Il convegno organizzato a Velletri ha lasciato sul tavolo molti spunti di riflessione, soprattutto grazie agli interventi di tecnici qualificati che hanno cercato di far comprendere ad una platea molto attenta quali sono i rischi che il nuovo impianto che la Fassa e Bortolo vuole realizzare ad Artena.
Una visione non ideologica, ne politicamente schierata, perché arriva da esperti, da ricercatori, che nella loro attività professionale hanno dovuto fare spesso i conti con problematiche di questo genere.
Tra tutti spiccano però due interventi quello del professor Lucio Allegretti, fisico e quello dell’ingegnere Giuseppe Girardi, ricercatore Enea. Entrambi hanno soffermato il loro ragionamento sulla parola termovalorizzatore, perché di fatto quello di Artena tale diventerebbe, per consentire la produzione di calce, sulle polveri sottili e sulla differenza tra micro e nanoparticelle, tra i pm10 e i pm 2,5. Aspetti che vanno interpretati anche perché la lettura dei documenti prodotti dalla Fassa a sostegno del progetto, non sono proprio alla portata di tutti.
Ben venga quindi una delucidazione che ha permesso ai presenti di uscire dal convegno con qualche preoccupazione in più.
Intanto va detto che nella relazione ambientale della Fassa sono ben 50 gli agenti inquinanti che saranno sprigionati per produrre 400 tonnellate giorno di calce, bruciando 90 tonnellate di legname. Già così è abbastanza impressionante.
“Vengono riportati dei limiti nelle tabelle, ma chi controllerà questi limiti?” Ha esordito cosi il prof. Lucio Allegretti che ha aggiunto
“Serve anche un monitoraggio del suolo e di quello che accade sulle ricadute delle particelle nel territorio sottostante. I bruciatori Maerz producono combustione, e cosa verrà bruciato e come? Che polveri sottili si producono? Dove si propagano? E’ inevitabile che le materie plastiche per effetto della combustione si trasformano in diossina” Ha continuato Allegretti
“Le combustioni degli idrocarburi sono complicate e bisogna saperle governare per evitare l’effetto delle piogge acide e bisogna fare attenzione tra quello che dichiarano le aziende e quello che invece fanno. Nella mia esperienza ne ho viste di tutti i colori. Per esempio all’Ilva di Taranto nel tempo sono comparsi e si sono moltiplicati i casi di tumori soprattutto a livello respiratorio. Le molecole che si producono sono delle monoparticelle che precipitano. E’ evidente che il territorio subirà delle modificazioni e si produrrà della co2.” Ha detto il fisico che poi ha fato un esempio riguardante le foreste e gli alberi
“Le foreste hanno il compito di assorbire e di scambiare la co2 che viene prodotta, ma i nostri boschi, che subiscono tagli continui e ciclici, sono boschi giovani e non hanno sviluppato quella attinenza allo scambio, tipico invece delle foreste mature con alberi secolari. Questo rappresenta un problema in più, perché questa modalità ha generato un ecosistema fragile.” Ha precisato Allegretti che è tornato sulle polveri sottili e sul consumo di acqua
“Ci vorranno 400 metri cubi di acqua al giorno per raffreddare la combustione dei forni e si capterà dalla falda. Non mi risulta un progetto sulle acque e non c’è neanche un depuratore, ma solo una vasca di raccolta. E allora torniamo alla domanda, chi controlla tutto ciò? Le polveri sottili che sono pressoché impossibili da trattenere, verranno trasportate dall’aria e dalle carte Velletri è posizionata proprio nella direzione di queste correnti. Ha affermato Allegretti che ogni anno, vale la pena ricordarlo, promuove una serie di conferenze scientifiche, dal titolo l’Ottobre Scientifico che si tengono a Genzano.
Gli ha fatto eco l’ingegner Giuseppe Girardi che ha ribadito il concetto sulle polveri sottili. “Gli inquinanti sono particolarmente difficili da misurare, soprattutto le polveri. Le attuali norme sono in grado di tutelare i cittadini? Se aggiungiamo anche quanto sta accadendo per via del cambiamento climatico non è difficile comprendere che questo tipo di sviluppo non può più reggere, soprattutto quello basato sulla combustione. Per la produzione della calce, dai numeri resi noti, si scambierà nell’aria 3 milioni di tonnellate di aria inquinata. Ora ci sono indicazioni anche dalla Comunità Europea che prevede e consiglia le realtà locali a non far insediare nei territori già compromessi sulla qualità dell’aria, altri elementi che potrebbero portare ulteriori aggravi.” Ha affermato il ricercatore dell’Enea che poi ha dato anche una spiegazione del funzionamento dei forni Maerz
“Nel primo forno avviene la combustione che produce la calce e i vapori che si sprigionano finiscono nella torre affianco che, a sua volta, comincerà a produrre calce, una volta che sarà esaurita la produzione nel primo forno e questo avviene tutti i giorni ciclicamente. E’ stato chiesto quali sono le alternative? Non ci sono alternative. Le aziende affermano di usare fonti rinnovabili per la combustione, in questo caso ci sono autorizzazioni per il legno ma questo non esclude il fatto, che venendo meno il legno, si possa chiedere di bruciare anche altro. Quest due forni sono degli inceneritori a tutti gli effetti e fanno il paio con l’inceneritore che il Sindaco Gualtieri vuole costruire a Santa Palomba, ed i filtri a maglia che vengono usati per trattenere i residui non è detto che siano sempre efficaci. Soprattutto per le polveri sottili che vagheranno seguendo le correnti” Ha precisato l’ingegnere che ha poi parlato anche dei consumi di acqua
“L’acqua rappresenta una situazione critica. E’ stato chiesto di realizzare un altro pozzo, ma cosa accade alle falde, che tipo di inquinamento si rischia di produrre?” Ha concluso l’ingegner Gerardi.
Anche l’ex sindaco di Artena Erminio Latini ha portato un contributo come tecnico Arpa. “Si sta realizzando un cementificio che produce polvere, come è accaduto per Colleferro e le polveri si depositano sugli alberi sulle foglie, stiamo parlando di qualcosa di molto pericoloso. Così come c’è il rischio che per continuare ad alimentare i forni possano essere bruciati rifiuti. Qui le amministrazioni non so se hanno dormito o se sono state accondiscendenti” Ha concluso l’ex sindaco.
Altri interventi hanno poi puntualizzato le ricadute sulla agricoltura, soprattutto la produzione di foraggi a supporto degli allevamenti ovini che producono latte e formaggi, con la presenza di 30 mila capi, di quanto può accadere alle 180 mila api censite nel territorio, come sottolineato dal dr. Antonio Fagiolo veterinario “Il territorio subirà una trasformazione che rischia di essere irreversibile. Va evitato perché ne risentirà l’intero ecosistema“.