La sala parrocchiale non è riuscita a contenere i cittadini che hanno partecipato alla assemblea pubblica organizzata dal Comitato Uniti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, ad Artena sulla controversa vicenda dei lavori di ampliamento dello stabilimento della Fassa e Bortolo.
Cittadini, comitati, sindaci e amministratori locali, associazioni, hanno voluto far sentire la loro vicinanza al Comitato e alla città di Artena che questa volta si è schierata, finalmente, dalla parte giusta.
Tanti gli interventi, le sottolineature, le precisazioni sulla pericolosità di questo ampliamento per l’impatto ambientale e sulla salute che la messa a regime dell’impianto porterà su tutto il territorio. Un impatto ambientale che coinvolge un territorio nel quale sono insediati ben 25 comuni, diversi dei quali però assenti all’incontro, come per esempio il Sindaco di Velletri Ascanio Cascella. Presente il Sindaco di Lariano, Raffaele Montecuollo con il suo assessore Ferrante Carrante, che però oltre a non intervenire hanno lasciato la riunione dopo poco più di un ora dal suo inizio.
Chiarite subito le posizioni, la battaglia per impedire la realizzazione dell’eco mostro industriale andrà avanti, nonostante il Consiglio di Stato – appellandosi ad un cavillo normativo sui termini del ricorso – lo abbia rigettato dando modo così alla Fassa di poter riprendere i lavori di ampliamento della struttura.
Ma non bisogna perdere tempo e soprattutto questa battaglia non può essere portata avanti solo dal comitato o dal Sindaco di Cori o di Artena, come ha detto la sindaca Silvia Carocci “Questa battaglia la dobbiamo fare tutti insieme, cittadini, comitati e istituzioni. Solo così possiamo fermare la realizzazione di questo impianto“.
Dagli interventi sono uscite due linee di azione. La prima spiegata dal Sindaco di Cori De Lillis riguarda una azione giuridica che punta alla revocazione della sentenza del Consiglio di Stato. Una strada non semplice ma di sicuro non impossibile da perseguire, che necessita di un supporto documentale e giurisprudenziale importante.
Ma gli elementi non mancano. Va anche detto che il Consiglio di Stato nella sua sentenza di luglio, si è appellata al fatto che oltre all’impugnativa del PUAR andava impugnata anche la VIA, una forzatura della normativa o estensione della stessa secondo alcuni interventi, visto che sarebbe bastato solo impugnare il PUAR, per discutere del merito.
Quindi la questione è appunto cavillosa ma percorribile e sulla quale i legali stanno lavorando, ribadendo tra l’altro la pericolosità dal punto di vista dell’impatto sulla salute che questo impianto produrrà e sull’impatto ambientale che stravolgerebbe per sempre il territorio.
L’altra strada invece l’ha indicata il sindaco di Artena Silvia Carocci nel suo lungo ma preciso intervento. Quella di aprire un tavolo con la Regione Lazio ed affrontare la questione da un punto di vista urbanistico.
Neanche troppo tra le righe il Sindaco Carocci e prima alcuni altri interventi dei componenti del Comitato, hanno posto l’accento sulle autorizzazioni urbanistiche a maglie larghe, per così dire, con concessioni che sarebbero scadute rispetto ai tempi previsti per la realizzazione delle opere e che nessuno mai dal Comune di Artena ha contestato alla Fassa, o di opere di urbanizzazione che la stessa società che produce cemento avrebbe dovuto fare e non ha mai fatto, pena appunto al decadenza delle autorizzazioni urbanistiche.
Un vero dossier che la Sindaca Carocci sta costruendo con l’ausilio dei tecnici comunali e non solo, che sta coinvolgendo tutta la giunta comunale.
Il tavolo di confronto con la Regione sta andando avanti e nell’ultimo incontro alla presenza dell’Arpa gli stessi tecnici hanno affermato che la presenza contemporanea dell’ampliamento dello stabilimento e del possibile insediamento della centrale biogas – il cui progetto giace sul tavolo del sindaco di Artena – potrebbe comportare un impatto ambientale considerevole, tale da dovere rivedere l’intera valutazione di impatto ambientale.
