Dal mese di Dicembre del 2022 il Centro di Salute Mentale di Velletri, della ASL Roma 6 – Distretto 5, ha subìto un ridimensionamento a causa della progressiva riduzione delle unità di personale dipendente.
Un’altra mazzata per i cittadini e per gli utenti del servizio che si trovano a dover affrontare un’altra situazione di disagio, oltre a quello che vivono quotidianamente.
Dal mese di Luglio 2024 il CSM di Velletri è rimasto con un solo medico psichiatra a tempo pieno per una utenza di 66.000 persone. La Legge n. 833 del 1978 prevedeva 6 medici psichiatri ogni 100.000 abitanti. Quindi se tanto mi da tanto a Velletri dovevano essere presenti almeno 4 medici.

Dal 10 Febbraio 2025 la ASL Roma 6 ha lasciato “a piedi” centinaia di utenti che facevano riferimento per le proprie patologie al Centro di Salute Mentale di Velletri, ubicato in via Ariana.
Con una nota ufficiale veniva comunicato a utenti e personale che da quel lunedì il CSM di Velletri sarebbe stato funzionale per le attività infermieristiche (accoglienza, terapie domiciliari, visite programmate e domiciliari) solo la mattina dal lunedì al sabato con orario 8-14, con estensione dell’orario dalle 14 alle 18 il lunedì e giovedì.
Le attività sanitarie mediche e psicologiche saranno invece svolte presso la sede del CSM di Ariccia. Una riduzione di orario e servizi davvero inaccettabile.
È specificato che il provvedimento sarà temporaneo ma la parola “temporaneo” in Italia è pericolosa. E visto anche come sta funzionando oggi la sanità, soprattutto nella Asl Rm6 dove si bada più ai nastri da tagliare piuttosto che ai servizi da implementare c’è poco da stare allegri.
Quello della salute mentale è un tema verso il quale servirebbe più attenzione anche grazie a un servizio più esteso e non un ridimensionamento come sta avvenendo a Velletri.
Al momento le terapie vengono effettuate presso il CSM di Ariccia con i relativi disagi di trasporto dei pazienti più fragili che non sono in grado di spostarsi autonomamente.
Sarebbe auspicabile che i Comuni del Distretto 2 che sono così attenti ai servizi sociali, vista la recente istituzione del Consorzio dei Laghi, sollevassero il problema ma anche per rendersi conto che la competenza di 66.000 persone del Distretto 5 spostata sul CSM di Ariccia appesantirà in maniera irreparabile il servizio di tutela della salute mentale dei cittadini residenti nei Comuni di Genzano di Roma, Albano Laziale, Nemi, Castel Gandolfo, Lanuvio e Ariccia.
La Regione Lazio deve necessariamente porre rimedio a questo disastro, non solamente a preoccuparsi di riaprire reparti dietro la spinta della politica.
In Italia, ancora oggi, se dici “salute mentale” molte persone pensano che si tratti di un “capriccio” oppure qualcosa che non merita di essere una priorità della politica sanitaria di questo Paese.
In Italia il budget per la salute mentale corrisponde al 2,5% della spesa totale per la salute. Circa 2 milioni di persone ogni anno fanno richiesta di accesso a un servizio pubblico di salute mentale ma solo 400mila ricevono una visita.
Per il resto di loro non ci sono risorse, soldi, medici o educatori a sufficienza.
Se dici che assumi psicofarmaci, le frasi sono spesso: “ma perché?”, “ma non ti da fastidio dipendere da un farmaco?”, “ma non puoi smettere?”, eppure non mi pare che nessuno direbbe frasi del genere a chi assume quotidianamente una cardioaspirina o un qualsiasi farmaco per tenere sotto controllo una afflizione del corpo.
In Italia 16 milioni di persone hanno un disturbo mentale e così come una malattia del corpo può colpire tutti, indipendentemente dallo stato sociale, dal privilegio o dalla povertà, anche per la salute mentale vale la stessa cosa.
Assumere farmaci, svolgere terapia ed essere sotto controllo di un eccezionale medico psichiatra del CSM, può significare molto per i tanti pazienti che si rivolgono a questo importante servizio che molto spesso non agisce sotto i riflettori di primari rampanti o del politico in voga di turno.
Trovarsi nella necessità di ricorrere a sostegno psicologico e psichiatrico, non è certo una macchia, anzi secondo i dati è sempre più crescente la domanda di un sostegno di questo tipo, soprattutto tra gli adolescenti.
Per questo è necessario combattere lo stigma che accompagna la salute mentale e chi fa uso di terapie psicofarmacologiche, avviare campagne informative, potenziare i servizi, i centri di ascolto, piuttosto che ridimensionarli.
Affermare con forza la richiesta che la salute mentale sia trattata dal nostro sistema sanitario come la salute del corpo, con risorse economiche adeguate.
In Italia servirebbe uno psicologo ogni 10mila persone e invece ne abbiamo 2 ogni 100mila, per non parlare degli psichiatri, figura oramai imprescindibile, che dovrebbero essere 6 ogni 100mila ma che nella vita reale arrivano a stento a uno, quando va bene.
Quando va male il Centro di Salute Mentale del territorio lo chiudono direttamente, come sta accadendo a Velletri.
Il risultato è che la salute mentale è diventata un privilegio di chi può permetterselo, oppure, peggio, il sacrificio costante di chi non potrebbe permetterselo e pur di fare psicoterapia rinuncia a moltissime cose.
Il sistema sanitario deve affrontare urgentemente e con risorse adeguate la situazione drammatica in cui versa la tutela della salute mentale italiana, altrimenti non se ne esce.
Anche perché la salute mentale non è un capriccio.