Il Sindaco Mastrangeli è alle prese con la quadratura dei numeri della maggioranza di centro-destra-sinistra, che non è uscita dalle elezioni, ma da una serie di accomodamenti serviti solo a farlo restare in sella fino ad oggi.
Politicamente Mastrangeli è un uomo finito. Nessuno, di quel che resta del centro destra a Frosinone, ha intenzione di candidarlo alle prossime ammnistrative, almeno a sentire i rumors romani, che lo definiscono il peggior sindaco del centro destra degli ultimi venti anni.

Se Frosinone non fosse stato Capoluogo di Provincia, molto probabilmente oggi ci sarebbe un commissario prefettizio, ma vista l’importanza della città , chi è rimasto accanto al Sindaco lo ha fatto per evitare debacle peggiori, tessendo ponti e tele e facendo accordi silenziosi pur di evitare una rovinosa disfatta.

Ma da un pò di tempo sono cominciate le manovre per il dopo Mastrangeli, all’insaputa di Mastrangeli, il quale ha anche la sensazione di essere un sindaco autorevole, senza rendersi conto, invece, che è un esecutore di ordini a secondo del politico influente di turno.
Così per la vicenda Sementilli, defenestrata con un ordine del deputato Ottaviani, così per le deleghe tolte all’assessore, oggi consigliere comunale, Paolo Fanelli per volere di FDI corrente Tagliaferri, sempre più romanocentrico, per rafforzare i suoi colonnelli in consiglio comunale.
E quando ha provato a distogliere un finanziamento caro a FDI, agendo in autonomia, c’è mancato poco che lo mandassero a casa, con la sfuriata di Fabio Tagliaferri urlata ai quattro venti e pubblicamente.
Costretto a barcamenarsi, Mastrangeli ha poi stretto l’alleanza con Domenico Marzi, il quale da gran volpone ha messo all’angolo Mastrangeli e anche Lega e FDI, che sulla base di un accordo programmatico, hanno dovuto accettare il diktat di Marzi pur di restare in sella al governo di Frosinone.
Marzi si è anche levato un bel sasso dalle scarpe tutto a sinistra, nel dualismo politico contro Francesco De Angelis.
Così neanche più il programma del centro destra sarà attuato, avendo accettato di realizzare e anche rapidamente, una parte di quello dell’opposizione.
Mastrangeli quindi è in balia degli umori dei suoi “rianimatori”: una volta Nicola Ottaviani, una volta Fabio Tagliaferri, una volta Domenico Marzi. Finché dura.

Questa situazione ha messo in moto un meccanismo, ormai noto nella politica italica, quello di cercarsi un cavallo, possibile vincente, in una corsa tris. Così Antonio Scaccia, forse anche stretto dal duo Max Tagliaferri – Ottaviani, ancor di più passando per Ciacciarelli e Abbruzzese, ha cercato di giocare la mossa del cavallo, (chi gioca a scacchi sa di cosa stiamo parlando) ma è stato un arrocco cortissimo e senza enfasi.
Il vicesindaco, ha preso armi e bagagli ed è salito sul carro di Vannacci, con tanto di sala gremita in un noto hotel del centro di Frosinone a “battezzare” la nascita del movimento anche in terra ciociara, enfatizzando grandi aspettative alle tante persone che sono intervenute.
Ma a Vannacci non interessava mica fare un movimento, ha organizzato tutto in funzione della debolezza del leader della lega, Salvini ed ha lanciato una Opa politica con il suo movimento, in attesa dell’esito del processo contro Salvini.
Se Salvini fosse finito sotto accusa, sarebbe stato più facile per Vannacci calare l’OPA e prendersi la Lega. Invece questo scenario non si è avverato e così, dopo neanche un mese, quello che doveva essere un movimento si è sciolto come neve al sole, con tanto di foto di Salvini che consegna la tessera della Lega a Vannacci, che a questo punto entra nel partito dalla porta principale.
Così tutti quelli che sono saliti sul treno di Vannacci sono scesi alla prima fermata. Ma Antonio Scaccia perché è salito sul treno Vannacci? Per crearsi una autonomia e giocarsi la chance della candidatura a sindaco per il dopo Mastrangeli. Mossa politicamente non riuscita.
Cosa farà adesso Antonio Scaccia? Cosa faranno tutti quelli che lo hanno seguito in questa operazione Vannacci? Che fine ha fatto l’entusiasmo della prima ora? Si è quasi trasformata in depressione politica.
Il deputato Ottaviani, molto più navigato, ha atteso l’esito di questa disputa tutta in chiave leghista e non ha chiesto a Mastrangeli di mettere alla porta Scaccia. Adesso Antonio Scaccia è tornato all’ovile e forse resterà ancora più stretto dalla morsa dalla quale si voleva liberare e dovrà anche fare i conti con Abbruzzese, Ciacciarelli e Ottaviani. Anche su di lui, a sentire quelli bene informati, pare ci sia un giudizio negativo per come sta gestendo le deleghe.
Tra le persone con maggiori chance di avanzare una prossima candidatura a Sindaco ci sarebbe Angelo Retrosi, assessore ai lavori pubblici, che in questi mesi che lo sperano dalla fine del mandato, potrà scoccare diverse frecce dal suo arco, visti gli appalti che stanno partendo di riqualificazione che, se eseguiti senza sperperare denaro come per le piste ciclabili, potrebbe consentirgli di avere una visibilità maggiore di Mastrangeli e metterlo in pole position per la prossima candidatura a Sindaco.
E Mastrangeli? Forse si opterà per la più classica delle operazioni, già note ai tempi dell’impero romano “Promoveatur ut amoveatur” promuoverlo per rimuoverlo, sempre che si comporti diligentemente con il politico influente di turno, esaudendo i suoi desiderata.
La grandi manovre per il dopo Mastrangeli sono cominciate.