Il sindaco di Cori, De Lillis ha sottolineato che “Il comune di Cori è stato in prima linea fin da subito, ha promosso il ricorso al quale poi si sono aggiunti altri comuni e siamo convinti che la battaglia vada fatta tutti insieme per salvaguardare questo territorio. Dobbiamo anche mobilitarci con iniziative politiche e manifestazioni pubbliche coinvolgendo anche la Regione Lazio“.
Anche il vice sindaco di Colleferro Giulio Calamita ha sottolineato l’importanza di fermare questo progetto per evitare quanto è già accaduto in passato sul territorio di Colleferro “Siamo pronti a schierarci in questa battaglia, come abbiamo già fatto e come abbiamo fatto sul nostro territorio impedendo per esempio al cementificio di poter produrre energia briciando i rifiuti ottenendo una sentenza a nostro favore“.
Dello stesso tenore anche Quirino Briganti presidente della Compagnia dei Lepini “Dobbiamo anche decidere una volta per tutte quale è la vocazione e l’indirizzo che volgiamo dare al nostro territorio. Se quello della valorizzazione ambientale, storico, culturale ed agricolo, o quello dei piani industriali che questo territorio vanno a snaturare. Io credo che dobbiamo essere coerenti con noi stessi, fare autocritica ed esperire tutte le azioni possibili per scongiurare questo intervento e tornare a mettere al centro la naturale vocazione di questo territorio che va dai Lepini fino ai Castelli Romani“
Particolarmente interessanti gli interventi dei componenti del Comitato che hanno dimostrato come e quali siano i pericoli per la salute e l’ambiente di questo ampliamento, dalle microparticelle, al rischio dell’innalzamento dei valori delle polveri sottili per i fumi derivanti dalla combustione per produrre energia agli impianti, all’impatto pesantissimo del traffico dei tir da e per lo stabilimento, che già oggi creano non pochi problemi e sul raddoppio della presenza di monossido di carbonio.
Altro aspetto importante lo studio urbanistico fatto dal comitato, con dovizia di documenti e argomentazioni legali a sostegno delle storture amministrative che si sono succedute negli anni, a partire dal 2008 ad 2023, tra i quali la possibilità di scaricare nel fosso adiacente che non poteva essere autorizzato.
Tra gli altri interventi quelli di Enrico Del Vescovo di Italia Nostra Castelli Romani che ha ribadito la disponibilità dell’associazione nel sostenere questa battaglia e della necessità di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, di Ilaria Usai per il Comitato per le future generazioni che oltre al sostengo alla battaglia contro l’ampliamento della Fassa, ha ricordato anche la battaglia che si sta facendo contro la realizzazione dell’inceneritore di Santa Palomba, aggiungendo che i soli esposti non sono sufficienti “Se vogliamo vincere questa battaglia – ha aggiunto Ilaria Usai – dobbiamo spingere alla mobilitazione i cittadini di un vasto territorio che va dai Monti Lepini ai Castelli Romani, unendo le vertenze in atto, dall’Inceneritore di Albano, alla Fassa, alla Cisterna Valmontone“. Anche Carlo Scaccia presidente del Monumento Naturale ha sottolineato l’importanza di questa azione ribadendo il suo sostegno e vicinanza.
Per dirla calcisticamente, la partita dunque prosegue. Da ieri è iniziato il secondo tempo, che dovrà vedere un maggiore coinvolgimento delle istituzioni locali e dei cittadini al fine di scongiurare il depauperamento del territorio, le ricadute ambientali e di salute su tutti i cittadini.
Nelle prossime settimane laspunta.it, farà un focus su questa vicenda facendo parlare, come è nostro solito, i documenti ufficiali, dai quali oltre a capire come stanno le cose, si potranno evincere eventuali responsabilità, che come sempre hanno un nome e un cognome. Che non terremo nascosti.