Chi si aspettava che il consiglio comunale prendesse una decisione netta sulla vicenda Fassa e Bortolo è rimasto deluso.
Pur apprezzando lo sforzo della Sindaca Silvia Carocci e della sua maggioranza, che sta cercando di battersi per la sua gente, adesso dopo tanto parlare bisogna passare ai fatti.
E i fatti concreti che i cittadini e le associazioni si aspettavano ancora non si concretizzano.
Nel consiglio comunale, trasformato in assemblea pubblica per consentire gli interventi degli amministratori e dei comitati, di sicuro sono tutti d’accordo, questo raddoppio dello stabilimento va fermato.
I comitati hanno spiegato tutti i passaggi e i rischi che questo raddoppio dello stabilimento porterà ai cittadini di Artena e a tutti i cittadini dei comuni vicini.
Dalle inesattezze negli atti che si sono susseguiti dal 1987 ad oggi, dalle varianti approvate con leggerezza, invece che opporsi nel merito, dalle richieste di concessione edilizie, senza mai verificare gli oneri di urbanizzazione, fino ai rinnovi delle stesse concessioni rilasciate dal Comune senza che i lavori fossero stati fatti, invece che farle decadere come prevede la normativa urbanistica. Dall’assenza di una valutazione ambientale congrua e non basata su dati fermi a dieci anni fa, dall’assenza di verifica delle prescrizioni, dal mancato controllo sulle emissioni.
Insomma ce ne sarebbe per fare un libro bianco sulla Fassa e Bortolo.
Una dovizia di informazioni da parte del comitato, già altre volte enunciate in convegni, assemblee, riunioni.
Ed ora è arrivata anche la richiesta della Fassa di una nuova variante urbanistica per modificare i forni da Maerz a Cim con la possibilità di bruciare non solo il legno o le lavorazioni del legno, ma anche il CSS.
Che cos’è il CSS? E’ il combustibile solido secondario, ovvero è un combustibile ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali, tramite appositi trattamenti di separazione da altri materiali non combustibili, come vetro, metalli e inerti.
Il CSS può trovare impiego in combustori dedicati al suo utilizzo specifico per la produzione di energia elettrica o impianti industriali esistenti (cementifici, acciaierie, centrali termoelettriche, ecc.) in sostituzione ai combustibili tradizionali.
Ecco quindi la novità. Fassa e Bortolo rendendosi conto che non riuscirà ad avere legno disponibile per sostenere i ritmi di produzione h 24, ha deciso di chiedere il permesso per bruciare il CSS. Una variante puntuale è stato detto, anche se sembra essere invece una variante sostanziale, sulla quale gli enti dovrebbero esprimersi.
Al riguardo il Sindaco Carocci ha chiesto alla regione Lazio di procrastinare i tempi per la valutazione del parere di merito di questa variante in 120 giorni, per avere maggiore tempo a disposizione per acquisire pareri tecnici con il quali dare una risposta.
Ma va da se che, forse, potrebbe bastare dire che quello stabilimento si trova a meno di due chilometri da un monumento naturale tutelato da una specifica legge regionale (il lago di Giulianello) e che tale legge non consentirebbe la presenza di attività produttive industriali.
Si potrebbe contestare il livello d’inquinamento della falda acquifera che transita nei pressi dello stabilimento e che alimenta il pozzo di acqua potabile che serve la vicinissima frazione di Giulianello.
Si potrebbe chiedere all’Arpa di fare dei rilevamenti specifici sull’inquinamento dell’aria nei pressi dello stabilimento per capire se già oggi, come si presume da alcuni studi e a da alcune tabelle, ci sia un problema della qualità dell’aria.
Peccato però che su questi temi l’assessore all’ambiente del comune di Artena abbia fatto scena muta.
Gli amministratori dei comuni invitati hanno sottolineato l’importanza di fare fronte comune, manifestando vicinanza e sostegno all’amministrazione di Artena che ha avuto il merito, almeno quello, di cambiare passo dalla precedente giunta guidata da Felicetto Angelini.
Anche il Sindaco di Cori, De Lillis ha ribadito la necessità di un altro ricorso al consiglio di Stato, sul quale il comune sta lavorando su una istanza di revocazione. Il primo cittadino di Cori, pur sottolineando che il comune ha già fatto la sua parte, ha ribadito la necessità di fare fronte comune e di essere a disposizione, facendo opera di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica.
