Abbiamo analizzato i dati dell’ultimo report pubblicato dall’Istat e ci siamo fatti un’idea sulla situazione reale dell’Italia e sulle misure urgenti da prendere.
L’analisi più approfondita dei dati Istat rivela che l’Italia è ancora intrappolata in una crisi sistemica da cui sembra incapace di uscire.
La crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi due decenni continua a manifestarsi attraverso una crescita lenta del PIL, una produttività stagnante e salari reali modesti.
A peggiorare la situazione, il contesto internazionale di instabilità e conflitti, come le recenti guerre in Europa e in Medioriente, non fa che aggravare le difficoltà interne del nostro paese.
Il sistema di guerra in cui l’Europa è costretta da più di due anni, va di pari passo con un sistema di debito che sta ingessando gli investimenti in sanità, istruzione, lavoro.
Crescita economica e produttività: Un divario preoccupante
Il rapporto Istat del 2024 evidenzia come il PIL reale dell’Italia sia tornato ai livelli del 2007 solo alla fine del 2023, dopo quindici anni di stagnazione.
Questo periodo ha visto l’Italia accumulare un divario di crescita di oltre 10 punti con la Spagna, 14 con la Francia e 17 con la Germania. Questi numeri sono un chiaro segnale di un problema strutturale nella nostra economia.
La produttività del lavoro è cresciuta a un ritmo molto inferiore rispetto alle altre maggiori economie europee, contribuendo a una crescita modesta dei salari reali.
La propensione delle piccole e medie imprese italiane ad adottare tecnologie avanzate è ancora insufficiente, e il paese soffre di una cronica carenza di personale qualificato nelle professioni ICT.
Questo deficit non solo limita l’efficienza e la produttività, ma impedisce anche un pieno sviluppo del potenziale economico del paese.
Occupazione e salari: una situazione critica
Il tasso di occupazione in Italia, nonostante un leggero miglioramento negli ultimi anni, rimane significativamente inferiore a quello delle altre maggiori economie europee.
Nel 2023, il tasso di occupazione per la popolazione 15-64 anni era del 61,5%, ben al di sotto della media europea. La situazione è particolarmente critica per le donne e i giovani, con tassi di occupazione molto inferiori rispetto a quelli degli uomini e della popolazione più anziana.
Inoltre, le retribuzioni lorde annue per dipendente sono aumentate in Italia di circa il 16% tra il 2013 e il 2023, un incremento molto inferiore rispetto alla media dei 27 paesi della UE.
Questo ha portato a una diminuzione del potere d’acquisto delle retribuzioni lorde del 4,5%, aggravata dall’inflazione degli ultimi anni. Le famiglie italiane, in particolare quelle appartenenti ai ceti bassi e medio-bassi, hanno visto una significativa riduzione della spesa media reale.
Povertà e invecchiamento: problemi strutturali
La povertà assoluta in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, colpendo oltre due milioni di famiglie e quasi sei milioni di individui nel 2023.
Questo fenomeno interessa soprattutto i giovani e le famiglie con figli, riflettendo una crescente incapacità del reddito da lavoro di proteggere le persone dal disagio economico.
Il processo di invecchiamento della popolazione, con un aumento significativo dell’età media e dell’indice di vecchiaia, rappresenta un ulteriore ostacolo alla crescita economica sostenibile.
La necessità di riforme strutturali
Per uscire da questa crisi sistemica, l’Italia deve affrontare con decisione una serie di riforme strutturali. Innanzitutto, è fondamentale aumentare la produttività del lavoro attraverso l’adozione diffusa di tecnologie avanzate e l’investimento in formazione e qualificazione del personale.
Parallelamente, è urgente introdurre un salario minimo garantito che possa assicurare un livello di vita dignitoso per tutti i lavoratori e ridurre le disparità economiche.
Investire nella transizione digitale ed ecologica
Un altro aspetto cruciale è l’investimento nella transizione digitale ed ecologica. La digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici non solo aumenterebbe l’efficienza e la competitività del sistema economico italiano, ma creerebbe anche nuove opportunità di lavoro.
Allo stesso tempo, la transizione ecologica è indispensabile per garantire un futuro sostenibile, ridurre l’impatto ambientale e promuovere un’economia circolare.
L’urgenza di uscire dal sistema di guerra
Tuttavia, nessuna di queste riforme potrà avere successo se l’Italia e l’Europa continueranno a essere coinvolte in conflitti e instabilità geopolitiche.
Le guerre in corso in Europa non solo distraggono risorse economiche e politiche, ma creano anche un clima di incertezza che impedisce investimenti a lungo termine e una pianificazione economica efficace.
È essenziale promuovere la pace e la stabilità internazionale come precondizione per qualsiasi crescita economica sostenibile.
La nostra opinione sulle misure urgenti da prendere
Il ruolo dell’Italia però va inserito in un contesto internazionale complesso.
Il debito mondiale è tre volte il PIL globale, con la speculazione finanziaria che domina l’economia e aggrava l’inflazione attraverso l’aumento dei tassi di interesse.
Questa speculazione minaccia le democrazie e devia risorse dai bisogni sociali. La causa principale dell’aumento dei prezzi sono i profitti eccessivi di oligopoli e grandi aziende.
Il mercato globale è deregolamentato, con le transazioni speculative che influenzano il prezzo delle merci. In questo quadro c’è il ruolo dell’Unione europea che deve impedire la fuga di capitali, introducendo la Tobin Tax e tassando le emissioni di carbonio.
Sarebbe fondamentale una separazione tra banche di deposito e d’affari per proteggere i risparmiatori e una gestione trasparente delle banche centrali.
La stessa politica economica dovrebbe essere decisa democraticamente, con il Parlamento Europeo che riveste un ruolo più incisivo.
La Banca Centrale Europea (BCE) deve promuovere investimenti sostenibili e abbassare i tassi per chi riduce le emissioni. Occorre un radicale cambiamento verso un’economia circolare e sostenibile, con il sostegno della BCE per la ricostruzione ecologica.
Importanti economisti europei hanno proposto la cancellazione del debito pubblico detenuto dalla BCE, che rappresenta un quarto del deficit degli Stati membri.
I cittadini europei sono in parte creditori di questo debito. Questa azione potrebbe fornire mezzi agli Stati per una ricostruzione ecologicamente sostenibile, affrontando le fratture sociali e economiche causate dalla crisi sanitaria e dai conflitti.
Si parla di 2.500 miliardi per l’Europa, una mossa considerata fattibile anche da economisti che inizialmente si opposero. Tale azione non danneggerebbe i privati e alleggerirebbe i pesi finanziari sulla società e sull’economia.
L’Italia si trova a un bivio critico. Solo attraverso azioni strutturali mirate, anche in Europa, all’aumento della produttività, all’introduzione di un salario minimo garantito, e all’investimento nella transizione digitale ed ecologica, sarà possibile uscire dalla crisi sistemica.
Tuttavia, la condizione necessaria per il successo di queste riforme è la pace duratura. Uscire dal sistema di guerra e di debito in cui è piombata l’Europa è fondamentale per costruire un futuro stabile e prospero per l’Italia e per i suoi cittadini.