Si sono riuniti in piazza Frasconi per protestare contro chi sta sfruttando i boschi, contro le discariche abusive, contro i tagli massivi del bosco ceduo, contro il silenzio assordante del parco dei Castelli.
Il Comitato Protezione boschi dei Colli Albani è sceso in piazza e ha esposto le foto di quanto sta accadendo nei boschi dei Castelli, da Velletri, Nemi, Genzano, Rocca di Papa.
Tanti i cittadini incuriositi che si sono soffermati ad ascoltare le parole di Andrea Silvestri, che a nome del comitato ha illustrato l’iniziativa e quelle di Enrico Del Vescovo di Italia Nostra.
Diversi gli interventi dei cittadini al presidio, mentre monta il dissenso sul parco dei Castelli reo di non sapere svolgere il proprio ruolo a tutela dell’ambiente e del patrimonio dei Castelli Romani.
“Stiamo manifestando per dire basta al taglio indiscriminato dei boschi cedui dei Castelli. I Boschi sono diventati giardini privati delle aziende, che tagliano sempre più in maniera intensiva e con il permesso dell’Ente Parco” ha detto Andrea Silvestri del Comitato.
“L’Ente Parco ha nel suo statuto, ormai datato da 40 anni, che dovrebbe tutelare il patrimonio boschivo, ma non riesce a valorizzare questi appalti, mette tutto a profitto, ma alla collettività arrivano sempre pochi soldi”.
“I comuni fanno le gare e il parco li autorizza. Per esempio sono stati messi a bando 60 ettari di bosco ceduo a Rocca di Papa per 180 mila euro ovvero 3000 euro ad ettaro.“
“A Velletri la situazione è complicata e c’è un processo in corso, il comune non ha revocato la concessione e l’Ente Parco non si è costituito neanche parte civile.
“Come comitato interveniamo su queste situazioni e facciamo di tutto per bloccare gli abusi.“
“La sentieristica presente sulle cartine dell’Ente Parco di fatto non esiste più, distrutta la via Francigena da Nemi verso Velletri, distrutta la Ippovia verso monte Faete a monte Cavo che è costata 200 mila euro.”
“Ci stiamo battendo per bloccare questi tagli così massivi. Un ettaro di castagno abbattuto libera 9 mila tonnellate di C02. I 60 ettari dati in appalto a Rocca di Papa libereranno 540 mila tonnellate di Co2 che non verranno trattenute dagli alberi.“
“C’è bisogno di una moratoria, ma l’Ente Parco deve svegliarsi, perché un Ente Parco così che non fa i controlli, che rilascia solo autorizzazioni e non si rende conto di cosa sta accadendo rischia di diventare un ente inutile.”
Il comitato si è soffermato poi sulla vicenda del lecceto secolare tagliato dalla ditta “Chi ripagherà questo danno ambientale? Al di la della revoca dell’appalto da parte del comune, resta un danno incalcolabile e un aumentato rischio idrogeologici”
Sulla stessa falsa riga anche Enrico Del Vescovo di Italia Nostra. “Il taglio massivo del bosco ceduo è diventato un vero business per le aziende che producono energia.
“Infatti molta parte di questo legno non resta sul territorio, non viene valorizzato come produzione, ma finisce direttamente nelle centrali che producono energia e alle quali viene riconosciuto anche un incentivo economico.“
“Le biomasse sono riconosciute come energia rinnovabile e sono incentivate, che paghiamo sulle nostre bollette. Le biomasse vengono bruciate per fare energia elettrica.“
“Un business che sta mettendo a rischio il nostro patrimonio boschivo. Questi tagli stanno devastando il paesaggio stesso. Il Parco è nato per la tutela del patrimonio. Le cime vengono spogliate dagli alberi.“
“Bisogna trovare modalità diverse, sfruttare in questo modo i boschi significa anche modificare il nostro paesaggio”
Il tema del taglio del bosco ceduto per utilizzare la legna nelle centrali a biomasse sta diventando un tema sensibile nelle comunità, non solo ai Castelli Romani. Anche a Siena sta succedendo la stessa cosa, a Pistoia.
A Bologna ci sono stati scontri tra la polizia e gli attivisti che hanno cercato di bloccare il taglio degli alberi del parco don Bosco.
Insomma, se una volta il taglio del bosco ceduo serviva per produrre legna che le aziende boschive valorizzavano per la vendita di travi, morali, tetti, oggi il business delle centrali a biomasse ha modificato questa tradizione.
Su questi aspetti bisogna aprire una riflessione, non più procrastinabile, se è vero che importanti esperti di settore, ricercatori, agronomi stanno promuovendo tavole rotonde e convegni proprio per far comprendere una diversa modalità di utilizzo del bosco ceduto che necessariamente non deve essere tagliato massicciamente.
Tutto ciò per riequilibrare l’ambiente, per rallentare il riscaldamento globale e i rischi idrogeologici.
Le amministrazioni locali saranno così lungimiranti nel comprendere tutto ciò? Si riuscirà a fare tutto ciò anche sul nostro territorio dei Castelli Romani?
Per riuscirci sicuramente i cittadini dovranno vigilare e non abbassare la guardia.