Il Tribunale di Velletri mette la parola fine alla drammatica esperienza della capo d’Anzio spa, società partecipata dal comune di Anzio per il 61% e al 30% da un privato.
Il 4 luglio il Giudice del Tribunale, Francesca Aratari, dopo aver esaminato la richiesta dell’ex socio privato Marconi, ha rilevato che “i soli ricavi della gestione del porto turistico e degli altri servizi non consentono di pagare con regolarità i propri fornitori”.
Il giudice ha infatti decreto la messa in liquidazione della società dando avvio alla procedura per l’insinuazione dei creditori e la verifica dello stato passivo patrimoniale, nominando due commissari liquidatori nelle persone dell’avvocato Antonio Giovannoni e il dr. Marco Coculo.
La società che doveva realizzare il megaporto non solo non ha messo una pietra, ha invece lasciato il porto in condizioni al limite della navigabilità, accumulando negli anni circa 3 milioni e mezzo di debiti.
Tra i creditori ci sono i fornitori, l’erario, la Regione Lazio e il comune stesso, che ha dato alla società circa 800 mila euro senza mai averli recuperati.
Nella sentenza n. 56/2024 il giudice ha stabilito ai creditori a vario titolo di poter presentare istanza di insinuazione per la certificazione dei crediti, termine che scadrà il 27 settembre prossimo, mentre l’udienza per l’esame dello stato passivo è stata programmata per il prossimo 29 ottobre 2024.
“In questa vicenda la destra che ha governato negli ultimi 25 anni ha sbagliato tutto: un progetto faraonico e finanziariamente insostenibile; una concessione demaniale presa, in accordo con la Giunta Polverini, nel pieno di una crisi economico-finanziaria globale; la scelta di un socio privato predatorio che ha fatto ostruzionismo per poi chiedere il conto e infine, la collusione con la criminalità organizzata, che ha impedito alla società pubblica di avere ricavi dai parcheggi per Ponza per fare un favore alle cooperative legate alla camorra come evidenziato dall’inchiesta Malasuerte del 2017, prima dell’inchiesta Tritone” Ha affermato in un commento Alternativa per Anzio.
Dalle carte dell’inchiesta, infatti i parcheggi erano in mano ad una cooperativa, che dovette cedere la metà degli introiti ad un’altra cooperativa in odore di camorra.
Una situazione che invece di trovare la schiena dritta degli amministratori dell’epoca portò ad una mediazione tra le due cooperative, come ricostruito dall’inchiesta.
La Sentenza del Tribunale è emblematica della modalità di gestione della società controllata dal Comune al 61% governato all’epoca dei fatti dal centro destra, in un passaggio si legge infatti: “gli investimenti effettuati nel 2022 in assenza di finanziamento da parte del sistema bancario e da parte del Comune, sono stati finanziati con la postergazione dei pagamenti dei fornitori e di altri debiti che si sono riversati nella gestione 2023/2024”.
“Accumulazione di debiti senza alcuna idea di futuro, la quintessenza della classe politica della destra anziate che ci ha lasciato anche in questo caso solo macerie” precisa Alternativa per Anzio.
Dopo l’inchiesta Tritone, la Capo d’Anzio tornò in possesso dei parcheggi e gli introiti aumentarono di molto ma il progetto originario lentamente è naufragato arrivando alla liquidazione dello scorso 4 luglio.
Ora che cosa succederà? Intanto è da verificare se il Commissario prefettizio ha in animo di avviare l’iter di decadenza della concessione, visto che dopo 11 anni nulla è stato fatto. Ma anche questa ipotesi sembra complicata anche per via della liquidazione della Capo d’Anzio che è controllata dal Comune il quale deve riavere dalla stessa società ben 800 mila euro.
“Bisogna capire l’ipotesi di concordato, bisogna capire bene la normativa e i margini, si entra in un campo molto tecnico. Bisogna capire come minimizzare il colpo sulle casse comunali, ed evitare che siano i cittadini a pagare le decime” dicono da Alternativa per Anzio.
“Resta il giudizio politico. Dopo 25 anni di false promesse e di campagne elettorali costruite dal centro destra sull’illusione del megaporto questo è l’epilogo”