Non ci viene un altro termine per definire quello che abbiamo visto in questi giorni.
Soprattutto quando ci hanno portato le foto che vedete pubblicate. Non nascondiamo che alla loro visione siamo sobbalzati.
Le immagini e quanto abbiamo visivamente osservato, non riguardano i tagli oggetto del processo a carico della ditta assegnataria del bando, ma sono immagini riguardanti i tagli programmati successivamente e che si stanno ultimando in questi giorni.
L’intera collina sovrastante l’ex rifugio della forestale completamente semi-denudata dagli alberi, con piste aperte in ogni direzione.
La Donzelletta scoperchiata dalle chiome dei castagni, tanto da sembrare una testa calva e poi il taglio in contrada Tevola, dove gli alberi hanno lasciato spazio al terreno brullo che sembra quasi volere inghiottire le abitazioni sottostanti.
Un pugno allo stomaco, soprattutto per chi ama andare in montagna e magari vorrebbe vederla sempre preservata, rigogliosa.
Ma oltre all’impatto per le operazioni di taglio, l’altro aspetto che lascia perplessi sono le tante piste che sembrano diventate carreggiabili, che di certo non contribuiscono a tranquillizzare l’animo di chi guarda.
Un fenomeno, quelle delle piste, che lascia qualche perplessità soprattutto leggendo i progetti di taglio, rilasciati dall’agronomo Fabrizio Dezzi non più tardi di un anno fa: “Il transito dei trattori forestali in bosco, lungo tracciati e varchi naturali, avverrà in modo da non comportare danni al soprassuolo, alle ceppaie e senza causare movimenti terra”. Si legge nei progetti.
Il progettista ha dato indicazioni chiare, inequivocabili, ma a guardare le foto invece sorgono diverse perplessità al riguardo.
Il mantenimento dello stato dei luoghi, nonostante le operazioni di taglio, preservare il soprassuolo, non è una mera richiesta paesaggistica, ma necessaria anche per preservare le specie animali che in questo bosco vivono e ne trovano riparo.
Non solo, dice l’agronomo Dezzi nel progetto “lungo tracciati e varchi naturali” il che significa che la ditta può utilizzare solo tracciati e varchi naturali esistenti e non potrebbe o dovrebbe crearne altri.
Quindi sarà così? Tutte quelle piste riprese dall’alto erano già tutte esistenti? Il soprassuolo è stato rispettato? Effettivamente non si è verificata nessuna movimentazione di terreno?
L’agronomo Dezzi è il coordinatore tecnico incaricato e pagato dalla ditta che sta eseguendo questi tagli. Siamo sicuri del rispetto pedissequo delle sue stesse indicazioni?
Domande legittime che abbiamo girato all’arch. Paolo Candidi dirigente del patrimonio del comune di Velletri le cui risposte potete leggere nell’articolo a fianco.
Ma quanto accade sul monte Artemisio non sembra interessare molto alla politica, soprattutto a quei partiti che compongono l’attuale coalizione di governo della città, che in campagna elettorale, fecero una massiccia dose di promesse sull’interruzione dello “scempio”, così scrivevano sui loro post e arringavano i cittadini nei loro comizi, tra contrada Tevola e Arcioni.
Oggi invece tutto tace. A prendere in mano la situazione è stato invece Sergio Andreozzi di Verdi, Sinistra e Beni Comuni che ha depositato una interrogazione urgente in consiglio comunale e che la conferenza dei capigruppo ha inserito nella prossima seduta del 3 aprile.
Andreozzi, ha presentato una richiesta di accesso agli atti sul bando di gestione del monte Artemisio molto dettagliata, tanto che gli uffici hanno impiegato parecchio tempo per consegnare la documentazione che ora è al vaglio del consigliere di opposizione.
Conoscendo il consigliere Andreozzi e la sensibilità sui temi ambientali in genere, prevediamo una interrogazione meticolosa.
Quale sarà la reazione del consiglio comunale? I partiti che tanto hanno inveito contro l’ex sindaco Pocci, non immune da responsabilità politiche, prenderanno posizione per mantenere le promesse elettorali fatti ai cittadini residenti in montagna?
E alle associazioni ambientaliste quanto sta accadendo interessa? Ad oggi non sappiamo, nonostante abbiamo partecipato alle passeggiate organizzate dal Parco dei Castelli, in queste settimane.
Il tema della custodia, della conservazione del patrimonio boschivo e della sua valorizzazione sono temi di grande interesse ed attenzione, oggetto di discussione anche su come questo bosco di castagno possa diventare una ricchezza economica per le aziende boschive del luogo e per i cittadini, rispettando però la salvaguardia ambientale.
Di sicuro una cosa possiamo affermare con certezza, che questo piano di assetto forestale deliberato dal comune nel 2008, alla luce dei fatti, potrebbe e dovrebbe essere rivisto.