Mentre è in corso lo scrutinio, i due dati acquisiti sono la sconfitta di Marine Le Pen e la tenuta dell’accordo di desistenza tra il Nuovo Fronte Popolare di Jean-Luc Mélenchon e Ensemble di Macron.
Rassemblement National di Marine Le Pen è stato respinto dagli accordi di collegio, che hanno premiato prima di tutto la sinistra, ma che rendono Macron l’ago della bilancia.
Si può tranquillamente affermare che la strategia imposta da Macron dopo la batosta alle europee ha portato i frutti sperati, bloccando l’avanzata che sembrava inevitabile di Marine Le Pen. La corsa è stata tutta impostata sulla difesa democratica e antifascista. Questo ha mobilitato i cittadini, con un’affluenza altissima intorno al 60%.
Nessuno ha la maggioranza.
Mélenchon grida dal palco che dovranno governare loro e che aboliranno con decreto la riforma delle pensioni. Ma come farà a governare se la maggioranza non c’è? Serve ora un accordo tra il Nuovo Fronte Popolare e Macron, che in qualità di Presidente della Repubblica dovrà conferire l’incarico al nuovo Primo Ministro.
Il Nuovo Fronte Popolare viene da più parti accusato di antisemitismo, viste le posizioni molto esplicite sulla Palestina e soprattutto per l’accordo, tutt’altro che celato, con le moschee presenti nel territorio francese e in particolare a Parigi.
L’aspetto più divisivo, però, è certamente quello economico. Ci sono distanze abissali tra Macron e Mélenchon. Due visioni antitetiche tra i due schieramenti, uniti oggi solo sull’antifascismo.
Macron ha giocato una partita in salita, ma si è difeso ed ha portato a casa il massimo che poteva, ovvero restare l’ago della bilancia in Parlamento. Il Nuovo Fronte Popolare dovrà quindi scendere a compromessi se vorrà tentare di formare un governo, che comunque non parte né stabile né chiaro sui programmi. L’economia è il tema centrale in queste tornate elettorali, in cui i cittadini vedono lentamente ma inesorabilmente erodere il proprio potere d’acquisto, ma le soluzioni che vuole adottare Mélenchon sono alternative a quelle di Macron.
L’antifascismo come tema centrale termina oggi, da domani gli elettori del Nuovo Fronte Popolare si aspettano misure antitetiche rispetto a quelle viste in questi anni di ascesa politica di Macron.
Sarà quindi complicata la coabitazione e le risposte in termini di riforme.
In Italia, intanto, il centrosinistra è in festa e pensa già di replicare il successo francese con un “campo largo.” Ma non sarà facile riprodurre lo schema per tre motivi.
Il primo è che l’antifascismo, in Italia, non è un tema così sentito. Il secondo è che il sistema elettorale è completamente diverso e non consente un secondo turno dove poter fare desistenze e alleanze. Infine c’è un aspetto legato alla partecipazione. In Francia le forze politiche riescono ancora a mobilitare le persone; c’è una partecipazione alla vita politica e sociale assolutamente non paragonabile con l’Italia.
Il nostro è oggi un Paese sfiduciato, con la maggioranza dei cittadini che non ripongono più speranze nella politica. Un aspetto che i partiti italiani, oggi festanti per il risultato francese, dovrebbero analizzare con massima attenzione.