Che l’Ares118 abbia una serie di problematiche è ormai cosa nota, come anche l’inchiesta che si sta portando avanti con l’obiettivo di migliorare il servizio.
Così dopo le disfunzioni sui presidi, sulla carenza dei mezzi, sui concorsi di assunzione del personale per il giubileo, adesso in Ares 118 si scopre un altro vaso di pandora.
E’ quello che riguarda l’assegnazione degli incarichi di funzioni, meglio conosciute come posizione organizzative e il ruolo dei sindacalisti nell’azienda.
Da quanto afferma la Fials – l’organizzazione sindacale che sta facendo una battaglia sindacale per evidenziare le criticità e dare risposte ai lavoratori – avvengono in Ares118 alcune strane coincidenze e alcune strane modalità di rapporto tra le posizioni sindacali, a volte coincidenti con gli incarichi di funzione e gli stessi lavoratori.
E questo sarebbe anche un problema atavico e una violazione delle norme. L’accusa della Fials è forte e precisa verso altre sigle sindacali, ma soprattutto verso la dirigenza dell’Are118, alla quale la Fials ha scritto una nota, già dal 13 gennaio, per chiedere risposte in merito, che ad oggi non sono ancora arrivate.
“Tanti lavoratori denunciano situazioni in cui molte posizioni con incarichi di funzione hanno l’incarico sindacale quadro e nonostante l’incompatibilità legiferata da molteplici normative, questa situazione viene reiterata e i dipendenti costretti ad una adesione sindacale richiesta dai propri dirigenti, al fine di dover ottenere quello che dovrebbe essere il proprio diritto incontrovertibile.” Afferma la Fials nella nota indirizzata ai vertici aziendali.
“La nostra non è una azione contro il sindacato in quanto tale, ma contro coloro che interpretano questo ruolo di tutela e salvaguardia dei lavoratori in maniera molto border line” Dicono dalla sede della Fials.
“Nell’ambito del percorso di conferimento degli incarichi di funzione un aspetto delicato e controverso è quello della compatibilità tra incarico di funzione e lo svolgimento di attività sindacale.” Prosegue la nota sindacale.
“In termini generali una eventuale incompatibilità discende solo da valutazioni di opportunità, anche riconducibili ai contenuti generici degli artt. 6 e 7 del d.P.R. 62/2013. ” Dice la Fials che aggiunge
“Sul piano normativo la norma cui occorre fare riferimento è l’art. 53, comma 1-bis del d.lgs. 165/2001 che stabilisce che “non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni ”.
E qui, infatti cascherebbe il proverbiale asino. Molte di queste le posizioni organizzative sarebbero state assegnate anche a dirigenti sindacali ancora in funzione tutt’oggi, da qui la segnalazione della Fials relativamente alla violazione presunta delle normative.
“Tale divieto è stato introdotto dal decreto 150 del 2009 (il cosiddetto decreto Brunetta) che ha novellato il decreto 165/2001. Per poter giungere ad una conclusione approfondita è necessario fissare il perimetro oggettivo di applicazione del divieto e comprendere esattamente cosa si intende con “cariche in organizzazioni sindacali”. Prosegue nella disamina la Fials.
“Riguardo all’interpretazione complessiva della norma si richiama la circolare n. 11 del 6.8.2010, con la quale l’allora Ministro Brunetta illustrò nei dettagli gli aspetti applicativi. La circolare premette che essa “riguarda direttamente le amministrazioni dello Stato.“
Le aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale hanno dunque l’obbligo di adeguamento e in tale sede possono esser effettuate valutazioni di merito.
Ed ecco l’affondo del sindacato che punta l’indice contro un modus operandi relativo agli incarichi di funzione e sindacali, che invece di estendere la tutela dei lavori, contribuisce invece a diventare, per chi occupa un ruolo sindacale e di funzione, una sorta di “bacino d’utenza privilegiato” per un proselitismo più di facciata che di necessità.
“In virtù di quanto è evidenziato in giurisprudenza le normative vigenti che tutelano l’incolumità del lavoratore sono molteplici e riteniamo che sia essenziale poterle citare al fine di abolire iniquità e angheria, costringendo il lavoratore a dover scendere a compromessi con determinate sigle sindacali anche contro il proprio volere e a volte con l’inganno perché neo assunti, con la promessa di poter ottenere dei profitti personali, previo l’iscrizione al sindacato di pertinenza nella propria macro area.” Un atto d’accusa forte e circostanziato che la Fials sarebbe in grado anche di poter dimostrare come infatti afferma
“Potremmo citare casi evidenti reali ma per il diritto di riservatezza e la tutela dei lavoratori, questa organizzazione sindacali, si astiene da esporli ” Afferma la Fials che chiude auspicando una inversione di tendenza
“Riteniamo auspicabile un cambiamento prossimo venturo al fine di poter trasmettere a tutti i lavoratori di questa azienda una serenità psicologica, sociale ed economica tale da poter espletare il nostro compito nobile come quello del mantenimento e della salvezza della vita umana.“
Una pratica corretta? Una interpretazione border line? Una palese violazione? Certo il Direttore Generale Narciso Mostarda avrà molto da approfondire su come sono state gestite le assegnazioni di queste mansioni.
Ma senza andare troppo lontano però, pare che questa stessa procedura, o modus operandi, sia utilizzato anche nelle ASL, come già è emerso nell’accordo sulle posizioni organizzative che il dimissionario Commissario Straordinario della ASL Rm6, Marchitelli ha firmato pochi giorni prima di essere nominato Direttore Generale ad Alessandria.