Su un isolotto di circa 500 metri di diametro, si erge una fortezza, dove le pur possenti mura sono solo una delle barriere insormontabili. È il carcere borbonico di Santo Stefano, che per la durezza della detenzione e per la sua sicurezza è anche noto come l’Alcatraz italiana.
Venerdì prossimo, 11 ottobre, alle ore 18:00 nella Sala Polivalente della Biblioteca Comunale di Cisterna di Latina, Vittorio Buongiorno, presenterà il suo libro “Fuga da Santo Stefano”, edito da Ultima Spiaggia.
Un libro che ridà spazio e voce a chi, pur essendosi macchiato di crimini efferati, ha lottato fino all’ultimo per la propria libertà.
Costruito nel 1795 secondo il modello del Teatro San Carlo di Napoli, con un punto centrale dal quale si controlla l’intero semicerchio sul quale si aprono le 99 celle dalle quali non si vede neanche il mare, il carcere di Santo Stefano è considerato da sempre un luogo di indicibile sofferenza dal quale era impossibile fuggire.
Buongiorno, basandosi soprattutto, e per la prima volta, sui documenti dell’archivio del carcere, ricostruisce le storie di astuzia e di coraggio, di sfortuna e di disperazione.
C’è il saltimbanco che arriva a Ischia su una barchetta che ha un lenzuolo come vela. Ci sono il bandito e l’assassino che sostengono di essere arrivati a terra su due pneumatici di camion. E chi scompare per sempre, forse in mare, forse dove nessuno li avrebbe più trovati.
Storie individuali che si intrecciano, come in un giallo, con le vicende di un carcere che da “tomba dei vivi” era diventato, negli anni Cinquanta, un carcere modello.
Tutt’intorno alle vicende dei carcerati, tra i quali il compianto presidente della Repubblica Sandro Pertini, c’è la storia d’Italia del primo Novecento, attraversata dal regime fascista, dalla fine della monarchia, dai primi difficili anni della repubblica, fino al 1965, anno in cui il penitenziario fu chiuso e abbandonato.
Alla presentazione di venerdì a Cisterna interverranno il sindaco Valentino Mantini e l’assessore alla Cultura Maria Innamorato. Dialogherà con l’autore Vittorio Buongiorno il giornalista Mauro Nasi.