Le tensioni al confine tra Israele e Libano hanno raggiunto nuovi livelli di criticità dopo che le forze israeliane hanno colpito deliberatamente diverse postazioni dell’UNIFIL, la missione di pace delle Nazioni Unite schierata nella regione. Un episodio particolarmente grave si è verificato presso il quartier generale della missione a Naqoura, dove un carro armato israeliano ha aperto il fuoco su una torre di osservazione, ferendo due peacekeeper. Successivamente, altre postazioni, incluse quelle gestite dal contingente italiano, sono state colpite. Colpi d’arma da fuoco hanno danneggiato l’ingresso di un bunker, oltre ai veicoli e ai sistemi di comunicazione.
Tra le postazioni colpite vi è quella di Ras Naqoura, dove un drone israeliano è stato avvistato mentre sorvolava l’area prima dell’attacco. Fortunatamente, nessun soldato italiano è rimasto ferito, ma il danno agli avamposti ha scatenato reazioni immediate. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha convocato l’ambasciatore israeliano a Roma per chiarimenti urgenti.
Cos’è l’UNIFIL?
L’UNIFIL, acronimo di United Nations Interim Force in Lebanon, è una missione di pace creata nel 1978 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per garantire la cessazione delle ostilità tra Israele e Libano. Il suo scopo principale è quello di monitorare la linea di confine tra i due paesi, facilitare l’accesso degli aiuti umanitari e aiutare il governo libanese a ristabilire il controllo della regione meridionale del paese. Il contingente italiano, uno dei più numerosi, è stato spesso al centro delle operazioni di pace e delle attività di monitoraggio.
La tragedia a Gaza e le tensioni con l’Iran
Mentre il Libano meridionale resta teatro di attacchi mirati contro le forze ONU, la situazione nella Striscia di Gaza è altrettanto critica. Un recente bombardamento israeliano ha colpito un rifugio scolastico, provocando la morte di 28 palestinesi e il ferimento di altri 54. Le ambulanze continuano a trasportare le vittime all’ospedale Al-Aqsa di Deir el-Balah, dove medici e volontari si trovano a fronteggiare l’ennesima emergenza. Le immagini che giungono da Gaza sono strazianti: corpi dilaniati, famiglie in lutto e rifugi colpiti a ripetizione senza alcun preavviso. Più di 160 rifugi sono stati colpiti durante questa fase del conflitto, mettendo in luce la gravità dell’attacco contro i civili.
Oltre al dramma umanitario in corso a Gaza, un altro scenario minaccia di complicare ulteriormente la situazione geopolitica nella regione. Israele ha annunciato che è pronto a rispondere militarmente all’Iran per un recente attacco missilistico, e il governo israeliano sta discutendo l’autorizzazione per una possibile azione militare. Secondo il ministro della Difesa Yoav Gallant, qualsiasi attacco contro l’Iran sarà “letale, preciso e soprattutto sorprendente”. Tra le opzioni sul tavolo vi sono attacchi contro impianti nucleari e petroliferi, raid mirati e assassinii di membri delle Guardie Rivoluzionarie iraniane.
In Cisgiordania, la situazione rimane altrettanto preoccupante, con le forze israeliane che continuano a portare avanti una campagna di demolizioni e confisca di terreni palestinesi. Recentemente, tre abitazioni palestinesi sono state abbattute nei villaggi di Arroub, Furush Beit Dajan e al-Jalama, proseguendo una tendenza in atto da anni. Dal 2009, oltre 11.600 strutture palestinesi sono state demolite, sfollando quasi 19.000 persone. Questa politica di confisca e demolizioni, associata all’espansione degli insediamenti israeliani illegali, sta radicalmente cambiando la mappa della Cisgiordania, acuendo le tensioni e ostacolando ogni prospettiva di pace duratura. La comunità internazionale continua a esprimere preoccupazione, ma le azioni sul terreno non accennano a fermarsi, contribuendo ad alimentare il ciclo di violenza e disperazione nella regione.
L’eventualità di un attacco israeliano contro l’Iran accresce l’incertezza in Medio Oriente, già segnato da profonde divisioni e conflitti irrisolti. L’ombra di un conflitto diretto con Teheran potrebbe destabilizzare ulteriormente una regione già in bilico, con ripercussioni potenzialmente devastanti su scala globale.