In questi giorni il governo nazionale ha strombazzato in lungo e largo il famoso decreto 30 aprile, nel quale ha anticipato le ipotesi dei grandi interventi a sostegno del salario dei lavoratori e delle lavoratrici.
Dopo aver fatto roboanti proclami, ecco invece scoperto il topolino partorito dall’elefante.
Nell’ipotesi al vaglio, i famosi cento euro per le tredicesime degli italiani (che già fa ridere così) verranno percepiti, se tutto va bene da gennaio 2025, perché non ci sarebbe la copertura finanziaria per renderli esigibili nel 2024.
Ma soprattutto saranno lordi, quindi in busta paga resteranno forse 75 euro e sono una tantum.
Beh che dire? Una vera e propria mancetta. Che gli italiani non sapranno nemmeno come spendere.
Ma non saranno tutti a prenderli. Infatti questo è quanto emerge dalla lettura del provvedimento, spiegato molto bene anche dalle slide che alleghiamo di seguito ed elaborate da Sky tg24.
Infatti chi ha un reddito annuo entro gli 8.500 euro non percepirà nulla, così come i cittadini che non pagano l’Irpef.
Quindi una bella fetta di cittadini saranno esclusi dalla mancetta meloniana.
Il numero di beneficiari a cui invece andrà l’una tantum sarà di 1 milione di lavoratori per un investimento pubblico di 100 milioni di euro.
Starete pensando sono tanti soldi. Invece no.
Infatti nel 2022 vennero erogati due bonus ai lavoratori, il primo a luglio di 200 euro ed un altro a novembre di 150 euro per un totale di 9,9 miliardi di euro che vennero percepiti da 28 milioni di lavoratori a luglio 2022 e da 22 milioni di lavoratori a novembre dello stesso anno.
C’è anche da aggiungere che i due bonus del 2022, di 200 e 150 euro erano netti, mentre i 100 euro del governo Meloni saranno lordi.
Bastano questi dati per capire che questo governo, oltre a non avere risorse disponibili, continua a fare proclami manco fosse ancora in campagna elettorale?.
A già ci sono le europee. E la “Giorgia una di noi” ha pensato bene di ricorrere all’effetto annuncio: Buste paghe più pesanti. Un pò come 1000 euro con un click, oppure via le accise dalla benzina.
Slogan, solo slogan. Ma è evidente che la “Giorgia una di noi” probabilmente non farà più la spesa da diverso tempo, come probabilmente non pagherà le bollette, o non avrà forse neanche più poca dimestichezza con gli aumenti della benzina e delle materie prime.
Ma di fatto fa il Presidente del Consiglio. Di certo se questa ipotesi dovesse restare tale, tutto si può dire tranne che questo intervento sarà di aiuto ai lavoratori e alle lavoratrici italiane, che hanno bisogno di aumenti veri e non di mancette postdatate.