Oggi a Latina si è tenuto un corteo molto partecipato, partito da Piazzale delle Autolinee fino alla Prefettura.
La Comunità indiana del Lazio è scesa in piazza, affiancata dal sindacato di Base (USB), dalla Cisl e dalla Uil per protestare sulle condizioni di lavoro dei braccianti dopo la morte di Satnam Singh.
Presente anche la politica, con la Sindaca di Latina Matilde Celentano che ha annunciato il lutto cittadino. Insieme al sindaco anche presidente della Provincia il consigliere regionale Tiero e una rappresentanza della Coldiretti, il comune di Cisterna di Latina, il sindaco di Aprilia, Principi.
A proclamare la manifestazione la Comunità Indiana del Lazio, la Fai Cisl e la Uila UIl che hanno aderito alla mobilitazione proclamando lo sciopero del settore agricolo. Diverse le delegazioni di Fai e Uila provenienti da tutta Italia, da Cesena, Alto Adige, Caserta, Forli, Ravenna, Caserta, Avellino, Milano, Monza, dalla Basilicata,
In piazza anche l’USB che aveva raccolto l’invito della Comunità Indiana, ma il sindacato di base non appena ha ascoltato le parole dei sindacati confederali, polemicamente ha abbandonato la piazza, insieme alla rappresentanza di Potere al Popolo.
Durante lo spezzone dell’USB si sono alternati vari interventi; il più duro è stato quello di Giuliano Granato di Potere al Popolo, che ha accusato la politica di essere compiacente con una certa imprenditoria.
Uno degli slogan più ripetuti è stato “permesso di soggiorno per tutti”.
Molti lavoratori migranti hanno sottolineato come fare il bracciante, in certe condizioni, equivalga a sfruttamento puro, essendo costretti a uno stipendio da fame solo per ottenere il permesso di soggiorno.
Non si placano quindi le proteste e le manifestazioni dopo la morte di Satnam Singh che ha riaperto il dibattito sul tema del caporalato, pratica mai debellata soprattutto nell’Agro Pontino.
Nel corso della manifestazione è spuntato un testimone di questa orribile vicenda intervista da Latina Today da Skytg24. Aiutato da un suo connazionale che parla italiano, ha descritto i momenti dell’incidente.
Ha detto di aver sentito le urla del “padrone” di essersi precipitato e di aver chiesto di chiamare i soccorsi, ma – secondo la sua testimonianza – il datore di lavoro avrebbe detto che non era possibile far arrivare l’ambulanza nei campi e che Satnam era già morto.
Il giovane bracciante testimone dell’incidente ha anche riferito che Lovato alle richieste di aiuto avrebbe risposto con bestemmie e parolacce.
Se queste affermazioni trovassero riscontro la posizione del titolare dell’azienda, Antonello Lovato si aggreverebbero ancor di più, anche alla luce delle anticipazioni dell’autopsia.
Dal palco gli interventi di Fai Cisl e Uila Uil che hanno condannato fermamente quanto è accaduto.
Il Segretario generale della Fai Cisl, Rota ha puntato il dito sui 4 milioni di euro del Pnnr destinati all’inclusione e all’accoglienza che a Latina e provincia non si sono ancora visti.
“Vogliamo diritti sul lavoro Vogliamo giustizia. Vogliamo che quello che è accaduto a Satnam non succeda più”, ha detto il presidente della comunità indiana del Lazio, Gurmukh Sing.
Una richiesta legittima, un grido che si leva e che ora le istituzioni e le organizzazioni sindacali devono trasformare in azione, a cominciare dalla cancellazione della Bossi-Fini questa legge controversa sull’immigrazione che di fatto ha generato questo fenomeno, come hanno anche ribadito i sindacati.
Così come le Coldiretti, Cia e Confagricoltura dovrebbero incentivare le proprie aziende ad aderire alla rete del lavoro agricolo di qualità visto che di 7000 aziende in provincia di Latina, solo 170 hanno aderito.
Aderire alla rete agricola, significa certificare la regolarità aziendale ed ottenere degli sgravi. Già questo sarebbe un segnale di inversione di tendenza, oltre alle parole e allo sdegno.