“Quando siamo arrivati davanti a casa lo hanno lanciato per terra e mio marito ha sbattuto la testa per terra ferendosi ancora“. Bastano queste parole per inquadrare in che contesto di brutalità è maturato l’omicidio di Satnam Singh.
A descrivere quanto accaduto, la moglie Soni che ha ricostruito con estrema lucidità gli ultimi minuti di vita del marito Satnam, in quel tragico incidente che gli è costato la vita.
Satnam Singh non è stato soccorso, ma sarebbe stato, addirittura, lanciato davanti al portone della propria abitazione. La ricostruzione da parte della moglie è lucida e per questo motivo rende ancora più agghiacciante quanto è accaduto nella azienda dei Lovato, il cui titolare, Antonello è ancora in carcere.
Presenti in aula anche il PM che conduce l’indagine, il dr Marra, gli avvocati difensori del datore di lavoro, quelli di parte civile.
Satnam Singh ha subito un terribile incidente lo scorso 17 giugno, quando al lavoro, senza nessun contratto, rimaneva impigliato nel macchinario avvolgiteli che gli tranciava un braccio e fratturava le gambe. Invece di soccorrerlo, come normalmente chiunque con un pò di coscienza avrebbe fatto, Antonello Lovato lo ha caricato su un furgone e ha abbandonato in strada l’uomo, poggiando l’arto reciso nelle vicinanze, per poi dileguarsi.
Nonostante l’allarme dato dai vicini di casa e da alcuni suoi connazionali, il giovane indiano moriva poco dopo dissanguato. Immigrato senza regolare permesso di soggiorno e lavoratore in nero, uno dei tanti sfruttati – tra i disperati della pianura pontina – da un datore di lavoro senza scrupoli.
Nel frattempo Antonello Lovato resta ancora in carcere con l’accusa di omicidio doloso.