Limiti di emissione per il 2030 in contraddizione con gli impegni internazionali e le normative ambientali. Queste sono le accuse mosse alla Commissione Europea da due organizzazioni ambientaliste, Climate Action Network (CAN) Europe e Global Legal Action Network (GLAN).
In un comunicato congiunto, le Ong hanno presentato oggi le argomentazioni conclusive in un caso climatico accelerato avviato a febbraio di quest’anno. Le due organizzazioni hanno citato in giudizio la Commissione Europea. L’accusa è di aver stabilito limiti annuali di emissioni illegali per il 2030 per ciascuno Stato membro dell’UE.
Limiti di emissione per il 2030 in contraddizione con gli impegni internazionali e le normative ambientali. Queste sono le accuse mosse alla Commissione Europea da due organizzazioni ambientaliste, Climate Action Network (CAN) Europe e Global Legal Action Network (GLAN).
In un comunicato congiunto, le Ong hanno presentato oggi le argomentazioni conclusive in un caso climatico accelerato avviato a febbraio di quest’anno. Le due organizzazioni hanno citato in giudizio la Commissione Europea, accusandola di aver stabilito limiti annuali di emissioni illegali per il 2030 per ciascuno Stato membro dell’UE.
Le Ong chiedono pertanto all’esecutivo europeo di rivedere il regolamento e di aumentare le ambizioni climatiche globali, puntando ad almeno il 65% di riduzione lorda delle emissioni entro il 2030.
Come spiegato nella nota, un’udienza presso il Tribunale generale potrebbe tenersi nella seconda metà del 2025, con una possibile sentenza all’inizio del 2026. “Dobbiamo usare tutti i canali disponibili per spingere la Commissione europea a riportare l’ambizione climatica dell’Ue sulla buona strada con la sua giusta quota per l’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi”, ha dichiarato Sven Harmeling, responsabile del clima presso Can Europe.
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