Record di affluenza alle urne in Francia e, infatti, la destra è prima.
Ormai è consuetudine: quanto più alta è la presenza al voto, tanto più bassa è la percentuale di voti a sinistra. Una costante che nessuno vuole commentare, ma che dovrebbe indurre a un’analisi profonda su come è percepito il campo di sinistra.
Restando ai risultati, al primo turno delle legislative in Francia, il Rassemblement National di Marine Le Pen vola al 33% e stacca di circa 5 punti percentuali il Nuovo Fronte Popolare, che mette insieme le sinistre. Per Macron una scoppola tutt’altro che inaspettata, visti i miseri risultati raggiunti durante le elezioni europee.
Come si dice in gergo “tecnico”, Macron è stato messo a “forcella” tra la destra e la sinistra, con il risultato che ora dovrà chiedere ai suoi di sostenere il candidato più forte del Nuovo Fronte Popolare se vuole strappare qualche collegio alla Le Pen e bloccare l’avanzata delle destre.
Macron ha tentato l’azzardo. Ora vorrebbe, come un giocatore di poker, rilanciare e tentare di strappare qualche collegio in più al Nuovo Fronte Popolare, così da restare ago della bilancia.
Jean-Luc Mélenchon, da politico navigato e con un importante risultato fatto al primo turno, si aspetta che Ensemble di Macron si schieri totalmente a suo favore. A scrutinio aperto ha già detto ai candidati che sono molto distanziati e che non hanno possibilità di vittoria, di rinunciare al ballottaggio e di sostenere quelli di Ensemble, per frenare l’avanzata delle destre. Una giocata per apparire uno statista affidabile e per mettere in difficoltà Macron che chiaramente dovrà fare lo stesso nei tanti collegi ( la maggioranza) dove il Nuovo Fronte Popolare è molto avanti rispetto alla sua formazione.
La legge prevede la possibilità di accedere al secondo turno anche ai candidati che hanno raggiunto un risultato pari al 12,5%. Sarà quindi fondamentale il sostegno di Ensemble a favore del Nuovo Fronte Popolare per fermare la Le Pen.
Se si analizzano i dati, salta agli occhi come la Le Pen abbia stravinto nei ceti popolari e tra gli operai che sono oggi la classe sociale più colpita dalla crisi. Mélenchon, dal canto suo, ha goduto del sostegno degli immigrati e delle moschee, che sulla guerra di Gaza si sono mobilitate ed hanno trovato il sostegno de La France Insoumise.
Il corto circuito è però evidente. Una sinistra sempre più slegata dal blocco sociale dei lavoratori e che riesce a resistere solo attraverso le battaglie sui diritti civili.
Un ulteriore elemento di riflessione è quello sulla guerra. Il Nuovo Fronte Popolare non ha reso centrale questo tema. Una scelta dettata dalla complessità della coalizione messa in campo con sinistra, comunisti e partito socialista, ma che dimostra come il tema più importante dell’Europa sia messo sistematicamente in secondo piano dalle forze di sinistra.
Il rischio è che, anche in caso di vittoria del Nuovo Fronte Popolare, gli accordi non potranno minimamente mettere in discussione gli assetti europei e si dovrà continuare nella guerra d’Ucraina e nella politica di austerity.
Quello che salta agli occhi, però, è come l’Europa stia reagendo ai risultati delle destre estreme. Nella sostanza, nessuna mutazione di linea politica, nessuna critica, nessun dietrofront rispetto alle scelte scellerate in economia e politica estera.
Popolari, socialisti e democratici continuano come se nulla fosse nel solco dell’austerity e dell’invio di armi in Ucraina. Esattamente le questioni su cui hanno fatto leva le destre.
Siamo giunti alla fine di una grande illusione europea. Dopo trent’anni dalla firma del Trattato di Maastricht, l’Europa dell’euro non ha portato quella prosperità che tanto decantava, ma sempre più debiti e crisi. Non ha promosso la democrazia, ma ha invece alimentato pericoli autoritari, incrementando le disuguaglianze e le divisioni tra le nazioni europee. È ora indispensabile che le forze progressiste inizino a riflettere criticamente sulla UE, si risveglino dai sogni illusori e sviluppino proposte alternative, credibili e autenticamente democratiche, per affrontare la crisi.
Serve assolutamente un nuovo pensiero politico-economico, altrimenti le destre estreme beneficeranno sempre più di questa deriva del campo della sinistra.