Sulla stessa linea gli assessori di Colleferro e Valmontone. Quirino Briganti, presidente della compagnia dei Lepini ha rimarcato la necessità, ormai impellente e non più procrastinabile di un piano di rilancio dei comuni dei Lepini con un progetto che preveda l’individuazione della vocazione di questi territori, una mission ed una vision chiara su cui attrarre finanziamenti e promuovere lo sviluppo.
Poi è stata la volta dei cittadini e dei comitati. Autorevole l’intervento di Mancini del Comitato cittadino che ha spiegato come bruciare il CSS costerebbe 260 euro a tonnellata ai cittadini, definendo questa operazione un business per la Fassa, che avrebbe beneficio a smaltire questo tipo di rifiuto (perché di quello di tratta n.d.r.). Ha rimarcato l’esigenza di capire quanto abbia pagato la Fassa per i suoi 120 mila quadrati in oneri di urbanizzazione e quanto ne dovrebbe pagare per fare il raddoppio, ovvero al 120 mila metri quadrati, soffermandosi poi sulla lavorazione della calce e di quanta acqua dovrebbe essere usata per pulire il processo della calce che produrrebbe un altro scarto e quindi altri rifiuti.
Ha ribadito come la Fassa non fa menzione di alcuni specifici aspetti ambientali nei documenti prodotti per la realizzazione dell’impianto. Realizzare 1800 metri cubi di calce significa mettere in fila 100 tir, ha aggiunto Mancini e questo produrrà un’inevitabile problema veicolare nelle strade che portano allo stabilimento.
Ha inviato il Sindaco ad agire senza indugio “perché noi siamo dalla sua parte” ha detto Mancini.
Poi l’intervento di Pietro Pompa che ha sottolineato che gli stessi problemi sono presenti anche a Colleferro con il cementificio domandosi perché la politica deve aspettare i comitati per muoversi? Ha ricordato il decreto regionale sulla biodiversità che tutela il lago di Giulianello ma poi la stessa regione da il via libera ad un impianto senza l’AIA, senza prescrizioni, ha ribadito come l’articolo15 del T.U. urbanistico prevede la decadenza delle concessione edilizie se i lavori non vengono eseguiti, che manca la valutazione di impatto sanitario e si è soffermato sulle polveri sottili, altro problema molto importante che “resteranno sospese e che si depositeranno dappertutto anche nei polmoni dei cittadini.” ha detto Pompa.
Poi è stata la volta di Paolo Fiorini presidente del comitato di Lariano. “Se ci sono degli illeciti, sindaco vanno perseguiti” ha detto senza mezzi termini, come poi ha lamentato l’assenza della politica. Dove sono infatti in questa vicenda i consiglieri regionali, i parlamentari eletti? Da che parte stanno, chi sostengono? Perché stanno zitti?
Così come va chiarita la posizione della Regione Lazio e anche di alcuni suoi dirigenti e funzionari che hanno avuto un ruolo in questa vicenda, da diversi anni a questa parte.
Il Sindaco Carocci ha poi detto di aver completato la relazione urbanistica, che presenterebbe diverse anomalie negli prodotti prodotti dal Comune e anche della Regione. Il Sindaco ha ribadito che tale relazione sarà presentata quanto prima alla Regione per avere un confronto e stabilire un modus operandi di questa vicenda, perché se un atto non è a norma, o non rispetta la legge, di fatto sarebbe un atto nullo.
Ma il dialogo con la Regione su questo aspetto, potrebbe non essere semplice, per questo sarà necessario fare atti concreti, come per esempio far intervenire la magistratura al riguardo, se ne ce fosse l’esigenza che come pare potrebbe esserci.
Lo ha ribadito il Comitato, dicendo che la battaglia va proseguita anche su altri fronti se sarà necessario.
Tanto varrà la pena, nel confronto con la Regione, far pesare anche la sentenza del Tar che è comunque un atto da non sottovalutare, indipendentemente da come si è pronunciato il Consiglio di Stato, il quale – vale la pena ribadirlo – non è entrato nel merito delle valutazioni tecnico giuridiche del Tar, ma ha respinto l’istanza perché presentata fuori dai termini previsti dalla legge.
Ancora il Sindaco ha puntualizzato come l’amministrazione farà di tutto anche riguardo al parere da esprimere sulla nuova richiesta di variante presentata dalla Fassa.
Ma il tempo stringe e la Fassa lavora giorno e notte all’ampliamento dello stabilimento. Dopo aver fatto il punto della situazione e fatte le mosse opportune, per il Sindaco Carocci e l’amministrazione di Artena, ora è arrivato il tempo di agire.