I diritti degli animali sono sempre più discussi e sentiti dalla popolazione italiana e non solo. Difesi dalla nostra Costituzione, che «Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali» (art. 9), i diritti degli animali comparivano già nella Dichiarazione universale dei diritti dell’Animale (1978) dell’Unesco. Il tema si intreccia anche con quello della tutela ambientale e del cambio climatico, poiché, al di là di un discorso complessivo sull’ecosistema, lo sfruttamento degli animali per finalità legate all’industria alimentare è strettamente connesso anche alla sostenibilità e alle risorse energetiche del pianeta. Ma oltre alle implicazioni ambientali, si parla sempre più spesso di sofferenza animale e di benessere animale. L’Istituto Eurispes ha interrogato gli italiani sul tema da più punti di vista, comprendendo anche la vivisezione, la caccia, lo sfruttamento animale in generale.
Diritti degli animali e vivisezione, pratica inaccettabile per quasi 8 italiani su 10
Secondo i dati emersi dal Rapporto Italia 2024, la sperimentazione in laboratorio sugli animali non è accettabile per il 76,6% del campione, in lieve diminuzione rispetto al 2021, quando i contrari erano il 78,9%, mentre nel 2023 erano contrari il 76,9% degli italiani. Numeri simili, solo di poco inferiori, si rilevano anche per quanto concerne la caccia: nel 2024 solo il 27,1% del campione si dichiara favorevole. Nel 2023 il 69% degli italiani si dichiarava contrario alla caccia, a fronte del 76,1% del campione nel 2022 e del 63,5% nel 2021. Il tema dei diritti degli animali sta particolarmente a cuore agli italiani e si evince anche dal quesito sull’utilizzo delle pellicce, rispetto al quale ben il 78,3% si dichiara contrario, in crescita rispetto al 2023 (73,9%). Allo stesso modo, il 78,1% degli italiani è contrario all’utilizzo degli animali nei circhi, percentuale maggiore rispetto a quella emersa dal Rapporto Italia del 2023 (75,6% degli italiani).
Il 72% degli italiani è contro gli allevamenti intensivi per uso alimentare
L’allevamento intensivo per uso alimentare rappresenta un altro di quei temi rispetto ai quali gli italiani hanno sviluppato grande attenzione e sensibilità nel corso del tempo. Si moltiplicano denunce e approfondimenti relativi al benessere animale, che il più delle volte non è garantito negli allevamenti. Questa maggiore consapevolezza sulla condizione animale influisce sulle opinioni della popolazione. Infatti, si dichiara contrario agli allevamenti intensivi per uso alimentare una larga parte di italiani: il 72,7% del campione interpellato (Rapporto Italia 2023). Si tratta soprattutto delle fasce di popolazione più giovane: ben l’80,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni sono contrari, seguiti dal 77,5% della fascia tra i 25-34 anni. I più tolleranti, ma comunque in larga maggioranza contrari su questo tema, sono gli over 64 (69,1% dei casi).
Conclusione
Gli allevamenti intensivi non sono solo causa di sofferenza animale, ma contribuiscono significativamente alle emissioni di CO2 e quindi a un grande inquinamento ambientale. Le pratiche di allevamento intensivo aggravano i problemi legati al cambiamento climatico e alle risorse energetiche del pianeta. Ridurre lo spreco alimentare, vero danno all’ambiente, deve essere una priorità. Soluzioni come il miglioramento della salute degli animali, le pratiche di allevamento più sostenibili e la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari sono essenziali. Investire nel settore per migliorare l’efficienza produttiva e ridurre le emissioni di gas serra può fornire molteplici benefici per le persone e per il pianeta, contribuendo a un futuro più sostenibile.