La vicenda, complessa del lago di Nemi, che finora si era limitata alle prese di posizione degli attivisti per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e l’amministrazione nemorense ha preso un’altra piega.
Il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani ed Italia Nostra hanno depositato presso la Procura della Repubblica del tribunale di Velletri un esposto contro l’amministrazione comunale di Nemi per il bando di assegnazione del centro canoe alla Matrix srl.
Una denuncia circostanziata di quanto sta accadendo nello specchio di Diana, sui quali le due associazioni chiedono chiarezza alla Procura, visto che, pare, l’amministrazione questa chiarezza non ce l’abbia avuta.
La vicenda riguarda il centro canoe che l’amministrazione comunale ha affidato ad una società la Matrix società dilettantistica srl.
Nel corso del 2022 l’amministrazione nemorense effettuò dei lavori per la realizzazione di una struttura in cemento armato da destinarsi a centro canoe. Questa struttura il 13 luglio del 2023 venne affidata in gestione in convenzione alla Matrix a seguito di un bando espletato in data 29 giugno 2023 per un periodo di 6 anni eventualmente rinnovabile per altri 6.
L’area oggetto dell’intervento ricade all’interno del territorio ricompreso nel Parco dei Castelli Romani.
Nell’esposto viene evidenziato come la realizzazione della struttura sia in cemento e che sia stato alterato drastica della sponda lacustre mediante la posa in opera di terrazzamenti con casseformi riempite di cemento.
Sempre nell’esposto viene precisato come l’area ricade in precisi vincoli di tutela volte a regolare l’esecuzione delle attività e di limitare le costruzioni sul luogo, richiamando la norma all’art.8 del comma 3 della legge istitutiva del Parco dei Castelli nella quale si legge “Nelle zone boscate o ricoperte da macchia mediterranea , ancorché percorse dal fuoco ed all’interno dei bacini dei laghi, l’edificazione non può superare il limite di 0,001 metro cubo per metro quadrato, salvo che gli strumenti urbanistici non prevedano norme più restrittive”
Sempre nell’esposto viene richiamata anche la legge regionale in materia di aree protette che in merito afferma “All’interno delle zone A previste dall’art. 7 comma 4 lettera a) numero 1) delle aree naturali protette individuate dal piano regionale sono vietati … punto q) la realizzazione di nuovi edifici all’interno delle zone territoriali omogenee.” Ed il lago di Nemi ricadrebbe nella classificazione delle zone A a bassa antropizzazione e in Zna E agricolo forestale.
Sempre nell’esposto presentato alla Procura della Repubblica si fa riferimento al fatto che nel centro canoa vengono svolte attività prevalenti di somministrazione di cibi e bevande, di organizzazione di eventi serali con musica ad alto volume. Viene anche evidenziato come il centro canoe offra anche un servizio di sdraie ed ombrelloni, nella spiaggia di ghiaia realizzata appositamente, unico stabilimento in tutto il lago.
Nell’esposto vengono poi richiamati i vari rischi per l’ecosistema a cominciare dal rischio per la fauna sia stanziale sia migratoria, proprio per gli effetti del rumore che il centro canoa produrrebbe con l’organizzazione di eventi serali, che metterebbe a rischio la presenza e la sopravvivenza anche dei pipistrelli lacustri presenti nel sito.
Il centro canoe, si legge ancora nell’esposto, ha anche fatto aumentare il traffico veicolare per giungere al centro, nonostante il divieto di accesso su via Perino stabilito con una ordinanza n. 38/2023 del Comune di Nemi.
Inoltre nell’esposto, sono evidenziate anche altre criticità relative allo smaltimento delle acque reflue dei servizi igienici, visto che le relazioni presentate tengono conto di un certo numero di persone, ma senza tenere conto dell’utilizzo invece massivo con le iniziative serali fino ad oltre le 24. Si legge infatti che “gli abitanti equivalenti dichiarati” sia nel numero di 13 giornalieri e che quindi la vasca imhoff e il pozzo di tenuta realizzato tenendo conto di questi numeri non sia sufficiente invece a gestire un flusso di persone di gran lunga superiori.
Perplessità vengono poi espresse, all’interno dell’esposto, sul bando pubblico di concessione fatto dal comune di Nemi. Nel bando recita che “la concessione viene effettuata per realizzare finalità di rilevante interesse pubblico e concorrere in modo determinante alla fruizione e al potenziamento della pratica delle attività sportive, sociali e aggregative“. Secondo i ricorrenti nessuna di queste attività sarebbe stata realizzata dal gestore dell’impianto e nel bando non viene menzionata nessuna attività di somministrazione di cibi e ristorazione.
Nel bando viene fatto riferimento ad organizzazione di open day specifici. Ma il dito viene puntato, sempre nell’esposto, ai criteri di aggiudicazione del bando. Uno dei requisiti necessari per l’aggiudicazione era l’affiliazione alla Fick e Fin e svolgere tra le altre attività, anche la disciplina sportiva di riferimento, ossia il canottaggio.
Secondo l’esposto, la società che ha preso in gestione il centro canoe non risultava alla data di presentazione dell’esposto, essere iscritta alla Fick, ne tanto meno la Federazione ha ricevuto richieste in tale senso, mentre nell’attività sportiva offerta, sempre dalla società che si è aggiudicata il bando, non c’è il canottaggio.
Perplessità sollevate anche sulle tempistiche del bando. Pubblicato il 29 giugno con chiusura e presentazione delle offerte entro il 10 luglio. Dieci giorni per stilare comunque un progetto di gestione anche complesso per certi versi, visto che dovevano essere inseriti nel progetto, attività per le scuole, disabili, anziani, attività di avvicinamento allo sport.
Soltanto una società si è presentata ed ha vinto il bando che è stato valutato in soli 25 minuti, come si legge nell’esposto. Dall’esposto risulta inoltre che non siano state fatte o svolte attività a favore di anziani e disabili, come invece prevedeva il bando in maniera specifica.
Altro aspetto evidenziato nell’esposto il problema del superamento delle barriere architettoniche, che non sarebbe stato superato e che è in contrasto con il bando, laddove richiede specifiche attività a favore dei disabili. Nell’esposto vengono evidenziate le carenze sull’accesso ai disabili e della struttura. Altro fatto evidenziato i costi ricavi di questa operazione.
Dai dati dell’Anac il centro canoa sarebbe costato 310 mila euro, ma la gestione porta nelle casse del comune solo 7200 euro l’anno. Sempre nel bando alla voce finalità vengono richiamate il potenziamento delle attività sportive, la gestione a valenza sociale in applicazione del principio di sussidiarietà, come richiamato dalla Costituzione, improntare l’uso degli impianti sportivi alla massima fruibilità dei cittadini. Tutti punti, secondo i ricorrenti dell’esposto, disattesi, visto che l’affitto di ombrellone e sdraio è di 25 euro e che le lezioni di canoa costano 20 euro l’una.
Adesso toccherà alla Procura della Repubblica indagare e verificare la congruità dell’esposto e accertare se ci siano, o se siano state fatte delle irregolarità sia nella realizzazione del centro canoe e sia nel bando di gestione della struttura.