L’approvazione della bozza della Direttiva sulle case green dal Parlamento europeo e la bozza di relazione della commissione Bilancio della Camera sui risultati del Superbonus 110% gettano luce sul futuro dell’edilizia residenziale in Italia.
La proposta di Direttiva europea, prevista per la pubblicazione immediatamente dopo la ratifica del Consiglio europeo Ecofin del 12 aprile, mira a eliminare le emissioni di CO2 del patrimonio abitativo europeo entro il 2050. Questo obiettivo segue un percorso che prevede una riduzione del 16% delle emissioni attuali entro il 2030 e del 20% entro il 2035. Il 55% di questo risultato dovrà essere raggiunto attraverso il rinnovamento complessivo degli edifici residenziali.
Le misure
Per quanto riguarda l’Italia, l’impatto di queste misure potrebbe comportare la ristrutturazione di circa 5 milioni di abitazioni, in particolare quelle più energivore. Nel frattempo, la bozza della relazione che circola alla commissione Bilancio della Camera aggiorna i costi e i benefici del Superbonus 110% e delle altre agevolazioni ancora in vigore per le ristrutturazioni abitative.
Secondo i dati forniti dall’Enea fino a febbraio 2024, l’importo consolidato delle spese per le ristrutturazioni abitative a carico dello Stato ha raggiunto 114 miliardi di euro. Questa cifra è destinata ad aumentare con l’aggiornamento delle asseverazioni per i cantieri autorizzati nel corso del 2023.
La buona notizia è che i risparmi energetici ottenuti a partire dal 2020, equivalenti a circa 9 Gwh nel 2023, saranno conteggiati nell’obiettivo da raggiungere entro il 2030 (-16%) in ambito UE. Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo entro tale data richiederà nuovi investimenti per un valore che potrebbe oscillare tra i 285 e i 320 miliardi di euro per adeguare circa 3,2 milioni di immobili energivori.
Le prospettive
L’eredità del Superbonus e le implicazioni della nuova Direttiva sulle case green richiedono una riflessione sulle prospettive dell’edilizia abitativa e sulla sostenibilità dei costi che dovrebbero essere assunti dallo Stato e dai cittadini per conseguire i risultati. Nel breve periodo, l’uscita dal Superbonus comporta una riduzione del valore degli investimenti (-25% secondo il Cresme) e una condizione di relativa incertezza in attesa dell’approvazione del piano nazionale per l’attuazione della Direttiva europea, prevista entro il 2025.
Per l’Italia, gli obiettivi e i costi della transizione ambientale devono essere ponderati tenendo conto delle caratteristiche demografiche, morfologiche e storiche del nostro territorio. Le attuali politiche economiche tendono a privilegiare gli obiettivi astratti e la concentrazione delle opportunità economiche e della mobilità delle persone verso le aree densamente popolate. Questa tendenza, già visibile in molti settori economici e sociali, rischia di avere effetti catastrofici sulla valorizzazione del patrimonio e sulla distribuzione del reddito.
Tratto da Ore12.net