Continuiamo il nostro viaggio nel mondo Ares118. Dopo aver visto alcune delle criticità messe nero su bianco dalla Fials, sindacato autonomo che ha aperto una riflessione sulle inefficienze e i problemi del servizio.
Il Sindacato ha chiesto ai vertici Ares di porre rimedio a questa situazione che si trascina da tempo. Così dopo aver parlato del fenomeno che riguarda gli autisti che devono svolgere il lavoro di soccorritori, senza avere nessun riconoscimento normativo e giuridico, dopo aver parlato del blocco delle ambulanze negli ospedali, adesso è arrivato il momento di conoscere le postazioni del 118 dislocate sul territorio.
Cominciamo con la postazione di Zagarolo, dove per il personale sanitario salire in ambulanza è già una emergenza, oltre che una impresa.
La vicenda di questa postazione è squisitamente politica, un rimpallo tra le amministrazioni di Zagarolo e quella di Palestrina, che afferiscono alla Asl Rm5. La prima non vuole cedere la postazione, la seconda la pretende essendo sede dell’Ospedale.
Di fatto accade questo. La postazione dell’Ares118 è a Zagarolo ubicata nella Casa della salute, dentro un gabbiotto prefabbricato distante circa 150 metri all’interno della casa della salute.
Questo sarebbe già strano, ma sarebbe poco male se a fianco ci fosse il mezzo parcheggiato.
Invece l’ambulanza dell’Ares non riesce ad entrare nella Casa della salute banalmente perché è troppo stretto l’ingresso, solo due metri e venticinque centimetri, così l’ambulanza dell’Ares è costretta a parcheggiare in strada, in pieno centro storico, in un parcheggio riservato di fronte all’ex Rsa della Regione chiusa da tempo, distante 150 metri da farsi in salita..
Un parcheggio riservato, che però, spesso è occupato dalle macchine e quindi l’ambulanza deve letteralmente cercare parcheggio, a volte distante dalla Casa della salute.
Già così sarebbe incredibile crederci, ma basta vedere le foto per rendersene conto.
Una infinità di volte è stato sollevato il problema, ma mai è stato scritto qualcosa, fatto un documento, un intervento. Neanche una interrogazione parlamentare,, fatta qualche tempo fa, è servita a risolvere la situazione.
Di fatto l’entrata della Casa della salute, sarebbe fuori norma per un mezzo sanitario, figuriamoci cosa potrebbe accadere se si necessitasse dell’intervento di un mezzo dei vigili del fuoco. Di fatto è proprio il luogo che non va bene e che non rispetterebbe i canoni per ospitare una postazione del 118.
Il personale è allocato in un gabbiotto nel piazzale della Casa della salute e dista quasi 150 metri dall’ingresso. Ogni volta, quindi, i sanitari debbono fare delle vere corse da centometristi, con borse sanitarie, bombole e quant’altro per rispondere entro 5 minuti dalla chiamata di emergenza. Fatto questo che non sempre riesce.
Inoltre ci sarebbe anche un problema legato ai mezzi necessari per coprire il territorio, perché la postazione di Zagarolo copre un territorio che va fino a Borghesiana, abbondantemente oltre i 100 mila abitanti.
Secondo le disposizione del servizio, sarebbe necessaria una seconda ambulanza, ma dove la dovrebbero mettere una seconda ambulanza a Zagarolo, visto che a mala pena se ne riesce ad averne una sola?
La normativa infatti dice che “E’ necessario un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti disposto su un territorio di 350 km quadrati, ma qualora la densità di popolazione sia maggiore su un territorio meno vasto, occorre implementare il servizio con almeno due mezzi di soccorso“
E’ evidente che servirebbe, oltre che ad una seconda ambulanza, anche una nuova postazione Ares118, efficiente e a norma, come la stessa Fials ha sottolineato in una lettera inviata formalmente ai vertici Ares regionali.
Un problema di campanile dicono in molti, e questo lo riscontra già nel nome della postazione Ares118 di Zagarolo ex Palestrina e già fa ridere così.
Una situazione imbarazzante per un servizio di emergenza che dovrebbe essere tempestivo.
Inoltre esiste un altro problema legato proprio alla gestione dell’ambulanza; al cambio ambulanza, che non sarebbe possibile fare, se non in mezzo alla strada, oppure quando c’è la necessità di lavarla, di sanificarla, dove dovrebbero farlo? In piazza? E come fare per l’allestimento, la ricarica elettrica e il rifornimento del mezzo di medicinali e bombole d’ossigeno, visto che non può entrare nella Casa della salute e viene parcheggiata a 150 metri di distanza in mezzo alla strada?
Come se non bastasse i telefoni cellulari non hanno ricezione, per cui nemmeno il tablet in dotazione ha ricezione utile per rispondere alla chiamata richiesta dalla Centrale operativa di Roma.
Così la Fials ha fatto quello che un sindacato normalmente dovrebbe fare, segnalarlo all’azienda: “La situazione è abbastanza complicata e di certo non può essere questo lo standard, è necessaria una riflessione su questa situazione che sfoci nella risoluzione del problema a vantaggio degli operatori del 118, ma soprattutto dei cittadini che vi si rivolgono” Hanno detto i vertici sindacali della Fials.
Vedendo foto e postazione nasce però una riflessione: ma è mai possibile che in questi anni non sia stata trovata una soluzione? Se il territorio è vasto perché non si è pensato di mettere una seconda ambulanza? Perché le amministrazioni comunali, invece di discutere sulla paternità della postazione, non sono riuscite a trovare una soluzione vantaggiosa per tutti i cittadini? Domande che si pongono in molti e che dovrebbero trovare una risposta, intanto dalle amministrazioni locali, poi con un intervento dell’Ares e della stessa regione Lazio, per evitare che questa situazione diventi un disservizio.