Dopo i grandi meridionalisti del PCI e della sinistra, i Salvemini, i due Amendola e tanti altri Liberali e Cattolici, oggi il Sud brilla per altri due fini intellettuali e giganti della politica meridionale, oggi a 5G.
Uno è l’ex Procuratore della Repubblica Michele Emiliano che da 15 anni è al governo in Puglia, prima come sindaco di Bari e poi come governatore della Regione. L’altro è l’immancabile 74enne Vincenzo De Luca, indimenticabile e indimenticato sindaco di Salerno e Governatore della Campania al secondo mandato. Due Personaggi, non due “personaggetti” come ama dire Vincenzo per chiunque non sia lui.
Partiamo dallo sceriffo di Puglia, l’Emiliano che questa volta, fra le tante, la spara più grossa e rivela coram populo, (ovvero in piazza), che lui e il suo allora assessore De Caro, incontrarono 18 anni fa la sorella di un locale boss mafioso della Bari Vecchia (centro di ogni traffico illecito) per intimargli di non rompere le palle sulla pedonalizzazione della zona voluta dall’amministrazione comunale.
Apriti cielo, la destra che sente odore di sangue e con la bava alla bocca in vista delle prossime elezioni sia comunali che europee, convoca l’altro, il Ministro dell’Interno Piantedosi, che nella sua infinita e obiettiva saggezza, invia una Commissione di Accesso a Bari, mentre oggi 27 marzo si riunisce a Roma addirittura la Commissione parlamentare antimafia.
Plaude tutta la Destra della Legalità che farebbe meglio a starsene zitta, ma tant’è, e strilla a gran voce “giù le mani da Bari lo diciamo noi”. Fresco di elezione, ancora con la toga in testa (metaforicamente), Emiliano da sindaco voleva «rivoltare Bari come un calzino» e per certi versi c’è riuscito. Meglio di lui, si dice, abbia fatto proprio De Caro in questi anni. Vulcanico, disinvolto, simpatico, formidabile nel costruire relazioni, Emiliano è un politico per il quale il fine giustifica quasi sempre i mezzi e così ingloba tutti quelli che potrebbero danneggiarlo alla sua Corte. Distribuisce a tutti “posti a tavola”, trasforma in preziosi collaboratori alcuni commensali della destra, imbarca “la qualunque”, dalla Lega a Casa Pound, con un elenco di prebende e incarichi che farebbe invidia alle antiche Corti papaline. Ma a ben vedere nella sacra istituzione regionale “così fan tutte”.
Sabato Emiliano dal palco si rivolgeva con affetto fraterno al sindaco di Bari de Caro, già suo assessore e candidato alle Europee e nemmeno si era accorto, lui così avveduto e smaliziato (politicamente), che gli stava tirando un micidiale siluro a poche mesi dalle elezioni. Vera, o probabilmente falsa la storia sulla visita dei due alla casa della sorella del boss da lui raccontata sabato durante la manifestazione #iostocondecaro, Michele, secondo l’interpretazione più “buonista”, voleva dimostrare al popolo che i mafiosi lui li ha sempre presi di petto. Oibò.
Anzi dopo ha proclamato, generosamente, che il sindaco non si tocca proprio mentre si stava scatenando il putiferio. Arteriosclerosi? Protagonismo o qualcos’altro? L’ex magistrato appartiene ormai, oltre che alla storia, al filone meridionalista del centro sinistra, fervido sostenitore del “campo largo” con i grillini, gratificati di qualche assessorato in Regione. Amico di Grillo anche dopo che il pugliese Giuseppe Conte ha fatto cadere il governo Draghi alleandosi alla Lega e alla Destra e gettando nella disperazione il PD.
Eppure, nonostante la sua forte attrazione per Beppe, sposò Matteo Renzi, per poi annunziare il suo ingresso nel partito scissionista del pugliese D’Alema e Pier Luigi Bersani (e il povero Speranza che non si è candidato in Basilicata impaurito dalle minacce di morte dei No Vax), salvo poi fare marcia indietro in zona Cesarini, all’ultimo minuto.
Capacità manovriera? Fiuto politico? O secolare trasformismo meridionale? Che dire se non che Emiliano, e il suo mentore Boccia, opera nell’ambito del Pd della Schelein che del Sud non capisce niente. Eh si, perché l’altro gigante della politica meridionale, De Luca, a Elly gliel’ha detto in faccia, Lui, che fra una citazione classica e l’altra, le cose le canta chiare. Lui che senza il terzo mandato a Supergovernatore del Regno di Napoli, nun ce pò proprio campà.
Per il resto è inutile spendere elogi per Vicienzo, bastano le irresistibili imitazioni di Crozza. Ma questa è un’altra storia.