Nella notte è iniziata la guerra tra Israele e Hezbollah, con entrambe le parti impegnate in un’escalation di violenza che ha coinvolto raid aerei, lanci di razzi e attacchi con droni. Questo aumento delle ostilità è stato scatenato dall’uccisione del comandante di Hezbollah, Fuad Shukr, avvenuta a Beirut lo scorso luglio ad opera dell’esercito israeliano.
La situazione è esplosa però nella notte, quando l’esercito israeliano ha condotto raid aerei nel sud del Libano, giustificandoli come un’azione “proattiva” mirata a eliminare una minaccia rappresentata da Hezbollah. In risposta, Hezbollah ha lanciato un vasto attacco con droni e razzi, dichiarando che si trattava della “prima fase” di una rappresaglia per l’uccisione del loro comandante. L’attacco di Hezbollah ha incluso il lancio di oltre 320 razzi Katyusha contro 11 basi militari israeliane, causando il ferimento lieve di una donna a causa delle schegge.
L’impatto di queste azioni si è fatto sentire in tutta la regione. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato una “situazione di emergenza” per le successive 48 ore, mentre l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ha brevemente sospeso le operazioni di volo prima di riprendere le attività.
Nel frattempo, la situazione a Gaza rimane critica. L’esercito israeliano ha continuato la sua offensiva, uccidendo almeno 71 palestinesi nella sola giornata di sabato e costringendo oltre 100.000 persone a fuggire dalla città centrale di Deir el-Balah. Secondo le stime, il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è salito a oltre 40.000, con più di 93.000 feriti, mentre in Israele, gli attacchi guidati da Hamas il 7 ottobre hanno provocato la morte di oltre 1.100 persone.
Mentre gli scontri continuano, i tentativi di mediazione per un cessate il fuoco sembrano essere in una fase di stallo. Fonti palestinesi hanno riferito che una delegazione di Hamas, che si trovava al Cairo per i colloqui, ha lasciato la città, suggerendo che i negoziati non abbiano prodotto progressi significativi.
La situazione rimane altamente volatile, con il rischio che l’escalation si espanda ulteriormente se non verranno trovate soluzioni diplomatiche efficaci.