Marcello Mammucari non è più tra noi. L’Editore per antonomasia di Velletri e dintorni ha lasciato la sua vita terrena all’età di 81 anni. Si è spento all’ospedale Paolo Colombo di Velletri.
Difficile raccontare l’uomo e l’imprenditore in questo triste momento di passaggio. Da giovane cronista ho frequentato le fumose stanze di via fontana delle rose, dove era situata la tipografia e la redazione de La Torre, glorioso settimanale di Velletri fondato nel 1969, nel quale ho mosso i primi passi da giornalista, insieme a Guido Di Vito, Massimo Rosatelli, Massimo Tosti, Franco Zaccagnini, Carmelo Borruto, l’avvocato Renato Mammucari, Marco Audino, Silvia Ceccacci, Tommaso Leotta, Spartaco Lamberti, per citare solo alcuni di coloro che hanno costruito l’informazione cittadina e dei Castelli Romani e prima ancora Italo Mariani, Dario Serapiglia e Elio Petrucci.
Tempi epici e pioneristici, quando per fare un giornale si dovevano fare le lastre inchiostrate, le pellicole da impressionare e guai a sbagliare titoli, occhielli e sommari, riletti più e più volte sull’enorme tavolo retroilluminato della tipografia. Erano già una innovazione visto che ancora si usavano i piombi.
Ricordi che affiorano e che sembravano relegati in un lontanissimo passato, che oggi ritornano.
Convintamente uomo di destra, Doc Marcello, come lo chiamavamo noi, o il Dottore come era conosciuto da tutti, non ha mai fatto sconti a nessuno, soprattutto a quelli della sua parte politica. Irriverente, ferrigno, piantagrane, ma buono, a modo suo.
Amato, odiato, temuto e rispettato da tutti, da sempre schierato dalla parte dei più deboli, ci ha insegnato che un giornalista le cose le deve dire, le deve scrivere, non se le deve fare dettare, come purtroppo accade oggi.
Che le notizie te le devi andare a cercare, che le fonti sono sempre importanti e che non bisogna avere paura di scriverle.
Grazie a Lui abbiamo sviluppato la curiosità tipica del giornalista, dell’andare a ricercare le notizie, di sbatterle in prima pagina senza se e senza ma, ad attaccare il potere e il potente di turno. “Questo è un giornale di notizie e non di veline” amava ripeterci e quanto è stato importante questo insegnamento.
Imprenditore ed editore aveva sviluppato la sua attività con lo stabilimento sulla via Nettunese, i lavori per la camera dei deputati, le litografie, i lavori per le più grandi istituzioni nazionali. I libri di cultura, le pubblicazioni di pregio. Una attività avviatissima. Poi, avverse situazioni posero fine a quella esperienza e si ritirò da dove aveva cominciato, a Velletri dando vita oltre alla tipografia anche al più longevo settimanale La Torre, che nei tempi d’oro vendeva ogni sabato in edicola oltre 5000 copie. Un fenomeno editoriale senza precedenti.
Anche qui ha continuato a stampare libri e cataloghi di pregio. La cultura lo appassionava, era un uomo curioso e innovatore nel suo settore. I sistemi di impaginazione su pc, gli investimenti per migliorare il prodotto tipografico.
Caro Doc è proprio vero che “nemo propheta in patria“, ma certo sei stato un punto di riferimento anche dal punto di vista culturale, in un mondo oggi dove, spesso, la vendita di libri è spacciata per cultura, piuttosto che ricercare il bello, approfondire, fornire punti di vista differenti, scoprire il mondo e farlo conoscere, restituire cultura a tutti.
Da un pò di tempo non ti vedevo più passeggiare per il ponte rosso, dove eri solito andare a riflettere, mani dietro la schiena, cappello in testa, con il tuo cane.
La vita ci ha fatto prendere strade e scelte diverse, ma quella percorsa, seppur breve, è stata pregna di insegnamenti, di consigli.
E’ vero, il tuo carattere alle volte era impegnativo per tutti noi, irascibile ed iracondo a volte, ma poi sapevi sempre come ricostruire un rapporto, con una battuta, un caffè o un whisky di quello buono o una cena alla trattoria da Mariani. Tante le nottate passate in redazione, le giornate, la spensieratezza e le preoccupazioni, l’adrenalina per lo scoop della settimana.
Anche noi, che ti abbiamo conosciuto ti abbiamo voluto bene, ognuno a nostro modo.
Hai sempre amato la tua città con le sue contraddizioni, una città che ti deve tanto. Ho letto il commovente ricordo di tuo fratello, l’avvocato Renato Mammucari, intimo, una lettera d’amore al fratello più piccolo, un dolore reso pubblico e che tutti noi, che abbiamo camminato con te, Doc, sentiamo nostro in questo momento.
Non abbiamo fatto in tempo a dirti grazie per quello che sei stato, per quello che hai fatto, per essere stato tra i nostri mentori, ma anche per parlarci con franchezza. Lo faccio oggi, ma non ci potrai leggere e questo sarà un rammarico.
A Dio Doc ti sia lieve la terra e se un domani ci dovessimo incontrare da qualche parte, fa in modo che sia per fare un nuovo giornale.
Alle figlie Carolina e Laura, all’avv. Mammucari, alla famiglia esterniamo i sensi del nostro cordoglio.