Che questa maggioranza mal sopporti i giornalisti che fanno il loro mestiere, è cosa risaputa. Ma il clima che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, sta creando, mutatis mutandis, è simile a quello dei regimi totalitari che con ogni mezzo o intimidazione velata, cerca di zittire tutti gli oppositori.
Sarà la vicinanza con Orban o con pseudo governanti democratici, fatto sta che l’esecutivo meloniano cerca di minimizzare il dissenso.
Lo fa con i ragazzi che contestano, usando i manganelli, ma si guarda bene da fare la stessa cosa dalla potente lobby dei tassisti che di voti alla Meloni gliene hanno portato a vagonate.
Lo fa con chi contesta come gli attivisti di ultima generazione, con i quali il questore di ferro Piantedosi riserva la stessa accoglienza dei cortei dei ragazzini.
Ma queste prove muscolose di forza, non si erano mai spinte oltre a ciò, e non per questo sono esecrabili, ora tocca ai giornalisti.
Così accade che tre giornalisti che stavano seguendo la manifestazione di ultima generazione a Roma, vengono fermati identificati e per tutta risposta sottoposti a fermo. Portati a Castro pretorio e lasciati in cella, si avete capito bene, in cella, chiamata camera di sicurezza.
Per quale inopinabile reato? Quello di documentare la manifestazione dissenziente al governo Meloni.
Può bastare? neanche per idea. Per comprendere il livello della pressione contro i media non allineati e coperti arriva la rivelazione di un pericoloso estremista, tal Massimo Giannini, pericoloso giornalista editoralista di Repubblica, il quale dopo aver partecipato ad una delle ultime puntate di Che tempo che fa, è stato svegliato da una squadra di poliziotti alle 4 del mattino, per notificargli una querela.
Alle 4 del mattino normalmente le forze dell’ordine vanno ad arrestare pericolosi delinquenti, mentre le notifiche per le querele normalmente si consegnano in mattinata.
Episodi che sono inquietanti e che dovrebbero far indignare. L’occupazione delle reti Rai, le randellate agli studenti, le intimidazioni ai giornalisti, sono azioni alle quali il ministro Piantedosi deve rispondere.
Alcuni parlamentari hanno interrogato il Ministro di riferire in aula rispetto a queste ultime intimidazioni ai giornalisti.
Questo è il clima che questo Governo vuol far montare nella quasi totale indifferenza e con l’appoggio dei giornali asserviti, comprese le televisioni.
La stessa perentoria fermezza non la si ha con i tassisti che hanno esploso bombe carta nel centro di Roma, nello sgomberare palazzi ministeriali occupati abusivamente da anni, da pseudo organizzazioni di estrema destra, ma grandi portatori di voti a Fratelli d’Italia, con Ministri sui quali pendono processi per truffa ai danni dello Stato o per parlamentari condannati per peculato che fanno anche i sottosegretari.
Massimo Giannini non ha dubbi che dietro a tutto ciò ci sia una regia politica.
“Qualcuno ha dato ordine agli agenti di notificare una querela alle 4 di notte in albergo, così come avevano dato ordine alla Digos – ha detto il giornalista di Repubblica – di identificare il loggionista della Scala che aveva urlato ‘Viva l’Italia antifascista’, così come hanno dato ordine di prendere e chiudere in cella per un’ora tre giornalisti”.
“Con tutto ciò che rappresenta il dissenso rispetto a questa maggioranza, a questa coalizione e al partito che guida il governo – ha concluso Giannini – si adotta il manganello, l’intimidazione”.
Per il Ministro Piantedosi questi fatti si trattano di “Un equivoco” e di comportamenti non voluti.
Chiudere in cella tre giornalisti dopo che si erano anche identificati è un comportamento non voluto?
Svegliare un giornalista in piena notte, in hotel, per consegnargli una notifica di querela è un comportamento non voluto?
Francamente è sconcertante tutto ciò.
Pubblicare manifesti elettorali da parte dell’associazione giovanile di Fratelli d’Italia, con i volti di giornalisti ed intellettuali messi alla gogna politica, solo perché esprimono una loro opinione non allineata è un comportamento non voluto?
Anche la FNSI, la federazione nazionale della stampa ha preso posizione. Di certo dopo gli ultimi report dell’Istat, dell’Eurispes, la bacchettata del FMI, questo governo scivola sempre più in basso nella scale di gradimento e allora minimizzare il dissenso, addormentare l’opinione pubblica utilizzando giornalisti prezzolati è una strada, ma pericolosa che rischia di prendere una brutta piega.
Serve che il popolo si scuota da questo torpore, che si torni ad interpretare la politica come servizio e non come possibilità di arricchimento a volta non lecito, che il dissenso e la critica restino il sale della democrazia.
E non a caso l’Italia nella classifica mondiale sulla libertà di stampa è scesa dal 41° al 46° posto. Un dato che deve far riflettere e molto.