Gli attacchi israeliani su Gaza continuano a mietere vittime, con un bilancio che questa mattina ha registrato almeno 20 morti nelle aree di Deir el-Balah e Khan Younis. La situazione nella Striscia di Gaza, già disperata, si aggrava ulteriormente con l’inasprimento delle operazioni militari. Il direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia ha denunciato che Israele sta impedendo l’accesso al carburante destinato al settore medico, con l’obiettivo apparente di portare alla “completa distruzione” del sistema sanitario locale.
Le Nazioni Unite sono state costrette a sospendere le operazioni di soccorso a Gaza dopo che Israele ha ordinato l’evacuazione di massa di Deir el-Balah, dove l’ONU aveva trasferito il proprio centro operativo dopo essere stato costretto a lasciare Rafah in seguito all’invasione di terra israeliana all’inizio dell’anno. Questa evacuazione rappresenta un colpo devastante agli sforzi umanitari nella regione, lasciando migliaia di persone senza aiuti essenziali.
Nel frattempo, nella Cisgiordania occupata, sei palestinesi sono stati uccisi da soldati e coloni israeliani. Questo episodio si inserisce in un contesto di violenze crescenti, alimentate dalle dichiarazioni del ministro israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, il quale ha affermato l’intenzione di “mettere una bandiera israeliana” sul complesso della moschea di Al-Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell’Islam, provocando ulteriori tensioni.
Secondo le stime ufficiali, dall’inizio del conflitto, almeno 40.476 persone sono state uccise e 93.647 ferite a Gaza, mentre gli attacchi guidati da Hamas del 7 ottobre hanno causato la morte di 1.139 persone in Israele.
La situazione è ulteriormente complicata dall’intensificarsi delle violenze dei coloni israeliani nei confronti dei palestinesi, in Cisgiordania. Nella notte, i coloni hanno attaccato il villaggio palestinese di Wadi Rahal, uccidendo una persona e ferendone almeno altre sei. Questo tipo di violenza, che si è intensificato dall’inizio della guerra, è perpetrato da cittadini israeliani che vivono illegalmente su terre private palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.
Dal 1967, anno della guerra dei Sei Giorni, Israele ha iniziato a costruire insediamenti nei territori occupati della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza. Attualmente, più di 700.000 coloni israeliani vivono in 150 insediamenti e 128 avamposti disseminati in Cisgiordania e Gerusalemme Est. La costruzione di questi insediamenti, incentivata e finanziata dal governo israeliano, è stata condannata ripetutamente dalle Nazioni Unite, ma ha ricevuto una protezione diplomatica costante da parte degli Stati Uniti.
Tornando alla crisi sanitaria a Gaza, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan ha espresso profonda preoccupazione per la mancanza di carburante, fondamentale per il funzionamento delle strutture mediche. Senza questo supporto, la maggior parte dei feriti che arriva in ospedale non riesce a sopravvivere, a causa delle condizioni precarie e della carenza di servizi medici adeguati. Inoltre, ha lanciato un allarme riguardo a una possibile “guerra batteriologica”, esortando alla creazione di un programma di vaccinazione.
La situazione sanitaria è ulteriormente peggiorata dalla recente scoperta del primo caso di poliomielite nella Striscia di Gaza, segnalato dal Ministero della Salute. Le Nazioni Unite avevano già richiesto una pausa nei combattimenti per consentire una campagna di vaccinazione, ma gli sforzi sono stati ostacolati dalla continua violenza.
Nelle ultime 24 ore, gli attacchi israeliani hanno causato la morte di 41 persone e il ferimento di 113, secondo il Ministero della Salute di Gaza. Questi numeri portano il totale delle vittime dall’inizio del conflitto a 40.476 morti e 93.647 feriti.
Mentre il numero delle vittime continua a crescere, il sud di Gaza dispone di una sola struttura sanitaria specializzata in chirurgia oculare, l’ospedale al-Amal a Khan Younis. Qui, il personale riesce a trattare circa 150 pazienti al giorno e a eseguire 40 interventi chirurgici alla settimana, fornendo servizi vitali senza alcun costo per i pazienti.
L’ONU ha inoltre segnalato che tra venerdì e lunedì, 170 palestinesi sono stati uccisi e 390 feriti durante gli attacchi israeliani, con i colpi più mortali concentrati nelle zone meridionali e centrali della Striscia, in particolare a Khan Younis, Rafah e Deir el-Balah. Tra questi attacchi, uno in particolare ha visto la morte di 11 persone, tra cui donne e bambini, quando una casa è stata bombardata nell’area di al-Amal, a ovest di Khan Younis.
La situazione a Gaza resta critica, con una popolazione stremata dalla guerra, un sistema sanitario al collasso e violenze che non accennano a diminuire. La comunità internazionale continua a monitorare con preoccupazione, ma le soluzioni sembrano ancora lontane.