Se il lago di Nemi è in allarme per quello di Castel Gandolfo dovremmo parlare di agonia.
In questi oltre quarant’anni le amministrazioni comunali che si sono susseguite non hanno fatto molto per preservare l’invaso del lago dei Papi.
Dal 1988 ad oggi il livello del lago si è abbassato di oltre 7 metri, perdendo un volume pari a circa 40 milioni di metri cubi di acqua.
Un vero scempio, a cui tutti hanno assistito in maniera inerme, nonostante il lago di Castel Gandolfo sia stato dichiarato SIC (Sito di Importanza Comunitaria).
L’azione delle pubbliche amministrazioni è stata incentrata soprattutto allo sviluppo in termini economici e turistici, diventato poi uno rischioso sfruttamento del bene.
Stabilimenti balneari, chioschi, ristoranti, parcheggi, tutto a servizio dell’utilizzo dello specchio d’acqua castellano, dove ogni anno, soprattutto da maggio a settembre, in migliaia si riversano sulle sue sponde, in maggior parte provenienti dalla vicina Capitale.
Ben poco è stato fatto per tutelarlo, se non interventi spot che non hanno portato a nessun risultato.
E come se non bastasse c’è addirittura un progetto per la realizzazione di un acquedotto per attingere acqua dal lago di Castel Gandolfo.
L’effetto di questo abbassamento ha addirittura fatto riaffiorare ordigni bellici della seconda guerra mondiale e per diverse volte le sponde del lago sono state interdette per effettuare le operazioni di bonifica da parte degli artificieri.
Il lago di Castel Gandolfo è soprattutto un lago che si rigenera con le piogge e con le acque che cadendo a terra venivano convogliate nel lago.
Venivano è il termine giusto, perché in questi decenni, gli invasi naturali non sono stati oggetto di manutenzione costante e di pulizia ordinaria, si è consentito l’emungimento continuo, anche con allacci abusivi.
I controlli a dir poco blandi e gli insediamenti a fine turistico, con l’effetto del cambiamento climatico in atto ormai da anni, sta portando letteralmente il lago di Castel Gandolfo ad essere messo peggio di quello di Nemi.
Da anni le associazioni ambientaliste si battono per la sua salvaguardia, ma vengono però guardate storto dalle amministrazioni comunali, che preferiscono far crescere il turismo a scapito della salvaguardia idrogeologica, frutto questo di una incapacità e di una mancanza di lungimiranza da far gridare allo scandalo.
Da voci insistenti dal palazzo comunale di Castel Gandolfo, sembrerebbe che per rialimentare le acque del lago dovrebbero essere usate quelle del depuratore di Albano, che una volta trattate e tornate in tabella “A” potrebbero essere convogliate nell’invaso castellano.
Sarebbe questa l’idea? Nessuno ha pensato di utilizzare i soldi del PNRR per le opere idroforestali per la tutela del lago?
La posizione critica del Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani
“I Comuni continuano a far consumare il suolo con nuovo cemento e asfalto, anche all’interno del perimetro del Parco. Tra inceneritore e nuove speculazioni edilizie i consumi di acqua aumenteranno di oltre 3 milioni di mc l’anno. È una situazione drammatica che le istituzioni non solo non affrontano ma che stanno peggiorando” Afferma il Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani.
“Abbiamo iniziato il percorso per la plenaria ambientalista ai Castelli Romani, per costruire una rete in difesa del nostro patrimonio naturale e il nostro ambiente di vita, messo in pericolo da questi progetti distruttivi. Hanno aderito decine di associazioni ambientaliste, culturali, archeologiche, per il turismo sostenibile e anche sportive. Come 40 anni fa quando, grazie alla volontà popolare e alle nostre associazioni, abbiamo fatto nascere il Parco, oggi dobbiamo rinnovare questo impegno” È quanto sostiene il Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani.
Già il Parco, questo convitato di pietra, più impegnato a fare concerti e feste, piuttosto che programmare e realizzare progetti sovracomunali di tutela, salvaguardia e valorizzazione del territorio che i cittadini gli affidarono, con questo spirito, 40 anni fa.
“I comuni di Albano, Nemi, Genzano e Castel Gandolfo, hanno predisposto una serie di progetti che minacciano la bellezza naturale e l’integrità dei boschi e dei laghi. Queste iniziative rischiano di compromettere gli ecosistemi già in crisi a causa dell’abbassamento del livello delle acque e dell’inquinamento” Prosegue il Coordinamento.
“I progetti presentati riguardano palestre, strutture ricreative nei boschi e addirittura un acquedotto per prelevare acqua dal lago di Albano che porterà all’abbattimento di centinaia di alberi in una zona già di per sè ad alto rischio idrogeologico” Commenta ancora il Coordinamento.
“Il centro canoe sul lago di Nemi con le piattaforme in cemento (che sarebbero vietate dai vincoli che il Parco dovrebbe far rispettare n.d.r.) sono l’esempio di questo sfruttamento, così come l’idea di feste e musiche ad alto volume non produce altro che il disturbo per la fauna. L’abbassamento delle falde acquifere mette a rischio la biodiversità dei laghi stessi, così come l’inquinamento e gli scarichi non trattati, che contaminano le acque, mettendo in pericolo sia la flora che la fauna.” Aggiungono dal Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani
“Bisogna fermare questi progetti e ripensarli in chiave ecologica. Boschi e laghi dei Castelli Romani devono essere preservati. Invece di costruire infrastrutture invasive è possibile promuovere un turismo sostenibile che valorizzi l’ambiente senza danneggiarlo” prosegue il Coordinamento che lancia anche delle proposte.
Le proposte del Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani
“Il Lago di Nemi potrebbe diventare una riserva naturale dove l’agricoltura sia esclusivamente biologica e le attività umane abbiano un impatto minimo sull’ambiente. Una riserva naturale che promuova il turismo responsabile, proteggendo la biodiversità. Stop alla cementificazione lungo le coste dei laghi e all’interno dei boschi. Al loro posto tecniche di ingegneria naturalistica che rispettino l’ambiente. Controllo rigoroso da parte dei Comuni dell’inquinamento agricolo e civile. Promozione di attività a basso impatto ambientale, come il birdwatching, visite guidate, escursioni a piedi. Chiediamo ai sindaci dei quattro comuni interessati un incontro per rivedere questi progetti in chiave ecologica.” Sono le proposte lanciate dal Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani.
“Solo attraverso un approccio ecologico e sostenibile, sarà possibile salvaguardare questi ecosistemi per le future generazioni. Chiediamo a tutti i cittadini e alle associazioni di unirci nella lotta comune per la salvaguardia delle nostre meraviglie naturali, perché solo insieme possiamo fare la differenza” Conclude così il Coordinamento.