Ospitiamo l’intervento del Segretario Provinciale di Azione, Davide Zingaretti sulla vicenda Acqualatina, che senza mezzi termini boccia l’attuale gestione di Acqualatina e scopre le carte sui motivi per cui i Comuni non hanno più il controllo della società partecipata.
La vicenda relativa alla gestione di Acqualatina, in particolare per le tematiche riguardanti le tariffe e il contrasto alla dispersione idrica, impone (o almeno dovrebbe imporre) alle Amministrazioni Comunali e a tutta la politica una riflessione sui passi concreti da mettere in campo.
La nostra provincia conferma il primato di avere le tariffe tra le più alte d’Italia anche se, in linea teorica, il sistema a tariffa dovrebbe prevedere pagamenti commisurati alla controprestazione ricevuta. A Latina e provincia sappiamo che non ha mai funzionato così.
La convenzione di gestione tra ATO 4 e Acqualatina Spa scadrà il 2 agosto 2032. Ci chiediamo se tra otto anni questo modello di gestione possa essere ritenuto soddisfacente o meno. La nostra risposta è no, e la nostra non è una risposta ideologica.
La Conferenza dell’A.T.O. 4 LT scelse a suo tempo, come forma di gestione, la costituzione di una S.p.A. a prevalente capitale pubblico (51% detenuto dai comuni dell’ATO) con un socio privato di minoranza (49%) selezionato con gara europea.
In realtà, il 19 dicembre 2008 parte dei soci pubblici ed esattamente il Comune di Sperlonga, il Comune di Sonnino, il Comune di Cisterna di Latina, il Comune di Lenola, il Comune di Minturno, il Comune di Terracina, il Comune di Fondi, il Comune di Santi Cosma e Damiano, il Comune di Sabaudia ed il Comune di Latina sottoscrissero un contratto di pegno di azioni, quelle detenute per il “controllo” della società pubblica Acqualatina, a fronte del finanziamento da parte della DEPFA Bank di 105 milioni di euro ad Acqualatina.
Tutti questi comuni hanno girato in garanzia le loro azioni a favore dei “creditori garantiti” e, in cambio, hanno accettato la clausola di non poter mai votare un “evento rilevante” per il finanziatore o comunque tale da creare pregiudizio al pegno o alla banca finanziatrice.
L’evento rilevante è considerato tale dal soggetto finanziatore quando, a suo giudizio, possa recargli pregiudizio finanziario, ad esempio è stato considerato tale l’esercizio del diritto di voto da parte dei Sindaci contrario all’aumento delle tariffe.
In buona sostanza, tutti i Comuni che hanno costituito il pegno sulle proprie azioni, hanno abdicato al pieno potere di controllo pubblico sulla società Acqualatina poiché in caso di voto pregiudizievole per il finanziatore, questo può surrogarsi nel diritto di voto e presentarsi in assemblea al posto dei comuni finanziati.
Alla DEPFA Bank è oggi subentrata la FMS WERTMANAGEMENT che sostanzialmente controlla il 24,82904% del capitale sociale nel caso in cui i comuni finanziati votino “male” determinando “eventi rilevanti” e pregiudizievoli per il finanziatore.
Questo vuol dire che i Comuni che possono esercitare liberamente il loro potere di controllo pubblico rappresentano solo il 26,17096% del capitale sociale e non il 51% del capitale sociale come appare formalmente.
Pertanto, Acqualatina per obblighi finanziari e societari deve generare profitto e utile orientato a garantire innanzi tutto il socio finanziatore e il socio privato.
Il costo del finanziamento deve rientrare negli equilibri economico finanziari di Acqualatina e quindi grava sulla tariffa applicata all’utente finale.
Questo modello di governance ad Azione non piace e lavoreremo da subito per far sì che questo modello scompaia per sempre.
È un sistema di gestione della cosa pubblica né pubblico, né privato: è semplicemente opaco.
Questo ci porta al contingente: come può questo modello di governance garantire l’effettivo controllo da parte dell’ATO 4 dei livelli dei servizi, dell’adeguatezza e congruità (anche in termini di costi) degli investimenti e, men che meno, una ragionevole applicazione delle tariffe? Come può garantire quell’idea di fondo che il sistema a tariffa (come nei rifiuti) dovrebbe far pagare meno i cittadini?
In realtà le classi dirigenti di questo Paese, e della nostra Provincia in particolare, hanno scaricato il costo delle loro inefficienze e del clientelismo sulle tasche dei cittadini, avendo l’accortezza di non dirglielo.
Noi lo diciamo ad alta voce. Questo sistema non ci piace e Azione proseguirà in un lavoro dettagliato e determinato per cambiarlo avendo sempre ben chiaro l’obiettivo di una gestione pubblica.
Davide Zingaretti, segretario provinciale di Azione