe ore in camera di consiglio, il collegio del Tribunale di Latina ha emesso la sua sentenza. La vicenda giudiziaria, che aveva visto sul banco degli imputati 31 persone, si è chiusa con condanne molto più contenute rispetto alle richieste della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).
Accuse ridimensionate
L’elemento più sorprendente emerso dalla sentenza è stata la caduta dell’accusa di associazione mafiosa finalizzata al narcotraffico. Tutti gli imputati per questo reato sono stati assolti, portando a una reazione euforica dei presenti in aula. Applausi e festeggiamenti hanno segnato la lettura del dispositivo.
Le condanne
Sette imputati sono stati riconosciuti colpevoli, con pene che restano però lontane dalle richieste iniziali avanzate dai pubblici ministeri della DDA di Roma. Angelo Travali è stato condannato a 12 anni e 3 mesi, Salvatore Travali e Angelo Morelli a 10 anni ciascuno, e Costantino “Cha Cha” Di Silvio a 8 anni e 4 mesi. A questi si aggiungono Valentina Travali, Denis Cristofori e Corrado Giuliani, rispettivamente condannati a 2 anni, 2 anni e 8 mesi, e 3 anni. Le accuse a carico di questi imputati riguardano reati come estorsione, in alcuni casi con l’aggravante mafiosa, benché alcuni capi siano stati ridimensionati o dichiarati prescritti.
Gli assolti
Tra i 24 assolti figurano nomi rilevanti, come Alessandro Zof e Luigi Ciarelli, indicati inizialmente come fornitori di droga al clan, ma anche molte altre persone coinvolte a vario titolo nelle indagini. Sono stati assolti anche Mirko Albertini, Davide Alicastro, Alessandro Anzovino, Christian Battello, Fabio Benedetti, Tonino Bidone, Giorgia Cervoni, Francesca De Santis, Ciccio Della Magna, Dario Gabrielli, Matteo Gervasi, Antonio Giovannelli, Silvio Mascetti, Antonio Neroni, Ermes Pellerani, Manuel Ranieri, Shara Travali, Vera Travali. Per chi non aveva ulteriori pendenze, il Tribunale ha disposto l’immediata scarcerazione.
Un duro colpo per la DDA
La sentenza rappresenta un insuccesso per l’accusa, che aveva richiesto complessivamente 412 anni di carcere. Il lavoro investigativo, iniziato con gli arresti del febbraio 2021, sembrava inizialmente destinato a un esito ben diverso, ma la decisione del Tribunale ha ridimensionato la portata del procedimento. Sarà ora da vedere se la Procura impugnerà il verdetto in Appello per contestare le assoluzioni.