Non si danno per vinti i 38 lavoratori interinali che sono stati mandati via dalla Asl Rm 6 senza neanche un motivo. Mandati a casa dalla sera alla mattina senza un perché.
Un atto del Direttore Generale che è stato concordato con la Regione e con il Presidente Rocca, che viene a fare le passarelle nelle varie Asl tra cui quella ai Castelli, ma poi nella sostanza non pare brilli per migliorare le strutture e le condizioni della sanità pubblica.
La vicenda dei 38 interinali comunque è di per se scandalosa, visto che le norme prevedono chiaramente che dopo 12 mesi di lavoro continuativo con lo stesso datore di lavoro, anche se interinale, c’è l’obbligo dell’assunzione a tempo indeterminato.

Quindi la normativa sarebbe stata bypassata dalla Asl Rm6 e dai diversi manager strategici e Direttori Generali che si sono susseguiti in questo arco temporale. Bravi a prendersi compensi da centinaia di migliaia euro l’anno, incapaci neanche a leggere una legge e a darne applicazione.
E magari ci si riempie la bocca nei convegni sul precariato, sulla sanità , sulla necessità di valorizzare le risorse umane, intanto però hanno tenuto precari il personale, per di più anche amministrativo.
In tutti questi anni e con tanti manager e tante giunte sia di sinistra sia di destra nessuno si è preoccupato della stabilizzazione del personale precario nella Asl, poi è arrivato il nuovo Direttore Generale, Arturo Cavaliere e di fronte a questo problema ha fatto come Ponzio Pilato, se ne è lavato le mani, mandando a casa 38 padri di famiglia, con il bene placito del Presidente Rocca.
Un tentativo di mettere la parola fine a questa pratica a dir poco scorretta. Ma anche questa iniziativa porterà con se strascichi. Questa mattina i 38 interinali si sono autoconvocati nella sede della direzione generale della Asl, in via Borgo Garibaldi ad Albano. Vogliono essere ricevuti, vogliono delle spiegazioni.
Il Comitato dei lavoratori interinali della Asl rm6 ha intenzione di tutelarsi e di far valere le proprie ragioni. E’ un loro sacrosanto diritto. Nel frattempo in questa vicenda risuona forte l’eco del silenzio delle organizzazioni sindacali che, se fossero libere di fare sindacato, avrebbero dovuto già alzare la voce. Invece ad oggi si ode solo il silenzio.