Sembra proprio non trovare una via d’uscita la vicenda del progetto del raddoppio dello stabilimento Fassa ad Artena.
Dopo la relazione tecnica e la perizia dello studio legale commissionato dal Comune, si poteva ipotizzare l’utilizzo di questi documenti per bloccare l’iter della variante richiesta dalla società Fassa per modificare i camini, giunta sul tavolo del Comune lo scorso ottobre.
L’amministrazione di fatto ha prodotto la voluminosa documentazione all’attenzione della Regione, la quale però, in una determina molto circostanziata, di fatto si smarca e rimette il proverbiale “cerino” in mano al Comune, ma invece di decidere sulla variante richiesta dalla Fassa, ha chiesto alla stessa società di presentare ulteriori documenti a supporto della richiesta.
I termini per la presentazione dei documenti scadono lunedì prossimo, poi la Regione deciderà.
Ma cosa ha detto in merito la Regione? Nella lunga delibera inviata a tutti gli enti, il direttore Vito Consoli ha ripercorso la vicenda Fassa, partendo dal ricorso al Tar e il successivo pronunciamento del Consiglio di Stato.
Va detto che la nota, oltre agli enti e alla Fassa, è stata inviata anche alla Procura della Repubblica di Velletri, al PM Giuseppina Corinaldesi.
Nella nota di 9 pagine della regione si evidenzia come il Comune di Artena abbia protocollato il 13 novembre scorso la relazione dello studio dell’avvocato Adriano Perica e dell’arch. Gianluca Censioni, con la quale hanno ricostruito tutti i passaggi critici e secondo gli esperti nominati dal comune di Artena, con palesi illegittimità.
“Quindi, sono emerse dagli atti consultati anche talune condotte che necessiterebbero dell’approfondimento d’indagine circa la loro rilevanza penale, anche al fine di valutare l’eventuale annullamento in autotutela dei titoli abilitativi ritenuti illegittimi, in conformità all’art. 21 nonies, comma 1 o comma 2 bis, della legge 241/ 1990, da ultimo modificata dall’art. 63 del D.L. 77/2021, convertito con modificazioni dalla legge 108/2021, vigente dal 31.07.2021.” Si legge nella nota regionale, che riprende le considerazioni dell’avvocato Perica.
Ma subito dopo i dirigenti regionali affermano “Premesso che l’annullamento in autotutela dei suddetti atti ai sensi dell’art. 21-octies della L.241/1990 e s.m.i. richiesta e indicata dal Comune nella suddetta nota, non risulta più possibile essendo trascorsi oltre 12 mesi dall’emissione dell’ultimo atto (PAUR di cui alla D.D. n.G07499 del 30/05/2023) e ai sensi del richiamato art. 21-novies della L.241/1990 e s.m.i. …Il provvedimento amministrativo illegittimo ai sensi dell’articolo 21-octies, esclusi i casi di cui al medesimo articolo 21-octies, comma 2, può essere annullato d’ufficio, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole, comunque non superiore a dodici mesi dal momento dell’adozione dei provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici… resta la possibilità di revocazione dell’atto ai sensi dell’art. 21-quinques della L.241/1990 che indica che … Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell’adozione del provvedimento o, salvo che per i provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell’organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge.
La revoca determina la inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti. Se la revoca comporta pregiudizi in danno dei soggetti direttamente interessati, l’amministrazione ha l’obbligo di provvedere al loro indennizzo…“
In sostanza il Comune potrebbe revocare le concessioni edilizie, fermo restando le motivazioni ai sensi dell’art. 21-quinques della L.241/1990 , assumendosene anche eventuali richieste di risarcimento danni.
Nella nota regionale oltre alla richiamata relazione del Comune di Artena si richiama anche la diffida che il Comitato ha presentato alla regione stessa, sulla richiesta di modifica dei due forni avanzata dalla Fassa.
In ordine a questa diffida, si richiama anche l’autorizzazione allo scarico nel fosso Scavatasso, che il Comitato ha contestato in maniera puntuale.
La Regione, pur richiamando gli atti già prodotti al riguardo ha però richiesto alla Fassa di presentare ulteriore documentazione tecnica. Così scrive il dr Consoli:
“Tutto ciò premesso, oltre a riscontrare quanto su indicato relativamente allo scarico nel Fosso dello Scatavasso, relativamente in particolare ai profili urbanistico-edilizi rilevati dal Comune, riferiti soprattutto all’impianto esistente, prima della richiesta di ampliamento e modifica e dunque sulla legittimità dell’esistente, prima ancora dell’istanza di ampliamento richiesta oggetto del PAUR, si chiede alla società di riscontrare quanto rilevato dal Comune al fine delle valutazioni della scrivente Autorità Competente anche in riferimento all’atto di diffida su richiamato e alle richieste riportate nello stesso.” E mette le mani avanti affermando che qualora si dovesse procedere alla revoca degli atti nulla potrà essere richiesto in termini di danni alla Regione.
“Si precisa fin da ora che qualora le valutazioni regionali, da effettuarsi sulla base di quanto emerso solo recentemente e oltre 12 mesi dall’emissione dei provvedimenti, dovessero portare ad una revoca ai sensi dell’art. 21-quinques della L.241/1990 e s.m.i. nulla potrà essere vantato a carico della Regione Lazio in merito a richieste di risarcimento danni, essendo gli aspetti indicati legati a provvedimenti antecedenti rilasciati da altra amministrazione“.
Un vero ginepraio, nel quale, come abbiamo sempre sostenuto a rimetterci saranno i cittadini. Intanto il Sindaco Silvia Carocci ha affermato “Aspettiamo le controdeduzioni della Fassa e le decisioni della regione. Noi abbiamo riaperto la partita che era già stata chiusa e non è certo una cosa da poco conto. La Regione afferma che l’eventuale revoca in autotutela debba farla il comune, staremo a vedere. Resta il fatto che non lasceremo nulla di intentato. “
Nel mentre proprio in queste ore, i consiglieri Tamara Latini e Cristiano Puliti di “Pronti per Artena Insieme” hanno protocollato una richiesta di convocazione di consiglio comunale straordinario, ma per poterlo convocare servirà la firma di 1/5 dei consiglieri comunali. Gli altri consiglieri lo firmeranno?