Come si svolge il servizio dell’Ares118? Come è organizzato sul territorio? Esiste una legge viene applicata? L’utenza è sempre al centro dell’organizzazione del servizio di emergenza? Il personale che interviene è preparato e formato adeguatamente?
Sono solo alcune delle domande che ci sono venute in mente, leggendo con attenzione il comunicato che la Fials che abbiamo pubblicato due giorni fa e nel quale vengono evidenziate delle criticità che, al netto delle opportune verifiche che andranno fatte su tutti i punti elencati, lasciano dei dubbi su come questo servizio, molto delicato per i cittadini, venga svolto e anche un pò di amaro in bocca.
Cominciamo quindi con capire come si muovono i mezzi del 118 con quale e quanto personale.
Sempre più spesso, quando avvengono interventi delle ambulanze dell’Ares 118, nella maggior parte dei casi il personale a bordo è composto da due persone: l’autista e l’infermiere. Manca la terza figura, quella del barelliere o soccorritore, perché ormai ne sono rimasti pochi e l’Ares non ha ancora predisposto un piano assunzionale al riguardo.
Ma come è possibile tutto ciò se la normativa prevede almeno un equipaggio di tre persone? Le regioni a cui è demandato l’efficienza del servizio tramite l’Ares 118, agiscono diversamente l’una dall’altra. Così nel Lazio, molto spesso il personale impiegato per questo servizio da tre persone, autista, barelliere e infermiere si riduce a due, autista e infermiere.
E qui nasce un vulnus. Infatti l’autista dei mezzi del 118 dovrebbe fare l’autista, invece molto spesso è chiamato a svolgere anche funzioni da soccorritore pur non avendo un inquadramento adeguato.
Nel Lazio funziona che agli autisti del 118 vengono fatti dei corsi di formazione di una giornata per conoscere le tecniche di Blsd, per usare un massaggiatore automatico, per l’uso della macchina laringea.
Brevi corsi di formazione che danno una “infarinatura” sull’uso di queste tecniche che poi nella pratica quotidiana gli autisti del 118 debbono svolgere come, per esempio, aiutare l’infermiere a posizionare l’ammalato sulla barella, trasportare la borsa medica, se serve usare uno stick glicemico, oppure prendere la pressione o verificare il grado di saturazione.
Tutte pratiche che dovrebbe fare l’infermiere, il quale però, nel corso di un intervento di emergenza, non può essere uno e trino.
Da queste lacune nascono le lamentele della Fials, visto che gli equipaggi escono quasi sempre in due ed i rischi sono sempre dietro l’angolo.
Infatti se dovesse succedere qualcosa, i pazienti o i loro familiari possono sporgere denunce verso il personale del 118 intervenuto e questo ogni volta che capita crea situazioni spiacevoli e difficili da gestire.
Il 7 luglio 2021 è stato depositato presso la camera dei Deputati un disegno di legge per incardinare la figura del soccorritore, che non è attualmente normata e che potrebbe invece supplire a questa carenza.
Il soccorritore, secondo lo spirito del disegno di legge è quella persona che, intervenendo nelle emergenze ha specifiche competenze di base, anche di natura infermieristica per supportare adeguatamente l’infermiere intervenuto nel corso dell’emergenza.
Ma di questo disegno di legge si sono perse le tracce. All’articolo 3 del disegno di legge si definiscono le competenze e le peculiarità della figura dell’autista soccorritore, riconoscendo dignità a questa figura professionale inesistente teoricamente, ma presente praticamente ogni giorno sulle ambulanze del 118.
Molto spesso gli autisti, che dovrebbero stare sul mezzo, scendono dallo stesso, aiutano l’infermiere svolgono interventi di carattere sanitario, con i rischi che questo comporta e senza nessun tipo di riconoscimento professionale.
Un vero vulnus che non si riesce a sanare. Così alcune Regioni virtuose prevedono formazione specifica, altre un pò meno.
Resta il fatto che gli equipaggi escono sempre con il personale al limite, con i rischi che questo comporta.
Per questo il Sindacato ha evidenziato questa criticità chiedendo all’Ares 118 del Lazio di affrontare il problema.