La questione del deposito di scorie nucleari torna a preoccupare la Tuscia, in seguito al ritiro della candidatura del Comune di Trino Vercellese. Nonostante non fosse tra i 51 siti selezionati da Sogin, Trino si era proposto come possibile sede per il deposito. Tuttavia, ha recentemente ritirato la sua autocandidatura a causa delle pressioni esercitate da altri comuni delle province piemontesi di Vercelli e Alessandria, e da varie associazioni ambientaliste.
Dei 51 siti elencati, 21 ricadono nella provincia di Viterbo. La speranza è quella del ricorso al Tar contro Sogin, presentato dalla Provincia di Viterbo e da alcuni Comuni e da associazioni ambientaliste, che sarà discusso il prossimo 24 aprile.
Il ritiro della candidatura di Trino ha riportato l’ombra del deposito di rifiuti nucleari sulla Tuscia. Nonostante la speranza che il pericolo fosse definitivamente scongiurato, la realtà è ben diversa. Lo sapevano bene le duemila persone che il 25 febbraio scorso hanno partecipato alla grande marcia di protesta a Corchiano, conclusasi nell’oasi del Wwf di Pian Sant’Angelo. Ora, con il passo indietro di Trino, nuvole oscure e radioattive tornano a minacciare i cieli della Tuscia, in particolare della zona meridionale.
La delibera della giunta comunale piemontese di martedì scorso sottolinea che diversi comuni delle province di Vercelli e Alessandria, i presidenti delle due province e della Regione Piemonte, così come alcune associazioni ambientaliste, non condividono il metodo previsto dalla normativa vigente per l’individuazione del sito idoneo per la realizzazione del parco tecnologico e del deposito unico nazionale. Questi enti non solo non hanno supportato l’iniziativa dell’autocandidatura di Trino, ma hanno espresso una forte e tenace opposizione alla realizzazione dell’opera nel territorio piemontese.