Ieri decine di persone sono scese in piazza San Pietro ad Albano per manifestare la propria solidarietà nei confronti dei palestinesi che stanno lottando contro lo sterminio messo in atto dal governo israeliano e sostenuto a piene mani dai governi USA, italiano, britannico e in generale dagli “alleati” della NATO.
“Castelli Romani per la Palestina” ha organizzato un sit-in partecipato, arricchito da una mostra e da molti interventi che hanno spaziato dalla genesi della questione medio-orientale, al colonialismo occidentale e alle conseguenze della seconda guerra mondiale che hanno prodotto 76 anni di violenze, apartheid, sfollamenti, prigionia e massacri da parte dei governi sionisti che non sono iniziati a partire dallo scorso 7 ottobre.
Ad oggi ci sono quasi 40.000 morti accertati tra i palestinesi, uccisi da missili, droni, bombe, armi chimiche, sepolti dalle macerie, polverizzati da armi sofisticate e schiacciati dai carri armati o presi di mira dai cecchini dell’esercito IDF.
Tra questi almeno 15.000 bambini e adolescenti, oltre a 17.000 orfani, 100.000 feriti di cui molti amputati, un trauma continuo tra dolori per la perdita dei propri cari, paura in ogni momento, sfollamenti da una zona ad un’altra in mezzo a strade, tende e spiagge sempre sotto tiro dei sionisti e dei loro sodali.
Gaza è lunga solo 40 km e larga 10 km, per una popolazione paragonabile quasi a quella di Roma ha solo un terzo del territorio rispetto ad essa ed è soprattutto interamente sigillata da oltre 15 anni: si nasce e si muore senza poterne uscire, per volontà dei governi israeliani e dei vicini arabi che hanno le loro responsabilità.
I partecipanti al presidio di solidarietà hanno evidenziato che l’occupazione israeliana ha distrutto tutto il sistema sanitario, mentre le scuole e le università sono prima state chiuse e poi rase al suolo, la popolazione è in una gabbia a cielo aperto esposta ai colpi dell’esercito israeliano, senza acqua, senza cibo, con i camion di aiuti internazionali assaltati dai coloni sotto gli occhi compiaciuti dei militari.
“Centinaia di giornalisti e centinaia di operatori delle organizzazioni ONU sono stati deliberatamente uccisi come mai avvenuto in nessun altro conflitto e qui in Italia i media mainstream si voltano dall’altra parte, anzi si schierano apertamente con l’occupante esultando ad esempio per la liberazione di 4 prigionieri israeliani senza spendere una parola per i 300 morti palestinesi costati per questa operazione, per altro costata la vita ad altri 3 prigionieri.” è stato urlato dal microfono nel corso della manifestazione.
Una situazione a dir poco disumana, un genocidio che appare pianificato, a tutto ciò ormai da mesi si oppone la strenua resistenza di un popolo, che ha saputo delle numerose risoluzioni ONU e delle determinazioni delle due più importanti corti di giustizia internazionale che hanno deliberato per imporre il cessate il fuoco all’occupante il quale, forte del sostegno USA e di altri pochi governi tra cui il nostro, sta proseguendo lo sterminio come se niente fosse.
Nonostante i tentativi, timidi, Israele ha attaccato anche la Cisgiordania, invadendo Gerusalemme Est, arrivando ad arrestare 10.000 persone prelevate nelle città della West Bank, dei quali 5.000 solamente rilasciate.
Dalla piazza di Albano si sono levate le voci di palestinesi, giovani e meno giovani, adolescenti tunisini che, unite a quelle degli altri presenti hanno attirato l’attenzione di chi passava per il corso e si è fermato, si è unito e ha condiviso e discusso sulle questioni esposte.
Dalla manifestazione sono state stigmatizzate anche le violenze dei manganelli della polizia sugli studenti e su alcune manifestazioni a sostegno della causa palestinese, le aggressioni fascio-sioniste a colpi di martello a Chef Rubio, aggredito proprio ai Castelli, anche le bombe carta del 25 aprile tirate contro gli antifascisti dai 300 energumeni provenienti da parte della comunità ebraica romana e lasciati andare via senza conseguenze dalle stesse forze dell’ordine che sono intervenute in malo modo, così come le procure tra cui quella di Roma, contro i manifestanti pro-Palestina.
Prese di posizione sono stare prese dai manifestanti anche contro la “Leonardo spa” che ha stretto accordi per la fornitura militare contro una parte importante del mondo accademico.
Piena solidarietà al popolo Palestinese che non si piega e che continua a resistere sostenuto da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo che sono scese in piazza sfidando le repressioni dei rispettivi governi.
Anche dai Castelli Romani arrivano le richieste di stop al genocidio, la liberazione dei 10.000 palestinesi arbitrariamente detenuti e la fine dell’occupazione di Israele sono state al centro dell’iniziativa che ha sicuramente riscosso largo interesse e partecipazione.
Le prossime iniziative previste sono il corteo di Roma previsto sabato 22 giugno che si concluderà nei pressi della sede della Lega Araba a piazza Fiume ed un pranzo sociale al DLF di Velletri domenica 30 giugno a sostegno della resistenza palestinese e dei tre ragazzi palestinesi detenuti in carcere in Italia da oltre due mesi su richiesta del governo israeliano su cui si vuole far calare il silenzio per la vergogna di una detenzione arbitraria e motivata solo da motivi politici.