Novanta famiglie rischiano di perdere la loro casa a Monterotondo, a meno che le istituzioni non intervengano presso il Tribunale di Roma. Questa è la situazione affrontata dalla commissione Urbanistica e Politiche abitative del Consiglio regionale.
La questione risale al 1975, quando l’amministrazione di Roma espropriò una serie di case lungo il fosso di Sant’Agnese per costruire la tangenziale Est. Gli abitanti furono trasferiti in un complesso a Monterotondo, affittato all’epoca dall’Ina Casa. La proprietà è cambiata più volte e nel 2017, a seguito del fallimento della società, le case sono state messe all’asta. Ad oggi, ne sono state vendute tre.
Secondo i Comuni di Roma e Monterotondo, circa 25 inquilini sarebbero disposti ad acquistare l’alloggio, mentre 15 accetterebbero il trasferimento in un’altra casa nella capitale. Alcuni appartamenti sono vuoti, lasciando circa 40 famiglie, composte principalmente da anziani, che non possono trasferirsi.
Durante l’audizione, il Comune di Roma ha dichiarato di non avere intenzione di acquistare gli appartamenti. Ha inoltre sollevato la questione delle circa 2.000 abitazioni che possiede fuori dal suo territorio, un patrimonio che non riesce a gestire e per il quale chiede una soluzione condivisa con la Regione.
Le Ater di Roma e provincia hanno offerto circa 10 appartamenti, ma non a Monterotondo.
La proposta condivisa dalla presidenza della commissione prevede due fasi: in primo luogo, tutte le istituzioni interessate chiederanno al tribunale e al curatore fallimentare di bloccare la procedura di sgombero, partendo dalla disponibilità di un numero significativo di famiglie di procedere all’acquisto. Successivamente, si riunirà un tavolo comune tra Regione, Comuni di Roma e Monterotondo e Ater per trovare una soluzione definitiva per le persone che non vogliono lasciare la città di Monterotondo.