Il comune di Palombara Sabina, alle porte di Roma, è sull’orlo del collasso finanziario, con un debito di quasi 22 milioni di euro da ripianare. La decisione della Corte dei Conti è attesa nei prossimi mesi, dopo che il consiglio comunale ha approvato un “piano di riequilibrio” che durerà vent’anni e richiederà molti sacrifici ai cittadini.
Il piano, votato a dicembre, ha ricevuto il sostegno della maggioranza di centro-destra e l’opposizione della minoranza (lista civica e PD). Il sindaco di Palombara, Alessandro Palombi di Fratelli d’Italia, vicino al ministro Lollobrigida e deputato dal 2023, vedrà il suo secondo e ultimo mandato scadere nel 2025, quando si terranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale.
Le cause principali
Il debito, accumulato nel corso degli anni, è aumentato notevolmente dal 2018. La principale causa di questo “buco” è la mancata riscossione dei crediti, quindi evasione ed elusione fiscale relative a IMU, TASI, TARI e bollette del servizio idrico, gestito da una società interna al comune. La Corte dei Conti ha riscontrato diverse illegalità e incongruenze nei vari documenti di bilancio comunali, quasi mai in linea con le leggi vigenti.
Il piano di riequilibrio prevede sia risparmi che maggiori entrate. Tra i risparmi, la soppressione del servizio di scuolabus, che costa al Comune circa 100.000 euro l’anno, e i trasferimenti alle scuole parastatali. L’indennità per la carica di sindaco sarà ridotta di circa 14.000 euro l’anno nel 2023 e 2024, e di 7.000 euro nel 2025, quando scadrà il mandato.
Autovelox per recuperare le perdite
Per le entrate, si prevede l’installazione di due autovelox su via della Neve e via Tivoli, che dovrebbero fruttare 100.000 euro l’anno in multe, e l’introduzione di parcheggi a pagamento, le cosiddette strisce blu, che dovrebbero portare oltre 20.000 euro nelle casse comunali. Inoltre, si prevede la vendita dello scuolabus, della farmacia “rurale” e di sette immobili ex ATER.
Tuttavia, la parte più consistente del piano di riequilibrio riguarda il recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale, ovvero ciò che fino ad oggi non è stato fatto. La cifra da recuperare in vent’anni è di 16 milioni di euro. Secondo la maggioranza, “non è stato fatto un euro di debito”, attribuendo l’enorme deficit a circostanze esterne negative, come il Covid, la crisi, o la cronica mancanza di personale per la riscossione delle tasse. Secondo la minoranza, che ha votato contro il piano, la situazione era ben chiara già sei anni fa, e si doveva intervenire prima, nel 2018, quando il deficit era di 3 milioni, e la stessa opposizione chiese di attivare subito il piano di riequilibrio finanziario.